Il matematico Pitagora non si sa se sia esistito; sono scarse le notizie pervenute su di lui. Le fonti sono quasi tutte basate su citazioni e postille di altre precedenti fonti, in un gioco di rimandi.
Pitagora? Il matematico della Magna Grecia che elaborò il teorema che tutti abbiamo imparato a scuola ? O fu un filosofo, una figura poliedrica che appartiene più al mito che alla storia ? Difficile rispondere. Pitagora non ha lasciato alcuno scritto.
La sua figura si colloca nell’epoca di transizione da una cultura orale a quella scritta, tra il 570 e il 480 a.C. circa, sostengono le testimonianze più antiche.
Le biografie che ci sono giunte su di lui sono di autori posteriori di secoli, come Diogene Laerzio, Porfirio di Tiro e Giamblico di Calcide che di Porfirio era stato allievo. E tutte dipendono in larga misura da Nicomaco di Gerasa (II sec. d.C.).
C’è chi vuole Pitagora nato nell’isola di Samo, un’isola greca nel Mar Egeo, altri dicono che sia nato in altri luoghi.
Con lui, si dice, ebbe inizio la matematica, considerata come procedimento deduttivo e dimostrativo. Ma nè Platone né Aristotele, né Euclide e Archimede parlano di Pitagora come matematico o filosofo della natura.
Oggi gli studiosi sono poco disponibili a considerare il mitico Pitagora matematico e scienziato, con tratti in comune con altri sapienti (sophoi), come Aristea, Epimenide o Ermotimo di Clazomene.
Le scoperte matematiche che la tradizione attribuisce a Pitagora sono prive di qualunque fondamento, afferma il professor Umberto Bottazzini, matematico e storico della matematica all’Università di Milano. Egli è autore del recente libro titolato “Pitagora, il padre di tutti i teoremi”, edito da “Il Mulino”.
Bottazzini dice che è leggenda Il teorema attribuito a Pitagora sul triangolo rettangolo. Infatti era noto agli antichi Babilonesi molti secoli prima che il migrante di Samo approdasse sulle coste calabre, così come ai Cinesi e agli Indiani.
Fu Vitruvio nel suo trattato titolato “De architectura” ad attribuirlo a Pitagora. E da allora viene ripetuto.
Marcus Vitruvius Pollio (in italiano Marco Vitruvio Pollione, 80 a. C. circa – 15 a. C. circa) è considerato il più famoso teorico dell’architettura.
Tra il 29 e il 23 a.C. si dedicò alla stesura del suo trattato in dieci libri.
Vitruvio considerò l’architettura come “aedificatio” per la costruzione degli edifici pubblici e privati.
Nel capitolo terzo del libro I, egli divide l'architettura in tre parti: aedificatio, gnomonica e machinatio.
Egli distingue nella aedificatio gli edifici privati da quelli pubblici e tripartisce quest’ultimi a seconda del loro utilizzo: la defensio, la religio e l’ opportunitas. Inoltre, indica la scelta dei luoghi dove fondare le città, la costruzione delle mura e delle torri e la distribuzione delle fabbriche dentro le mura.
Vitruvio era anche ingegnere militare e il X libro del trattato lo dedicò a “La Meccanica”, dove dà informazioni e consigli sulle macchine da attacco e da difesa.
Descrisse pure le proporzioni del corpo umano e Leonardo da Vinci le immortalò col suo disegno.
Leonardo da Vinci. “Uomo Vitruviano”, 1490.
Sia Vitruvio sia Leonardo studiarono le proporzioni dell'uomo all'interno di una stella a 6 punte.
“Il bello sta nella grandezza e nell’ordinata disposizione delle parti” scrisse Aristotele nella “Poetica”.