Sembra facile raccontare delle favole, perché si pensa sempre ad un pubblico bambino, per il quale il racconto fantastico è solo una scusa per scatenare la propria, di fantasia. Così il contenuto della fiaba non ha molta importanza, purchè vi sia qualcosa di magico, di felicemente soprannaturale.
Mia ambizione è raccontare una fiaba per “grandi” che pur smaliziati, magari desiderano anche loro qualcosa di magico, di insolito.
Questa è la storia di un granchio e di una alice, come forse ce ne sono tanti, troppi perché le loro storie facciano notizia. Tuttavia il granchio e l’alice protagonisti di questa storia, hanno qualcosa di speciale: somigliano terribilmente a tante persone che conosco…
La cosa nasce perché il nostro granchio, stranamente è un solitario, si sente vecchio e brutto e la sua voglia di socializzare è frenata dalla scarsa opinione che ha del suo aspetto.
Non è che si sia mai visto un granchio bello, per carità! Ma alcuni esemplari magari sono un poco più carini, tipo l’elegante grancevola, con le lunghe e sottili zampe su cui danza, o il granchio delle Galapagos, con i vivaci colori che lo rendono almeno buffo e simpatico.
Il nostro ha invece quel colore tra il grigio e il verdognolo, che sarà pure mimetico, ma è triste, spento. E come se non bastasse, la scorza è tutta bitorzoluta, una vera frana.
Così vivendo da eremita, ha sviluppato un gran gusto per l’osservazione: passa ore ed ore a contemplare la miriade di esseri viventi che lo circonda. E fra milioni di esemplari della più svariate specie, ha individuato una alicetta con cui vorrebbe proprio fare amicizia.
Sembra incredibile che riesca sempre a distinguerla, direste che le alici sono tutte uguali, ma questa ha un modo di muoversi, cioè di nuotare, che la rende unica. Almeno agli occhi di Bernardo, così si è battezzato il protagonista della fiaba. Bernardo è proprio un bel nome, l’unica cosa bella che sente di avere. Un poco perché se lo è scelto, ed un poco perché ai granchi qualsiasi nome sembra bello, è l’unica maniera per distinguersi dalla massa, una vera ricerca di identità ed unicità.
Così Bernardo cerca in tutti i modi di attaccare bottone con Lisa, l’acciuga più desiderata dell’Adriatico. Perché Lisa? Bernardo non sa proprio spiegarlo, ma gli sembra un bel nome, degno della sua vivace fiamma. Si perché Bernardo è felice quando Lisa gli è vicina, per questo crede di essere innamorato, sempre che un granchio possa e sappia innamorarsi. Di una alice poi! La cosa appare addirittura contro natura, peccato che una fiaba, sia pur per adulti contenga anche un germe di perversione, di stranezza che le favole per bambini affrontano senza porsi problemi.
Ma i granchi poco sanno di morale, di quello che è giusto è quel che non lo è; vivono per lo più alla giornata, seguendo i dettami di Epicuro, che nemmeno conoscono!
Allora Bernardo muore dalla voglia di far colpo su Lisa e finalmente si decide a vincere la sua timidezza e aspetta al varco l’acciuga amata, per impressionarla con le parole.
Quando costei, dopo l’ennesimo volteggio attorno a Bernardo si ferma un attimo, per vedere ’effetto che ha fatto la sua guizzante danza, il nostro improvvisa una filastrocca:
dentro al mio guscio vivo contento
perché al riparo di scorza dura
pulsa un gran cuore, senza spavento
ch’è la corazza forte e sicura;
posso girare indisturbato
sia tra le alghe che sulla sabbia:
non devo starmene più rintanato,
basta evitare l’astuta gabbia
che l’uomo affonda per farmi fritto;
per questo danzo in girotondo
anche se proprio non vado dritto:
ma adesso storto va tutto il mondo.
Non sarà un gran che, diranno i lettori più smaliziati, ma per un granchio illetterato non è cosa da poco giostrare i propri pensieri con la metrica, il ritmo, le assonanze. Ci provino, i lettori smaliziati, che pur granchi non sono!
“Ma allora sei un filosofo!” esclama Lisa, sinceramente colpita da quest’arte ingenua.
“Filosofo è una parola grossa: diciamo che ho una certa esperienza…”
Il ghiaccio è rotto, ora i due hanno dei ricordi in comune, domani si incontreranno già con uno spirito di amicizia, un affetto complice e magari soddisfatto. Non è facile fare amicizia fra specie diverse.
Bernardo è al settimo cielo, non sperava un successo tanto immediato.
Ma le sue sorprese quest'oggi non sono finite: tutto ad un tratto si sente addosso una spossatezza strana, una invincibile voglia di dormire; così si rifugia in uno dei suoi anfratti preferiti, ben riparato da una folta vegetazione di alghe, per schiacciare un pisolino; fa appena in tempo a rintanarsi nel suo nascondiglio, prima di crollare in un sonno senza sogni. A Bernardo dispiace di non sognare, perché nel sogno è sempre bello e forte, e giovane; e Lisa
lo guarda con occhi dolci, forse potrebbe anche innamorarsi di lui...
Fortuna che non ha coscienza di non sognare, se ne accorge solo al risveglio, ma quando questo arriva, una novità assai più imponente della mancanza di sogni calamìta la sua attenzione: accanto a lui, un rugoso, vecchio guscio di granchio gli dice che c'è stata nel sonno una prodigiosa metamorfosi: via la vecchia corazza, ora il suo corpo è tenero ed agile; la giovinezza pare tornata e con questa una strana, meravigliosa euforia. Bernardo comincia a correre. A danzare, leggero senza la scorza dura ma pesante; riesce persino ad andare diritto, e nel vortice e l'ebbrezza della danza non si accorge della trappola mortale. Così la sua nuova carriera di "moleca" ha immediata
sepoltura in una padella d'olio bollente. Purtroppo le favole per adulti non hanno tutte il lieto fine, e nemmeno una morale; ma c'è almeno una consolazione: Bernardo, finito miseramente sul piatto di un buongustaio, non saprà mai che Lisa ha trovato una identica amara sorte in un barattolo di vetro, sottolio.