Venezia 3
Isolotti rifugio di pirati
poco a poco rubati alla barena
per annodare quel merletto urbano
che chiamiamo Venezia: una magia
sorta dall’acqua e in acqua ora morente.
Ma non è l’acqua la sua malattia:
sono i fumi nefasti di Marghera
a marcire edifici centenari,
a corrodere i marmi già rubati
dai nostri avi in mille scorribande;
anche il Patrono è frutto di rapina,
salma sottratta ai Mori con il trucco
di nasconderla in mezzo a dei maiali.
Sempre più ricca e sempre più potente,
Serenissimo Stato indipendente,
Venezia vive adesso in agonia:
si sono rarefatti gli abitanti
e rimane soltanto un parco giochi
per turisti ignoranti e frettolosi
nel “mordi e fuggi” dell’età moderna:
deserto il porto, morto l’Arsenale,
rimane solo un poco di cultura
che non è quotidiana, ma Biennale;
nei famosi giardini a padiglioni
dove l’Arte si mostra ad anni alterni
restano vuoti e freddi gli edifici
per lunghi inverni, spesso senza sole.
Così rimane una popolazione
fatta di vecchi, quasi ormai fantasmi,
testimoni pazienti della fine:
la gioventù, stanziata in terraferma,
che il caro casa ha forzato ad emigrare
non tornerà nella città museo
togliendole il futuro e la speranza;
proliferare di seconde case,
beni rifugio del turismo ricco
che abbandona persino i grandi alberghi
e la città diventa, suo malgrado
solo locanda per “toccata e fuga”
e muore non soltanto di vecchiaia:
è il tessuto sociale il suo malanno,
l’abbandono totale dell’industria
che non sia quella dello sfruttamento
del turismo di massa e del ristoro,
della pseudo cultura americana:
patatine e bistecca nel panino.
Per ascoltare questa poesia letta dall'autore, questo è il link:
http://www.eziodellagondola.it/public/venezia3.mp3