Cara Nina, mia unica interlocutrice, stamane mentre sorseggi il caffè t’invito a riflettere sul sostantivo “soglia”: dal latino “sŏlea” (= suola).
Non temere, non sono qui, in questa pubblica piazza, per darti
“na sòla”, una fregatura, come diciamo in dialetto romanesco, romanaccio o semplicemente romano, e neanche per dirti che “
sei ‘na sòla”: frase che si usa quando un’altra persona non mantiene un impegno. Si pensa che questo modo di dire sia scaturito dalla disonestà di alcuni calzolai che, in passato , riparavano con materiali scadenti le suole delle scarpe: “ce metteveno ‘na toppa”.
La soglia può alludere a varie cose, per esempio alla “soglia di povertà”, o alla “soglia percettiva” (limite al di sotto del quale uno stimolo sensoriale non viene percepito), oppure la soglia come limen (spazio che delimita l’interno dall’esterno, per esempio l’ingresso in una casa).
A Canongate, quartiere di Edimburgo, c’è una chiesa del XVII secolo che ha una scritta augurale sull’architrave della porta in corrispondenza della soglia:
“Pax intrantibus, salus exeuntibus” (= Pace a quelli che entrano e salute a quelli che escono).
E di pace avrebbe avuto bisogno il pittore olandese Vincent van Gogh, invece…
Egli titolò un suo dipinto “Sulla soglia dell’eternità”
Vincent van Gogh, Sulla soglia dell’eternità (Vecchio che soffre), olio su tela, 1890, Museo Kröller-Müller di Otterlo, Paesi Bassi (Olanda).
L’artista realizzò questo dipinto mentre era a Saint-Rémy-de-Provence. L’immagine mostra un veterano di guerra, Adrianus Jacobus Zuyderland, che il pittore aveva conosciuto circa un anno prima all'interno di una clinica durante la sua convalescenza.
L’anziano uomo è seduto, chinato in avanti, si copre il viso con le mani chiuse a pugno. Notare il “freddo” colore blu del suo abbigliamento. Sulla sinistra c’è un focolare che fiammeggia (?).
Alcuni studiosi ipotizzano che su questa figura Vincent espresse il suo stato d’animo depresso. Infatti nei suoi dipinti a volte manifestava anche il disagio e la sofferenza della propria vita.