Autore Topic: UNA CASETTA IN MONTAGNA - 3.  (Letto 699 volte)

victor

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UNA CASETTA IN MONTAGNA - 3.
« il: Novembre 23, 2020, 16:05:14 »

UNA CASETTA IN MONTAGNA – 3

Ci alzammo e riprendemmo il cammino in silenzio, mano nella mano …

Ora ero io che di tanto in tanto stringevo la sua mano … La bellezza di Alberto, la sua passionalità, il pensiero che presto sarebbe partito, e la storia che mi aveva raccontato, mi stavano coinvolgendo più di quanto io avessi voluto. Dovevo scacciare questi pensieri inadatti alla mia personalità libera, dovevamo cambiare discorso!

Camminammo lentamente per almeno un’altra ora. Nel frattempo le nostre menti si erano rasserenate. Il pensiero di Anna era completamente svanito. Ora parlavamo di altro.

Ad un tratto incontrammo un vecchietto che appoggiandosi ad un bastone percorreva il sentiero in senso contrario al nostro. Ci salutò gentilmente e ci augurò buona passeggiata.

Dopo un poco incontrammo una capanna fatta di tronchi d’albero, all’esterno c’era un tavolo con due panche anch’esse fatte di tronchi d’albero rifiniti a mano. Proprio adatto per un picnic in mezzo al bosco.

Demmo uno sguardo all’interno della capanna. Sulla parete opposta alla porta d’ingresso c’era una piccola finestra aperta. Sulla destra della stanza c’erano delle pietre che formavano dei fornelli rudimentali e la presenza di cenere ci diceva che erano stati utilizzati da recente. Sul lato opposto della stanza c’erano tre grossi tronchi che, con il muro, contornavano a mo’ di quadrato uno spazio ripieno di foglie secche e paglia che sicuramente era stato utilizzato in passato come giaciglio.

Completavano l’arredamento alcune tavole appese al muro come mensole, che in questo momento davano appoggio soltanto a della polvere. Sicuramente quella casetta dava asilo a dei pecorai che pascolavano le greggi nei dintorni, oppure a dei boscaioli che venivano a tagliare legna o a fare carbone.

Tornammo fuori e seduti al tavolo facemmo colazione. I pensieri che prima avevano offuscato le nostre menti erano completamente scomparsi e, al loro posto, erano tornati pensieri allegri, anzi gli ormoni si erano risvegliati e ci baciavamo e ci abbracciavamo con desiderio sempre crescente.

Ad un certo punto Alberto si alzò, mi prese per mano e mi condusse dentro la casetta. Giunti vicino al giaciglio cominciò a svestirmi ed io immediatamente cominciai a svestire anche lui. Quando restammo completamente nudi ci gettammo sulle foglie e cominciammo a rotolarci e a fare l’amore.

Ad un certo punto scorgo il vecchietto che dietro uno spigolo della porta rimasta aperta ci stava osservando. Vistosi scoperto dapprima si nascose, ma poi non avendo notato nessuna reazione da parte mia, anzi proprio il fatto che mi vedevo osservata mi spingeva ad esibirmi sempre più e ad incitare il mio compagno non solo con il comportamento, ma anche con le parole “dai … dai … scopami … scopami … più forte … più in fondo …” lo fece restare a guardare ed addirittura uscire allo scoperto.

Alla fine raggiungemmo insieme l’orgasmo e poi giacemmo entrambi esausti l’uno sull’altra. Ma per tutto il tempo non avevo perduto di vista il vecchietto il quale da parte sua non aveva perso neanche un momento dello spettacolo!

Dopo un poco sussurrai all’orecchio di Alberto “Guarda chi c’è sulla porta …” Lui si voltò ed appena lo vide fece per alzarsi di scatto. Dopo l’amplesso eravamo rimasti abbracciati pertanto mi riuscii facile, abbracciandolo stretto, impedirgli di alzarsi e gli dissi “Guarda che è lì dall’inizio … si è goduto tutto lo spettacolo …”

Alberto capì e si rilassò nuovamente su di me “Allora ti è piaciuto dare spettacolo … - disse - forse … ti piacerebbe farti scopare anche da lui …”
“E perché no …” risposi io.

Io non so se il vecchietto sentì questo nostro discorso. Quasi subito si girò e si allontanò.

(continua)

Il duro impegno per l'acquisizione delle competenze, la passione e le doti personali creano eccellenza ... e distinguono il professionista dal lavoratore ... Victor