La foto sulla copertina del libro: una ragazza emancipata di metà ’900 che si appresta ad attraversare la strada; un uomo posto in lontananza sullo sfondo, in un contesto di solitudine urbana.
Nel trentennale della morte dello scrittore e traduttore polacco (naturalizzato statunitense) Isaac Bashevis Singer (1903 – 1991), premio Nobel per la letteratura nel 1978,
Fiona Shelley Diwan ha pubblicato un suo saggio titolato “
Un inafferrabile momento di felicità. Eros e sopravvivenza in Isaac Bashevis Singer”, edito da Guerini e associati.
La Diwan nel suo libro argomenta, fra l'altro, anche su temi che Singer considerava importanti: Dio, le donne e la letteratura.
Tratteggia il percorso umano dello scrittore, la sua malinconia, il rammarico dal peso insostenibile per tutto quello che poteva essere e non era stato, per l’inafferrabile momento di felicità, appena intravista ma irraggiungibile.
L’erotismo ebbe un ruolo fondamentale nella sensibilità di Isaac Singer, di aspetto mite e non aitante.
Isaac Bashevis Singer
Questo scrittore fu un “dongiovanni compulsivo”. E altrettanto smodati nei desideri sessuali e nella pulsione a sedurre e possedere le donne (“fanciulle in fiore”, donne mature, algide intellettuali e cameriere di poche pretese) sono i protagonisti di alcuni suoi testi letterari. Sono tresche poligamiche che Singer intesse ossessivamente.