Autore Topic: UNA RAGAZZA “LIBERA”. (Si consiglia la lettura ad un pubblico adulto). 13.  (Letto 699 volte)

victor

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La scuola guida.

Nel piazzale di fronte all’edificio residenziale c’erano tantissime macchine fuori strada, alcune rustiche, altre più confortevoli. Mi venne il desiderio di imparare a guidare e chiesi al capocantiere se mi insegnava. Si dichiarò immediatamente disponibile.

Cominciammo con le prime manovre nel piazzale, mi insegnò a mettere in moto, partire e poi fermarmi. Facendomi ripetere la manovra molte volte. Inizialmente facevo fare alla macchina dei salti alla partenza e facevo spegnere il motore quando mi fermavo, ma poi imparai. Il giorno successivo mi fece ripetere gli stessi esercizi fino a quando imparai a coordinare perfettamente i piedi su acceleratore, freno e frizione.

Mi disse che imparavo velocemente e il terzo giorno cominciò a farmi fare anche la marcia indietro. Poi passò alle manovre. Mi faceva entrare e uscire dal posteggio, passare tra due ostacoli molto stretti, che predisponeva in precedenza e continuò a farmi fare queste manovre fino a quando io riuscii a compierle in maniera precisa ed anche veloce. Diceva che era molto importante che “mi facessi l’occhio alla guida”.

La settimana seguente mi portò sulla strada che collegava il nostro cantiere con l’Isola che distava circa 20 km. Era tutto un rettilineo dritto senza neanche una curva. Facemmo un lungo tratto di strada e tornammo indietro senza incontrarne nessuna macchina. Fu una bella esperienza di guida.

Il secondo giorno la stavamo ripetendo. Ad un certo punto vidi una macchina che ci veniva incontro. Quando la incrociammo sfrecciò a grande velocità accanto a noi.

- Vede, signorina, qui guidano come pazzi e se la strada è stretta si può perdere il controllo sia del bordo della strada come pure dello spazio che ci serve per passare senza incidenti. – Feci cenno di sì con la testa; avevo capito bene quanto fosse importante “farsi l’occhio” e valutare esattamente e con precisione lo spazio disponibile e come fossero necessari tutti quegli esercizi che mi aveva fatto fare.

Tutta la seconda settimana fu impiegata a fare pratica sulla strada e a prendere padronanza di automobili di marca diversa e della loro guida. Gli chiesi di farmi guidare anche fuori della strada. Mi rispose che lo avremmo fatto al momento opportuno. Era necessario che prima mi esercitassi bene sulla strada.

Un giorno mi portò vicino ad un camion. Lo guardai. Mi chiese se volevo provare a guidarlo. Risposi di sì. Salimmo e misi in moto. Mi resi subito conto che era un mezzo ingombrante, ma che con molta attenzione riuscivo a padroneggiarlo pienamente. Lo usammo tre volte e poi tornammo al fuoristrada.

Scelse una vecchia Land Rover. Fatti pochi chilometri mi fece rallentare e mi indicò un passaggio da cui si poteva uscire dalla strada. Avremmo fatto fuoristrada! Guidavo molto adagio e con precauzione sul terreno accidentato a fianco della strada. Poi cominciai a rendermi conto del terreno e aumentai un poco la velocità. Dove c’erano passaggi difficili lui mi diceva di rallentare o mi indicava le deviazioni per evitarli.

Così fu per tre o quattro giorni. Poi mi addentrai nel deserto. Il percorso era molto più accidentato e più impegnativo. Dopo un poco mi disse di tornare indietro. Anche il giorno seguente ci addentrammo nel deserto. Questo tipo di guida mi piaceva ed anche mi eccitava. Era molto adatto alla mia natura selvaggia. Ad un certo punto mi fermai al riparo di una collina. Avevo desiderio di fare sesso con lui.

Mi chiese subito perché mi fossi fermata. Gli sorrisi. Mi disse subito con un tono autoritario, che non aveva mai usato nei miei confronti, di mettere immediatamente in moto e tornare subito indietro. Ubbidii. Nel frattempo da una tasca nascosta dell’interno del suo giubbotto tirò fuori una pistola e la posò nel vano aperto del cruscotto della macchina. Era una grossa pistola, doveva essere una calibro nove. Da un’altra tasca tirò fuori due caricatori e li posò accanto alla pistola. Notai che con lo sguardo spazzolava incessantemente il terreno attorno e dietro a noi.

Ad un certo punto mi mostrò le tracce di un’auto. “Vede, signorina, quelle tracce sono fresche e non sono nostre. Talvolta il deserto non è così deserto come appare. Non ci venga mai da sola. Anzi non ci venga mai senza di me”.

Poi, poco prima di arrivare a casa disse: “Forse è meglio che non dica nulla a suo padre. Lo farebbe preoccupare inutilmente. Il mio potrebbe essere stato un eccesso di precauzione”.

Il duro impegno per l'acquisizione delle competenze, la passione e le doti personali creano eccellenza ... e distinguono il professionista dal lavoratore ... Victor