Autore Topic: Calunnia  (Letto 802 volte)

Doxa

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Calunnia
« il: Ottobre 22, 2022, 19:56:22 »
Lo scrittore e filosofo Luciano di Samòsata  (120  circa d. C. – 192 circa), noto per l’arguzia e irriverenza nei suoi scritti satirici, nel libro in lingua latina titolato  “Calumniae non temere credendum” (= Come difendersi dalla calunnia) evidenzia che numerosi calunniatori  frequentano le corti dei regnanti, le quali  brulicano di gelosie, sospetti, e abbondano le occasioni per adulare e per calunniare.

Il testo di Samòsata ispirò sia Raffaello sia Sandro Botticelli per la loro rappresentazione artistica della calunnia.


Sandro Botticelli, Calunnia, tempera su tavola, databile tra il 1491 e il  1495, Galleria degli Uffizi, Firenze.

“Calunnia” è un dipinto allegorico  ambientato in un ampio loggiato con pilastri, archi a tutto sesto e nicchie; ci sono marmi,  fregi dorati sui plinti, nei lacunari, sulle basi delle nicchie e sopra di esse, con varie scene mitologiche; dentro le nicchie ci sono statue a tutto tondo che raffigurano personaggi biblici.

La drammatica scena nella fastosa ambientazione architettonica  rappresentata nel quadro va “letta” da destra verso sinistra: 

il re Mida,cattivo giudice con le orecchie d’asino, è seduto sul trono in posizione elevata; ai suoi lati ci sono due figure: sono Ignoranza e Sospetto come consiglieri.

Mida  protende il braccio  verso Livore (= rancore, il quale indossa un  pastrano con  cappuccio di color marrone)  che con la mano destra  stringe il polso  di Calunnia, la donna bella che si sta facendo acconciare  la capigliatura da Insidia e Frode.

Calunnia con la mano sinistra  impugna una fiaccola, mentre  con la mano destra trascina per i capelli il calunniato, nudo in terra (ha soltanto le mutande), con le mani giunte in segno di preghiera. 

Sulla sinistra  c’è il Rimorso, l’anziana donna con pastrano e cappuccio neri, che torce il busto del suo corpo  per osservare l’alta e nuda donna con i capelli ramati che simboleggia la Nuda Veritas (vedi Odi di Orazio, I, 24, 7, l’unica autorità che va rispettata e accolta): ha gli occhi rivolti verso il cielo, il braccio destro elevato verso l’alto,  col dito indice sembra mostrare il luogo lontano della vera fonte di giustizia, quella divina.


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Re:Calunnia
« Risposta #1 il: Ottobre 22, 2022, 20:51:48 »
Calunnia deriva dal latino “calumnia” (= ingiuria, accusa infondata).

Commette il reato di calunnia (punito dal Codice penale, art. 368) l’individuo che accusa un altro o altri pur sapendo della loro innocenza. La falsa accusa diffama chi la subisce.

Nell’opera lirica “Barbiere di Siviglia”, elaborata musicalmente da Gioacchino Rossini,  “Don Basilio” dice che la calunnia “va ronzando nelle orecchie della gente” e si trasforma da sospetto a verità per chi l’ascolta: 

“La calunnia è un venticello,
un'auretta assai gentile
che insensibile, sottile,
leggermente, dolcemente,
incomincia a sussurrar.

Piano, piano, terra terra,
sottovoce, sibilando,
va scorrendo, va ronzando
nelle orecchie della gente
s'introduce destramente,
e le teste ed i cervelli
fa stordire e fa gonfiar.

Dalla bocca fuori uscendo
lo schiamazza va crescendo,
prende forza a poco a poco,
vola già di loco in loco;
sembra di tuono, la tempesta
che nei sen della foresta
va fischiando, brontolando
e ti fa d'orror gelar.

Alla fin trabocca e scoppia,
si propaga, si raddoppia
e produce un'esplosione
come un colpo di cannone,
un tremuoto, un temporale,
un tumulto generale,
che fa l'aria rimbombar.

E il meschino calunniato,
avvilito, calpestato,
sotto il pubblico flagello
per gran sorte a crepar”.




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Re:Calunnia
« Risposta #2 il: Ottobre 23, 2022, 17:12:39 »
Calunnia era una divinità minore nella  mitologia greca.  Gli Ateniesi la consideravano malefica, perciò temuta e rispettata. La chiamavano “Diabolé” e le offrivano sacrifici affinché non facesse loro del male.

In epoca romana la diffusione della calunnia e gli effetti che produceva avevano costretto le autorità a considerarla un  reato e come tale a perseguirlo.

Nell’80 a. C. la “Lex Rèmnia de calumniatòribus” dispose che i calunniatori dovessero essere tratti in giudizio davanti lo stesso tribunale che aveva giudicato colpevole un innocente calunniato. La pena accessoria prevista per il calunniatore era quella di non avere più la possibilità di accusare altri in futuri processi.

La calunnia il più delle volte nasce dall’invidia e dalla gelosia. Ma calunniare non è facile: il calunniatore deve avere capacità e furbizia. Le “armi” di cui si serve sono:  l'inganno, la menzogna, lo spergiuro, l'insistenza, l'impudenza, ecc..

Nella Bibbia ci sono storie nelle quali anche persone virtuose subiscono danni morali a causa della calunnia. Per esempio la casta Susanna o l’innocente Susanna. La sua storia, ambientata a Babilonia,  è nel libro di Daniele (cap. 13, 1 – 64).

Per il suo carattere edificante e il lieto fine che lo caratterizza, il racconto della casta Susanna divenne un tema  per l’ispirazione artistica fin dall’epoca paleocristiana. Una delle prime raffigurazioni di questa narrazione vetero-testamentaria  è in affresco nelle catacombe di San Callisto, a Roma, rappresenta Daniele difende Susanna durante il processo.

Un interessante dipinto  che mostra la pubblica fase processuale, con numerose persone presenti, è quello realizzato nel XVIII secolo da Sebastiano Ricci


Sebastiano Ricci, Daniele salva Susanna, olio su tela, 1726 circa, Galleria Sabauda, Torino

Bello anche  questo noto dipinto realizzato da Guido Reni

Guido Reni,, Susanna e i vecchioni, olio su tela,  1620 circa, Galleria degli Uffizi, Firenze

Nel nostro tempo c’è il fenomeno delle “fake news”: quanto più la falsità  viene diffusa tanto più viene creduta.

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Re:Calunnia
« Risposta #3 il: Ottobre 23, 2022, 17:55:38 »


Adombrare sospetti infondati di ambito morale getta discredito sul calunniato. Numerosi politici e personaggi pubblici hanno subìto false accuse o notizie tendenziose su di loro per danneggiarli. Altri sono stati calunniati, condotti in tribunale e infine assolti.

L’avvocato penalista Carlo Carandente Giarrusso in un suo articolo evidenzia che la calunnia è un reato grave, che si configura quando una persona, volutamente e consapevolmente, accusa un’altra di aver commesso un reato, sapendola innocente.

Il reato di calunnia può essere realizzato anche a mezzo di una denuncia anonima rivolta all’autorità giudiziaria o altra autorità (ad es. polizia, carabinieri, guardia di finanza).

A differenza della  diffamazione, con il quale il reato di calunnia viene spesso, comunemente e impropriamente, confuso, non si tratta di una offesa generica alla reputazione o all’onore dell’incolpato, ma della falsa attribuzione della commissione di un reato nella consapevolezza che l’accusa è falsa perché l’incolpato è innocente.

La calunnia appartiene alla categoria dei reati “perseguibili d’ufficio”: significa che una volta presentata una denuncia per calunnia, il procedimento che si instaura prosegue indipendentemente dalla volontà del soggetto che l’ha presentata.

Non basta essere innocenti: in tribunale a fronte di una ingiusta accusa  bisogna anche dimostrare di esserlo. L’individuo falsamente accusato, se è in grado di farlo e il caso lo consente,  deve  indicare agli inquirenti gli  elementi utili alle indagini a suo favore, fornendo ad esempio un alibi o magari indicare nominativi di persone che possono smentire i fatti o le accuse, o ancora produrre documenti a discolpa e comunque tali da dimostrare o provare non solo la propria innocenza, ma anche l’intenzione consapevole e dolosa dell’accusa rivoltagli dall’accusatore.

Dopo l’assoluzione si valuta se denunciare o agire civilmente per il risarcimento dei danni subìti di diverso tipo. Infatti il danno da accusa ingiusta va ravvisato in una profonda sofferenza interiore, in un ingiusto patimento causato dall’illecito altrui che viene qualificato come danno morale, oltre al danno esistenziale, che racchiude in sé la lesione all’immagine, all’onore, alla reputazione e alla riservatezza.

Quindi, per quanto detto, la calunnia è un reato grave ! Grave dal punto di vista penale ma anche per le sue implicazioni morali.

The end