Mi passerà, devo solo aspettare lo so, anche se quando si tratta di far questo sembra che mi sparino alle tempie. Eppure dopo cinquant’anni devo pur capire che nella vita non ci sono solo corse folli verso l’estasi. Anche perché parliamoci chiaro, a furia di correre mi sono sempre schiantata, e sì perché non ho guardato verso chi stavo correndo, ma solo che la corsa mi piaceva da morire. E infatti per ben due volte sono stata sul punto di … morire. Dopo essermi salvata quindi mi sono detta che mai più avrei permesso a me stessa di correre, eppure eccomi qua. E’ bastato poco, una parola, quella giusta e già avevo indossato le mie nike da paradiso ma, per fortuna dico ma, qualcosa mi ha bloccata. Una frenatona d’arresto che non mi ero data mai in tutta la mia vita e così ho passato la staffetta ad un’amica. Ecco, il vederla correre al posto mio, lei così leggera, affascinante, cauta, equilibrata beh… mi ha fatto capire come bisogna correre. Ma ormai non posso più riprovarci è lei adesso che ha la staffetta ed io mi sono messa fuori gioco, anzi, per dirla tutta in panchina, ed è da qua che cerco di guardare una partita che era stata mia fino a quel momento là.
Ma dopo 24 ore da seduta, ho preferito abbandonare il campo, uscire dallo stadio e passeggiare tra i boschi di nuovo in solitaria. Sarà stata l’aria mentre stavo in montagna, sarà stata la strada mentre salivo e basta, ho sentito arrivare la risposta. Certo, non garantisco che mi sia piaciuta, ma è l’unica risposta che è arrivata, come a dire “prendere o lasciare” e lasciare significava tornare in circolo a pensare, e magari tentarmi nuovamente verso la discesa in campo. Bisogna saper rinunciare quando ne abbiamo avuto sentore, non rimane altro da fare, solo così col tempo possiamo scoprire il valore che gli altri ci attribuiscono, quegli altri per i quali avremmo fatto follie mentre sarebbero stati a guardare per poi prendersi tutto il merito di aver contribuito a ciò che solo da noi stessi saremmo stati in grado di creare. Eh no, non funziona così quando si ha la mia età. Allora a che serve aver compiuto 52 anni ed essere stata sul punto di morire per quasi due volte? Bisogna far fruttare l’esperienza, altrimenti non sarebbe tale! E se anche fa un po’ male so che alla fine passa tutto, anche la delusione di essere scesa dal treno in corsa prima di raggiungere una qualche stazione. Tanto prima o poi a correre c’è sempre tempo se ne vale la pena, se si è in due a farlo veramente.
Bene, mi sento più sollevata, ora posso continuare al trotto lungo la mia strada!