dio Baal, o Ba‘al, dall'accadico “bēlu” (= signore, padrone), divinità della mitologia fenicia, venerato nella città di Ugarit, attuale Ras Shamra, in Siria. E’ citato nel Pentateuco.
Statuetta di Baal da Ugarit (Siria) XIV – XII secolo (Parigi, Museo del Louvre)
Nell’area dove era il palazzo reale di Ugarit gli scavi archeologici hanno riportato alla luce numerose tavolette d’argilla, divise in vari archivi, con scrittura cuneiforme o semitica. Questa utilizzava un alfabeto sillabico derivato dal cuneiforme. I fenici usarono tale innovazione ugaritica, diffondendo l’alfabeto sillabico nei luoghi di scambio mercantili nel Mediterraneo. Lo resero più funzionale con l'aggiunta di vocali e divenne il primo alfabeto fonetico.
I testi rinvenuti negli archivi ugaritici hanno permesso di apprendere le vicende storiche della città nella seconda metà del secondo millennio a. C. e di comprendere i miti e le credenze di quel popolo.
In quella che è stata definita la “biblioteca dell’alto sacerdote”, situata fra il tempio di Dagan e quello di Baal sono stati trovati i miti del ciclo epico-mitologico ugaritico.
La religione indigena era politeista e traeva ispirazione dai cicli naturali. Il suo pantheon era organizzato gerarchicamente. Al vertice c’era il dio El, considerato la divinità suprema e creatore del cosmo, però la divinità più importante era Baal, inizialmente associato alla tempesta, in seguito considerato nume protettore dell’ordine cosmico contro le forze distruttive.
Accanto a lui altre figure importanti sono
Anat, sua moglie e forse sorella, e il dio artigiano Khotar.
Oltre a queste due divinità positive ci sono due entità negative, coinvolte in guerre divine contro Baal. Una si chiama Yamm (= mare): personificazione delle acque e simbolo delle forze distruttive e incontrollabili della Natura. Baal lo deve affrontare per essere acclamato “signore degli dei”. Lo sconfigge con l’aiuto di Khotar.
L’altro nemico è Mot, personificazione della morte. Baal lo affronta ma muore. Viene resuscitato per intervento di Anat. Redivivo, Baal ha lo scontro finale con Mot, che viene sconfitto ma non muore. In questo mito è possibile scorgere significati legati al ciclo della Natura e alla fertilità. Baal muore e risorge, come altre divinità nei miti delle antiche religioni, si pensi ad esempio alla figura di Osiride.
Nel ciclo epico di Baal compaiono animali mostruosi (come “il potentissimo con sette teste”) e serpenti, come gli dei serpenti mesopotamici. Nella mitologia egizia l’oltretomba è dominata da un enorme serpente: Apep (o Aphoi). Il serpente è presente anche nel libro della Genesi.
I miti ugaritici furono una delle fonti d’ispirazione della mitologia ebraica e del testo biblico.
Baal, come molte altre divinità antiche, fu considerato un demonio dalla religione cristiana.
Ad Ugarit il dio Baal veniva rappresentato con una mazza nella destra e una saetta stilizzata terminante con la punta di una lancia nella sinistra. A volte è raffigurato con un elmo munito di corna, a indicare lo stretto legame col toro, simbolo di fertilità.
Sono numerosi i testi ugaritici che narrano le gesta belliche del dio Baal, al cui fianco combatté Anat, la dea cananea della Terra, dell’amore, della fertilità e Dea Madre. Veniva definita “vergine dea” e paragonata ad altre divinità come Asherah, Iside e Demetra.
Il culto di Anat fu portato in Egitto dagli
Hyksos, di origine semita, nel periodo del “Medio regno”, fra il 1720 e il 1530 a. C.. Sono chiamati hyksos i 6 faraoni della XV dinastia (circa 1650 – 1550 a. C.). Il loro centro politico del potere fu la città di Avaris (nome attuale “Tell el-Dab’a”) da loro fondata nel delta del Nilo. Poi gli Hyksos furono cacciati dagli Egiziani.
Il culto di Anat fu adottato nel pantheon egizio e divenne molto popolare durante la XIX dinastia egizia. Fu considerata la protettrice militare di alcuni faraoni, come Ramesse II.
Su una stele tebana è raffigurata Anat, assisa in trono, che tiene nella mano sinistra uno scudo ed una lancia, mentre nella destra ha un'ascia.
Su alcuni papiri del 410 a. C. circa rinvenuti nell’isola di Elefantina (vicino ad Assuan, in Egitto) viene citata
la dea Iahu-Anat, adorata a Gerusalemme nel tempio di Yahweh. Nella Bibbia, nel primo dei “
Libri dei Re” (dal capitolo 16 al 22) si narrano alcune vicende riguardanti Re Acab, uno dei sovrani di Israele, che regnò dall’875 all’852 a. C. e fu convinto dalla moglie, Gezabele, di stirpe cananea, ad abbandonare la fede nel Dio di Israele, Yahweh, per convertirsi al culto del dio Baal.
Acab cercò di diffondere il culto di Baal tra la popolazione pur rimanendo un seguace di Yahweh, al quale chiese la protezione quando dette il nome ai suoi figli, chiamandoli Ahaziah (= "Yahweh protegge") e Jehoram (= "Yahweh è grande"). Lo invocò, inutilmente, quando fu in pericolo durante l'assedio della città di Samaria da parte di Ben Adad, re della Siria. Acab morì in combattimento, colpito da una freccia, e i cani leccarono il sangue delle sue ferite come aveva preannunciato il profeta Elia.