Autore Topic: 05. EPILOGO.  (Letto 1228 volte)

victor

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05. EPILOGO.
« il: Settembre 14, 2020, 01:55:13 »


Racconto. Tra sogno e realtà, con molta fantasia.

Mi capitò un affare importante al nord. Ogni settimana dovevo recarmi due o tre giorni a Milano. Prendevo l’ultimo aereo della domenica sera e tornavo con l’ultimo aereo del mercoledì, o del martedì.

Quella volta mi capitò di liberarmi prima e rientrai il martedì nel primo pomeriggio. Dall’aeroporto mi recai direttamente da Daniela. Volevo farle una improvvisata. Avevo le chiavi dell’appartamento, ma non volli usarle, suonai il campanello. Mi aprì e rimase sorpresa del mio arrivo improvviso. Ma più sorpreso rimasi io. Non era sola, era con una sua compagna. Ma non fu questa la sorpresa. La sorpresa fu che quella ragazza io la conoscevo, ed anche lei mi conosceva! Non sapevo il suo nome, ma la incontravo di tanto in tanto nell’androne del palazzo dove si trovava il mio ufficio.

Daniela me la presentò: era la sua migliore amica. Erano compagne di classe fin dalla prima elementare. Studiavano insieme. Mi resi immediatamente conto che era perfettamente informata sul rapporto che esisteva tra me e Daniela. E ora mi conosceva anche di persona. La cosa mi turbò.
Resasi conto che la sua presenza era di troppo salutò ed andò via.

Con Daniela non ne parlammo e facemmo l’amore.
Nei giorni successivi mi capitò di incontrarla spesso quando andavo in ufficio. I nostri occhi si incontravano e lei mi salutava con un sorriso.

Una volta prendemmo insieme l’ascensore. Mentre salivamo ci guardavamo negli occhi, ma non parlavamo. Mentre si aprivano le porte e stavo per uscire lei mi disse: “Io so mantenere i segreti”. Mi fermai e la guardai. Lei aggiunse: “Io e Daniela siamo molto intime”.
Rimasi un istante interdetto, poi chiesi “Intime in che senso?”
“In tutti i sensi …” disse. Uscii dall’ascensore e le porte si richiusero.

Le rotelle del mio cervello si misero a ruotare furiosamente. Ma nello stesso istante che varcai la porta del mio ufficio cominciarono a ruotare quelle che riguardavano i problemi di lavoro mentre le prime si quietavano.

Per il resto della settimana feci finta di niente. Il sabato pomeriggio quando andai da Daniela, dopo i baci e gli abbracci di rito le dissi che le dovevo parlare. Mi chiese se ne volevo parlare a letto. Risposi che potevamo sederci anche sul divano.

Le raccontai del mio incontro in ascensore con la sua amica e di quello che mi disse. Conclusi dicendo “Cosa significa tutto questo?”
“Significa che anche lei vuole fare l’amore con te”. Rispose senza esitazione.

Rimasi interdetto … sbalordito …
Ero vittima di una loro macchinazione?

“E tu ti sei prestata?” chiesi.
“Non potevo rifiutare”. E al mio sguardo interrogativo aggiunse “Siamo compagne di classe dalla prima elementare e non ci sono stati mai segreti tra noi due”.

Mi posizionai deliberatamente comodo sul divano dimostrando di essere pronto ad ascoltare tutto quello che aveva da dirmi. Lei capì e cominciò a parlare.
Mi raccontò come la sua amica era stata quella che prendeva sempre l’iniziativa e che lei la seguiva sempre.

Quando cominciarono ad essere più grandicelle era stata lei che le aveva parlato per prima di sesso. Insieme avevano fatto anche le prime esperienze. Anche adesso continuavano ad andare a letto insieme.
Era lei che le raccontò come aveva fatto sesso la prima volta con suo cugino, e che la convinse a fare sesso tutti e tre insieme.

“Quanti anni avevate?” Chiesi io.
“Dodici o tredici anni”.
“E lui quanti anni aveva?”
“Era tre anni più grande”.

Continuò il racconto dicendo che la sua amica la portava con sé alle feste che il cugino organizzava con altri ragazzi. E ovviamente in quelle feste si faceva sesso.
Per precauzione la mamma della sua amica aveva fatto applicare la spirale a sua figlia e aveva parlato anche con la mamma di Daniela consigliando di proteggerla nella stessa maniera.

Mi disse che avevano sempre studiato insieme.
Aggiunse che dal momento che aveva scoperto chi ero io le aveva chiesto di aiutarla a fare sesso con me. Così come lei l’aveva aiutata in passato a fare sesso con gli altri ragazzi.

Le chiesi cosa pensavano di fare.
Mi rispose che se ero d’accordo avrebbe organizzato tutto la sua amica.
Le dissi che dovevo pensarci.

Ero perplesso. Rimasi a lungo in silenzio. Abbassò gli occhi e rimase anche lei in silenzio. Le mie rotelle giravano vorticosamente. Dopo una prolungata riflessione parlai.

“Devo pensarci bene. Ti farò sapere”. Mi alzai e uscii. Ero frastornato. Scesi in garage, mi misi in macchina e uscii. La macchina camminava sola mentre i pensieri frullavano nella mia testa. Ad un tratto mi resi conto che ero entrato nel garage del mio ufficio. Chiusi la macchina e salii.

L’ufficio era vuoto (era sabato pomeriggio). Mi sedetti alla mia scrivania. Presi una carpetta vuota, Scissi sulla copertina “Progetto XXX”, presi dei fogli di carta e mi misi a scrivere. Quando dovevo stendere la bozza di un progetto utilizzavo sempre carta e penna. Questo mi consentiva di buttare giù i miei pensieri come venivano, cancellare e riscrivere, fare dei disegni o degli schemi, mettere note e richiami. Rimasi circa tre ore seduto al mio scrittoio, poi presi i fogli, li riordinai e li numerai. Andai alla fotocopiatrice e li duplicai. In una carpetta nuova misi le fotocopie, ci attaccai sopra un post con sopra scritto “Battere al computer”. Aprii con la chiave il cassetto della mia segretaria di fiducia (la chiave l’avevamo soltanto io e lei) e vi riposi la carpetta con le fotocopie.

Riposi i fogli originali nella mia borsa e tornai a casa in tempo per la cena.
Mia moglie comprese subito che c’era qualche problema e parlava con i ragazzi lo stretto indispensabile.

Avevo deliberatamente cancellato il pensiero di Daniela e pensavo soltanto alla bozza di progetto che avevo predisposto. Mentre mangiavo mi vennero in mente delle modifiche e delle aggiunte da fare. Passai nel mio studio privato misi anche queste nuove idee per iscritto ne feci la scansione e li inviai via e-mail all’indirizzo di ufficio della mia segretaria. Riposi tutti gli originali nella mia borsa.

Mi recai nella mia camera. Mia moglie era già a letto. Mi spogliai e mettendomi sotto le lenzuola notai che mia moglie era nuda, non riuscii a capire se dormisse oppure stava soltanto con gli occhi chiusi.
Mi stesi supino ed attesi un poco. Se voleva fare l’amore si sarebbe mossa e avrebbe fatto finta di urtarmi inavvertitamente. Ma non si muoveva.

Le mie rotelle continuavano a girare … “Stat rosa pristina …” dicevano … “Nomina nuda tenemus …” continuavano … “Stat rosa pristina …” ripetevano continuamente nella mia mente …

“La rosa primigenia, la rosa primordiale …” traducevo io mentalmente “sta in mezzo a noi …” … Mi girai … guardai mia moglie … Sì! … la mia rosa primigenia era là … stava accanto a me … e io non me ne ero reso conto …

“Nomina nuda tenemus …” ripetevano le rotelle … “Ci è rimasto soltanto il suo nome … solo il suo ricordo …” continuavo io a tradurre mentalmente …

No! … No! … No! … non voglio che mi resti solo il suo ricordo! … io voglio la rosa! … sì, la rosa! … ed ho avuto un soprassalto nel letto …

Anche mia moglie si mosse e involontariamente mi urtò …

Fine.

A chiusura del racconto tre link di brani musicali.

Per Daniela: https://www.youtube.com/watch?v=0AoUMcGOnwc

Per mia moglie: https://www.youtube.com/watch?v=cCgGweRLWhw

Per me: https://www.youtube.com/watch?v=fFtGfyruroU

Victor

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mr.blue

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Re:05. EPILOGO.
« Risposta #1 il: Settembre 14, 2020, 16:56:04 »
Davvero un uomo molto fortunato.
E molto bella l'idea di associare colonne sonore alla lettura del racconto.
« Ultima modifica: Settembre 15, 2020, 19:12:51 da mr.blue »

victor

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Re:05. EPILOGO.
« Risposta #2 il: Settembre 14, 2020, 18:28:28 »

Grazie per il commento positivo sulle colonne sonore associate al racconto.

In merito alla fortuna, e questo è il messaggio che il mio racconto intende dare, ritengo che la fortuna sia cieca, e sfiora tutti, indistintamente, ma sta a noi percepire (intuire) il suo passaggio e acchiapparla (anche per i capelli), quando ci passa a tiro.

Credo che questo distingua le persone fortunate dalle altre.

Victor
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SimOwen

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Re:05. EPILOGO.
« Risposta #3 il: Marzo 24, 2021, 23:13:58 »
molto bello il racconto, anche nelle sue parti "spinte"
in generale, mi sembra mostri il desiderio, inconscio e tipicamente maschile, di avere tutto "sotto controllo".

è vero che il protagonista lascia scegliere a Daniela, ma la scelta deve ricadere sulle opzioni che lui le indica. quindi si ritiene un capo "illuminato" (come tutti ci piace credere di essere) che però di fatto è un capo.
se la ragazza si trova bene nel bilocale, le piace viverci, anche quando non è in compagnia di lui, perché dovrebbe dirle di spostarsi?

l'idilio si frantuma quando scopre che Daniela ha un'amica/amante a cui vuole "prestarlo". L'ego da lupo alfa del protagonista rimane ferito, e la vicenda si conclude.

ammirevole il fatto, invece, che non sia geloso della moglie, ma anzi la incoraggi nelle sue storie 

nihil

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Re:05. EPILOGO.
« Risposta #4 il: Marzo 31, 2021, 19:21:20 »
heilà Victor che sorpresa! ;D

victor

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Re:05. EPILOGO.
« Risposta #5 il: Maggio 06, 2021, 22:22:53 »
Rispondo a Nihil.

Ciao, carissima, sì, sono ancora qui, dopo lunga assenza. Acciaccato nel corpo, ma con la mente che frulla ancora … per fortuna!

Un caro saluto.

Victor.
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victor

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Re:05. EPILOGO.
« Risposta #6 il: Maggio 06, 2021, 22:27:16 »
Rispondo a Sim Owen,

Per prima cosa piacere della conoscenza. Non ci eravamo ancora incontrati.

Inoltre ho notato che la tua mente riesce a cogliere pienamente gli aspetti psicologici degli eventi. Complimenti!

La tua analisi è perfetta. Hai colto nel segno.

Anche in merito alla conclusione del racconto la tua analisi è esatta, devo però dirti che in effetti, quando avevo tracciato nella mia mente la trama del racconto l’avevo immaginata (progettata) più lunga. Non era quella la conclusione cui avevo pensato. Era diversa. La troncatura doveva essere un’apparenza. L’obiettivo era separare Daniela dall’influenza dell’amica/amante in maniera definitiva e irreversibile (proprio da “capo illuminato”) e riprenderla per me. Cosa che anche Daniela desiderava, ma non riusciva in quanto era divenuta succube.

Il seguito doveva essere il seguente.

Il protagonista avrebbe comprato un appartamento in una città lontana, sede di università, dove Daniela, d’improvviso, e senza lasciare traccia, si sarebbe trasferita per proseguire gli studi universitari. In questa fase l’aiuto della moglie avrebbe avuto un ruolo fondamentale. L’amore del protagonista per Daniela vero e sincero avrebbe così avuto un seguito. Non era un’avventura sessuale, come forse appare dalla stesura dello scritto attuale. Come anche vero e sincero è il suo amore nei confronti della moglie, anche questo pienamente ricambiato.

La tesi che volevo dimostrare con questo racconto è che l’amore che ciascuno ha dentro di sé è unico e diverso da soggetto a soggetto, ma se, per sua fortuna (o sfortuna), qualcuno viene privilegiato dalla Natura (nota che ho messo l’iniziale maiuscola) in quanto glie lo ha fornito in misura sovrabbondante, e contemporaneamente riesce ad essere sincero con se stesso e con gli altri, può proiettarlo anche su più obiettivi in maniera piena. E questo, ovviamente, non vale solo per gli uomini.

Però, mentre scrivevo il racconto ho avuto la sensazione che mi stavo dilungando troppo e quindi ho avuto timore di diventare noioso e ripetitivo. Per cui ho deciso di troncarlo. Purtroppo non sono riuscito pienamente nel mio intento iniziale. Il tuo intervento mi permette di rimediare almeno in parte. E di ciò ti sono molto grato.

Ancora complimenti per la tua analisi psicologica.

Victor
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