Autore Topic: La pipì  (Letto 1223 volte)

Doxa

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La pipì
« il: Maggio 15, 2023, 17:06:32 »
La giornalista Benedetta Fallucchi ha scritto e pubblicato il romanzo titolato: “L’oro è giallo” (edit. Hacca).   

L’oro giallo cui l’autrice si riferisce è la pipì e argomenta sulla vescica urinaria, che considera luogo di sofferenza quando “scappa” ma anche di sollievo e piacere post minzione.

La protagonista, senza nome, contrae un’infezione alle vie urinarie mentre è in vacanza al mare. Con sé c’è soltanto il piccolo figlio.

Il fastidio per la circostanza, in cui viene coinvolto casualmente un amichevole vicino di ombrellone, la inducono a ricordare alcuni episodi della sua vita, come se questa avesse sempre ruotato intorno alla vescica urinaria e alla pipì.

Farsela addosso, farla all’aperto, non riuscire a trattenerla, bagnarsi, pulirsi.
Valle a capire le urgenze, valla a capire l’origine di ciò che spinge da dentro a fuori.

"L’oro è giallo” è il racconto di un’educazione urinaria, intervallata da 12 quadri dedicati alla minzione nell’arte e nella cultura.

A proposito di minzione, nei post seguenti vi propongo alcune  artistiche immagini

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Re:La pipì
« Risposta #1 il: Maggio 15, 2023, 17:20:04 »
Nella prima “puntata” facciamo la sosta a Bruxelles


una piazza di Bruxelles

In questa città ci sono tre interessanti sculture mingenti: “Manneken Pis”, “Jeanneke pis”  e “Zinneke Pis”.


Manneken Pis” (bambino che fa la pipì):  è una piccola statua in bronzo di circa 50 cm che raffigura un “puer mingens”.

La scultura mingente è su una fontana collocata nel centro storico di Bruxelles e simboleggia lo spirito indipendente degli abitanti di questa città.



“Jeanneke-Pis” (= bambina che fa la pipì) è una piccola statua in bronzo, alta circa 30 cm, collocata su una fontana, anche questa situata nel centro storico di Bruxelles.

Autore della scultura, Denis-Adrien Debouvrie. La realizzò nel 1985. La fontana venne inaugurata nel 1987.
Jeanneke Pis simboleggia la fedeltà e viene considerata dagli abitanti la sorellina di Manneken Pis.



Zinneke Pis” (= cane randagio che fa la pipi).

Nel dialetto di Bruxelles, Zinneke si riferisce sia alla piccola Senna,  il fiume che attraversa la città, sia al cane meticcio che fa la pipì.

Tematicamente questa scultura è collegata  al Manneken Pis e alla Jeanneke Pis.

Het Zinneke, a volte chiamato Zinneke Pis, scultura  in bronzo realizzata nel 1998 da Tom Frantzen.

La statua si trova all'angolo di Kartuizersstraat e l'Oude Graanmarkt.

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Re:La pipì
« Risposta #2 il: Maggio 15, 2023, 17:39:31 »

François Boucher (1703 – 1770): “La toilette intime (una femme qui pisse)”, 1760.

In questo ovale il pittore e decoratore  francese ha dipinto una nobildonna della sua epoca, ritratta mentre solleva gli strati della sua gonna per  fare la pipì in un bourdaloue (un orinale, detto anche “vaso da notte”).

Una malevola diceria voleva che tale nome derivasse da Louis Bourdaloue, predicatore francese (1632 – 1704), gesuita di fama per la sua eloquenza e per i suoi lunghi sermoni, tali che i suoi ascoltatori avrebbero dovuto portarsi un vaso da notte per poterli ascoltarli fino alla fine in sicurezza nel caso di urgente minzione.

Il bourdaloue era in circolazione da molto tempo prima dell’esistenza del gesuita.  Serviva alle signore anche durante i loro viaggi in carrozza.

Numerosi esemplari sono esposti nei musei. Erano progettati di forma ovale con manico per uso esclusivo delle donne, che lo utilizzavano sia stando in piedi sia piegate sulle ginocchia. 


la bourdaloue

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Re:La pipì
« Risposta #3 il: Maggio 15, 2023, 17:42:19 »
Adesso con un volo pindarico vi porto con me in Giappone, nell’isola di Shikoku, dove c’è la remota Valle di Iya, caratterizzata da ripidi pendii montuosi  e profonde gole rocciose, che nel passato erano attraversate da ponti costruiti con le corde. Ce ne sono ancora tre.


 

Soffrite di vertigini ? Niente paura ! C’è Peeing Boy che vi protegge
Chi è Peeing Boy ? una statua bronzea che raffigura un bambino che fa la pipì dall’alto di un precipizio di 200 metri, a pochi metri dall’Iya Onsen Hotel.


 
La scultura è dedicata ai coraggiosi turisti che arrivavano sul ciglio del burrone e facevano la pipì per vantarsi del loro coraggio.

Questo luogo, conosciuto con il nome di Nana Magari (sette curve), è considerato il punto più pericoloso della Valle di Iya.

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Re:La pipì
« Risposta #4 il: Maggio 15, 2023, 17:55:08 »
Torniamo in Europa e facciamo scalo a Praga.


 
Bella e interessante la fontana con la forma  geografica della Repubblica Ceca che riceve acqua dalle due statue realizzate dallo scultore praghese David Černý.

Ci sono state interpellanze e proteste per la simbolica lesa maestà alla nazione, dovuta alla minzione delle due statue sulla forma geografica della nazione ceca, ma il complesso scultoreo  è rimasto ed è diventato  un’attrazione turistica.

Al loro interno  c'è  un dispositivo elettronico che permette alle due figure di girare i fianchi e di alzare i genitali, in modo che il getto d’acqua scriva delle lettere sulla superficie dello stagno.

Nel dispositivo è presente  anche un’unità GSM con la quale è possibile inviare un sms (utilizzando il numero scritto vicino la fontana): il testo del messaggio  viene raffigurato dallo zampillo delle due statue.

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Re:La pipì
« Risposta #5 il: Maggio 15, 2023, 18:01:33 »

 
La scultura   ritrae il dittatore sovietico Iosif Stalin mingente.

Nel 2012, in Ucraina gli attivisti del partito nazionalista fecero realizzare due statue in legno, poi dorato, alte un metro e mezzo,  che raffigurano Stalin nell’atto di urinare. Le collocarono a Kiev e a Leopoli per contestare la  sua “sacralizzazione”  da parte del partito comunista e per evidenziare con sarcasmo la non deità ma la  natura umana del dittatore.

Poi arrivò la polizia e fece sparire le sculture.

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Re:La pipì
« Risposta #6 il: Maggio 16, 2023, 07:33:31 »

illusione ottica

L'illusione ottica è l'errata interpretazione di un'immagine da parte del cervello.

Illusioni causate dalla prospettiva, dalle dimensioni, dal contrasto tra luminosità e colore, ecc.. Fanno percepire in modo errato qualcosa che nella realtà  è diversa.

Per concludere vi segnalo questo libro



L’autore, Jean-Claude Lebensztejn, è uno storico dell'arte francese ed ex docente alla Sorbona.

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Re:La pipì
« Risposta #7 il: Maggio 17, 2023, 16:39:24 »

Oggi offro alla vostra visione un quadro realizzato in epoca rinascimentale da Alessandro Bonvicino,  che per la sua carnagione scura era soprannominato “il Moretto” (1498-1554).

Il dipinto raffigura il profeta Elia (nome in ebraico: Eliyahu, che significa “il mio Dio è Yahweh”). Le sue avventure sono descritte nei due libri del Re, nell’Antico Testamento.

La sua missione profetica avvenne nel regno di Israele  durante il dominio di Acab, dall’875 all’852 a. C..

L’opera pittorica che vi faccio vedere  è denominata: “Elia confortato dall’angelo” ed è nella Cappella del Santissimo Sacramento nel Duomo vecchio di Brescia


Brescia, duomo vecchio, concattedrale invernale di Santa Maria Assunta, titolo che divide con l'adiacente duomo nuovo.

L’edificio ecclesiastico del duomo vecchio è su un’area stratificata. Le indagini archeologiche hanno evidenziato resti di epoca romana, forse di un edificio termale del II – III sec. d. C..

Nel periodo paleocristiano fu costruita una basilica e dopo di questa, nel XII secolo, il duomo (vecchio), che nel  tempo ha subìto ampliamenti e modifiche, mantenendo la struttura romanica.

Al suo interno ci sono numerose opere d’arte, tra le quali tele dipinte dal Romanino e dal Moretto. Di quest'ultimo, come suddetto, vi faccio vedere  il dipinto titolato. “Elia (dormiente) confortato dall’angelo”


Moretto, Elia (dormiente) confortato dall’angelo, 1524 circa, Duomo vecchio, Brescia.

Si vede meglio nel dettaglio sottostante. 



Nel passato l’inserimento nei dipinti di carattere religioso di un evento collegato alla quotidianità umana serviva per comunicare al fedele che nulla  nella Bibbia aveva la dimensione esclusivamente sovrannaturale.

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Re:La pipì
« Risposta #8 il: Maggio 18, 2023, 10:35:39 »
sens of humor:”Beati gli occhi che vedon l’arte in ogni cosa”.

La Chiesa cattolica negli anni precedenti  la Controriforma permise ai pittori l’inserimento di frammenti di vita quotidiana nell’ambito delle opere sacre, elementi che successivamente furono eliminati  perché non pertinenti al tema, che doveva essere elaborato con la minor fantasia possibile, in aderenza con le verità esplicitata dalle narrazioni bibliche.


Tiziano Vecellio, Adorazione dei Magi, olio su tela, 1560 circa, Pinacoteca Ambrosiana, Milano.

La breve tettoia poggiata su due pali divide in due la scena.

Con procedere lento, che ha inizio dal fondo a destra, alcune figure a cavallo si avvicinano alla scena principale, spostata sulla sinistra in primo piano e ambientata sotto un’umile capanna diroccata. Qui, sopra un tavolato di legno,  si vede la Vergine assisa: il lungo velo le copre il capo e giunge fino al ginocchio sinistro;   ha indosso la tunica rossa e  il mantello blu;  regge con le mani il nudo Figlio per sottolinearne l’umanità.  Dietro di lei c’è Giuseppe, assorto, poggiato su un bastone.

Interessante è la stesura cromatica del cielo. Fra i guizzi di luce rosata, una cometa indica al corteo la strada per giungere  all’adorazione del Messia.

Cavalli e cavalieri sono agghindati con particolare  attenzione al gusto esotico, come il cavaliere sull’estrema destra, sul cavallo bianco, ritratto di spalle, ha il turbante e il vestito bianchi.
 
Al centro della scena un cavallo bianco china il capo, quasi a voler imitare il gesto di devozione del suo padrone nei confronti  del redentore.

Sulla sinistra, invece,  ci sono i Magi nell’atto di adorazione e di offerta dei doni: oro, incenso e mirra. 
 
Da notare anche qui il gusto per l’esotico,  come il copricapo di piume rosse  del Magio  con la giubba verde.

Il dettaglio che più attira l’attenzione dei visitatori è  il bianco cagnolino, raffigurato mentre fa la pipì su uno dei due pali che sorreggono la tettoia d’ingresso nella capanna. 

In un’epoca non precisata l’animale venne coperto con uno strato di colore perché ritenuto scandaloso e irriverente.
 
Nel “De pictura sacra” il cardinale Federico Borromeo, definì l’ispiratore di tale rimozione “austero e fanatico” e riporta le parole di Tiziano stesso, secondo il quale “non faceva meraviglia che gente ignorante di ogni arte avesse potuto commettere un simile sfregio”.

In occasione dell’ultimo intervento restaurativo è stato riportata alla luce la figura del cane, per evidenziare l’interesse naturalistico del geniale pittore veneto.

In questo dettaglio si vede meglio il piccolo cane con la zampetta alzata nell’atto della minzione.


 
Destinatari di questo dipinto:  Enrico II di Valois, re di Francia dal 1547 al 1559, e la sua amante, Diana di Poitiers (1500 – 1566), nota per la sua bellezza.  Ad attestarlo è la bella cornice: ai quattro angoli ci sono scolpiti nel legno la H di Henri intrecciata con la D di Diane.

Enrico II aveva vent’anni meno di Diana, la quale ebbe molta influenza sul re.

Il dipinto venne commissionato dall’ambasciatore alla corte di Francia, il cardinale Ippolito II d’Este, figlio del duca Alfonso I d’Este e di Lucrezia Borgia, nipote dell’omonimo cardinale Ippolito d’Este.

Causa la morte del destinatario nel 1559, il quadro non venne spedito in Francia  e acquistato dal cardinale Carlo Borromeo, noto come San Carlo, 1538 - 1584. Egli fu uno dei riformatori della Chiesa cattolica dopo la Controriforma.

Il cardinale donò il quadro all’Ospedale Maggiore di Milano, la “Ca’ granda”, attuale sede dell’Università Statale di Milano.

Infine la tela venne riacquistata dal cugino di San Carlo,  il cardinale Federico  Borromeo, fondatore della Pinacoteca Ambrosiana, nel 1588.

A complicare la ricostruzione storica dell’opera è la presenza di altre tre versioni simili, firmate da Tiziano, distribuite fra l’Escorial, il Museo del Prado e il Museum of Art di Cleveland. La critica ha individuato nella redazione milanese una replica del dipinto dell’Escorial, sulla base di riscontri documentari confermati anche dalle indagini riflettografiche.
« Ultima modifica: Maggio 18, 2023, 11:49:05 da Doxa »

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Re:La pipì
« Risposta #9 il: Maggio 24, 2023, 18:55:20 »
Oltre al cagnolino che dipinse Tiziano, poi obliterato con vernice, e di nuovo svelato dopo il restauro, c’è l’occultamento artistico di un cane da parte di Picasso (1881 – 1973) nell’opera titolata “Le Moulin de la Galette

Prima di argomentare sul dipinto di Picasso voglio brevemente descrivere su questo famoso locale parigino all’angolo di rue Lepic, nel quartiere di Montmartre.

 
Oggi all’esterno ha questo aspetto



Nel XIX secolo era molto più ampio, comprendeva il ristorante, il bar, la sala e lo spazio all’aperto per il ballo, due antichi mulini a vento: il Moulin Radet, e il più grande Moulin Blute-fin; oggi il complesso è tutelato come monumento storico ed è adibito soltanto a ristorante.

“Le Moulin de la Galette” divenne famoso perché assiduamente frequentato da note personalità e da artisti, come Van Gogh e Renoir.



Torno a Picasso. Anche lui ambientò un suo dipinto al Moulin de la Galette, questo


Pablo Picasso, Le Moulin de la Galette, olio su tela, 1900, Guggenheim Museum di New York.

L’artista ha raffigurato la famosa sala da ballo con persone in abito da sera, eleganti cappelli per le signore e cappelli a cilindro per gli uomini: bevono, ballano, parlano. e, in primo piano, ci sono tre figure sedute a un tavolo.

Ma questo è solo quello che si scorge alla prima visione del dipinto.

Alcuni esperti del Guggenheim in collaborazione con altri del Metropolitan Museum of Art e della National Gallery of Art di Washington, D.C., hanno scovato anche un quarto ospite, coperto da un leggero strato di vernice verde.

Con la "spettroscopia a fluorescenza", i ricercatori sono stati in grado di generare un'immagine di come appariva originariamente il cane




La nascosta immagine del cane è nell'angolo inferiore sinistro  del tavolo. E’ la macchia nera ondulata vicina al gomito della donna in primo piano vestita con abito nero.



particolare dell’angolo in basso a sinistra


Non si sa perché Picasso decise di togliere il cane dalla scena. Secondo Julie Barten, uno degli studiosi dei dipinti conservati al Guggenheim, “il pittore potrebbe aver considerato il cane una fonte di distrazione che avrebbe impedito agli spettatori di guardare più attentamente tutte le altre figure della composizione”.
« Ultima modifica: Maggio 25, 2023, 09:32:16 da Doxa »