Autore Topic: C’era il gruppo o compagnia, ora c’è il branco …  (Letto 467 volte)

Platino

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C’era il gruppo o compagnia, ora c’è il branco …
« il: Dicembre 05, 2020, 06:47:43 »
C’era il gruppo o compagnia, ora c’è il branco …

Partendo da una osservazione di Mr. Blue a riguardo un mio racconto sentimentale. "Mi piace molto il narratore rappresentato dal gruppo di amici che osservano tutta l'evoluzione della relazione“ Sembra sia la compagnia a narrare…”. Riflettendo che ciò, è in effetti vero nelle parole scritte, mi ha fatto partire questa considerazione: una volta, tra i giovani c’era il gruppo, la compagnia di paese o di quartiere, una sorta di nascosta solidarietà, mutuo soccorso oltre all’amicizia. Rapporti che poi proseguivano (e proseguono ancora almeno per me NdA) anche nel tempo, seppur in maniera e intensità diversa. Per me poi, che avevo anche una seconda compagnia sparsa sulla provincia allora. Soggetti di paesi e località diverse, dove bastava il giro di telefonate da parte di un paio per trovarsi in oltre venti persone, per una pizza, per la discoteca, la grigliata o la semplice cena a casa di qualcuno come a dare mano nelle difficoltà del/la singolo/a. Con il tempo e  l’avvento di INTERNET, tutto questo modo di esistere, si è dissolto tra social e chat, nel solo virtuale, con individualismo e spesso egocentrismo, una sorta di regola imposta prima che scelta indipendente. Mai tanta solitudine in questi attuali sempre adolescenti, mai giovani o futuri maturi, questi solo sull’anagrafica o carta, non solo italiani. L’unica cosa che esiste ora di aggregazione, è il branco. Complici i mass media, una formazione civile insufficiente, inadeguata o mancante, dai genitori alla scuola. Da non sottovalutare altro ingrediente: l’ingresso di nuove etnie, senza sconto per alcuna, con propri usi e costumi (non uso il termine culture, come ben sapete e letto il motivo in altri interventi NdA), spesso al limite della dignità umana conosciuta. Nel disprezzo o l’approfittarsi del/la  prossimo/a, come l’abuso, il branco si unisce come si disperde con un giro di messaggini o Wup, per poi pubblicare l’impresa, il fatto che deve farli notare sul WEB, l’apparire appunto. Non voglio sembrare in quanto sopra razzista o simile, ho da sempre amici/che extracomunitari, di colore come europei. Non voglio andare oltre, oltre ai possibili commenti o interventi, vorrei in particolare l’opinione di Doxa, tu che ami sviscerare certi temi all’osso, cosa ne pensi, aggiungi o togli?   

« Ultima modifica: Dicembre 05, 2020, 16:01:44 da Platino »

nihil

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Re:C’era il gruppo o compagnia, ora c’è il branco …
« Risposta #1 il: Dicembre 05, 2020, 16:21:02 »
si, ora c'è il branco dove c'è un corpo e una mente sola. Una mostruosità, perchè non c'è chi consigli un freno o un'altra scelta. Tutti impastati insieme per paura di essere esclusi. Per mia avventura o disavventura ( perchè mi sarebbe piaciuto avere una compagnia ed amici) sono sempre stata sola. Di conseguenza sono  solo miei gli allori o i ceffoni. A me sta bene così, sono diventata forzatamente autonoma e indipendente. In compagnia sto ai margini, come una spettatrice, intervengo raramente e vengo presa per snob o altro. In realtà forse lo sono, ma mi sembrano tutti così intruppati... E i social lo dimostrano: basta che parta un si o un no che tutti gli vanno dietro. Non pensano più come individui, ma come (appunto) branco.

Platino

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Re:C’era il gruppo o compagnia, ora c’è il branco …
« Risposta #2 il: Dicembre 07, 2020, 18:33:01 »
Trovo "il branco" un frutto naturale, non anomalo della attuale società umana, civile proprio non esiste. Ho perso notti a seguire dibattiti in orari notturni scarsi per analisi, saltando in orari accessibili canali per non sentire le imprese, portate a bandiera di questi soggetti. Il sangue se c'è meglio, fa audience, sopra tutto in alcuni canali nazionali, di destra ispirati, il buon vecchio manganello manca... Come mai? L'olio di ricino non si trova più, si rimedia con stupri di gruppo e fratture varie. Picchiare un passatempo, si è annoiati...

sole_ines

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Re:C’era il gruppo o compagnia, ora c’è il branco …
« Risposta #3 il: Dicembre 09, 2020, 22:42:14 »
Io sono un outsider come nihil, da adolescente ero la ragazza che non beveva e non fumava e che si lasciava poco andare, quella che secondo loro giudicava, quella che non faceva gruppo con le ragazze perché ero diversa dalle altre, o meglio, loro mi percepivano così. Ho sempre avuto amici maschi, ho cominciato ad avere amicizie femminili da grandicella direi. All'università sono sempre stata considerata particolare ma in un modo diverso, ho imparato a riconoscere i miei simili, diciamola così, e a rapportarmi con i miei dissimili ecco, a volte ho anche imparato da loro. Ho davvero capito la magia dell'essere considerati strani da grande e  ho fatto pace con questo aggettivo svariati anni fa, grazie a Dio. Ma devo essere onesta, non è per niente facile essere considerati "senza gruppo" o senza etichetta , semplicemente perché è più sicuro essere parte di qualcosa, avere un bel cartellino attaccato alla nuca con su scritto: tu sei un pantalone skinny high waist nero taglia M.
Credo che la filosofia dell'inclusione, della moda davvero per magre e in carne, per l'accettazione di percorsi di vita più atipici, sia ancora una strada lunga. Il nostro cervello è fatto per apprezzare le semplificazioni, banalmente noi percepiamo come bello un viso simmetrico piuttosto che asimmetrico, è il nostro cervello che fa meno fatica a mappare un viso simmetrico piuttosto che uno più complesso. In tutto cerchiamo la rassicurazione e questa rassicurazione ci viene data da una definizione. I gruppi sono questo e di solito nascono per affinità di valori, divertimenti, scopi, questo in qualche modo li definisce, può essere l'odio verso qualcosa o qualcuno a funzionare da aggregante così come l'amore per qualcosa. Sono convinta che l'uomo sia un animale sociale, abbiamo bisogno degli altri, in modi diversi, ma ne abbiamo bisogno.
Io credo che alla base della "non umanità " dei branchi ci sia una distrazione globale, per distrazione intendo la nostra incapacità di "sentirci", di focalizzarci  su noi stessi, sulla nostra vita reale che non è assolutamente quella che si spaccia sui social ovviamente. Lì si mostra quello che noi/società/cultura vediamo come vincente, se ci pensiamo bene anche le particolarità vengono standardizzate, insomma viviamo secondo me in un ossimoro culturale: da una parte predichiamo l'inclusione e la bellezza della diversità e dall'altra poniamo delle regole stringenti su cos'è figo e cosa non lo è, cosa è forte e cosa no. Tutto quello che non è aderente a questa definizione di figo, che ci viene propinata ovunque, diventa inadeguato.
L'inadeguatezza è una sorgente di ispirazione pericolosissima, può far scrivere poesie meravigliose o canzoni che cambiano la storia della musica se ci si guarda dentro, oppure può farci sentire frustrati e arrabbiati con il mondo che non ci accetta per come siamo, è da lì che può arrivare la violenza verso l'altro o verso noi stessi.