Autore Topic: Un'anonima donna  (Letto 485 volte)

Doxa

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Un'anonima donna
« il: Dicembre 09, 2019, 23:09:47 »
Un’anonima donna (prostituta in una innominata località) citata nel Vangelo di Luca scambiata nei secoli per Maria di Magdala o Maria di Betania.

Gesù perdona una peccatrice ( Lc 7, 36 – 50)

“Uno dei farisei lo invitò (Gesù) a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice (prostituta) di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: ‘Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!’.

Gesù allora gli disse: ‘Simone, ho da dirti qualcosa’. Ed egli rispose: ‘Di' pure, maestro’. ‘Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?’. Simone rispose: ‘Suppongo sia colui al quale ha condonato di più’. Gli disse Gesù: ‘Hai giudicato bene’. E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: ‘Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco. Poi disse a lei: ‘I tuoi peccati sono perdonati’. Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: ‘Chi è costui che perdona anche i peccati ? . Ma egli disse alla donna: ‘La tua fede ti ha salvata; va' in pace!’.”


Ancora dal Vangelo di Luca (8, 1 – 3

“In seguito egli (Gesù) se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni”.

Il cardinale Gianfranco Ravasi ha scritto che “di per sé, l’espressione ‘sette demoni’ poteva indicare un grave male fisico o morale che aveva colpito la donna e da cui Gesù l’aveva liberata. Invece la tradizione popolare nei secoli, ed ancòra perdurante, non ha avuto esitazioni ha fatto di Maria di Magdala (detta Maddalena perché abitante di Magdala) una prostituta solo perché nella citata pagina evangelica di Luca (7, 36 – 50) si narra la storia di un’anonima “peccatrice" (in un'innominata città) che aveva cosparso di olio profumato i piedi di Gesù, ospite in casa di un notabile fariseo.

Ma c’è un ulteriore equivoco, prosegue Ravasi, l’unzione con l’olio profumato è un gesto che è stato compiuto anche da Maria di Betania, la sorella di Marta e Lazzaro, in una diversa occasione.

Infatti dal Vangelo di Giovanni (12, 1 – 8 sappiamo che: “Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: ‘Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri ?’. Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: ‘Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me’.

Perciò da alcune tradizioni popolari Maria di Magdala è scambiata anche con Maria di Betania (sobborgo di Gerusalemme) dopo essere stata confusa con la prostituta di Galilea.

Ma non è finita. Alcuni testi apocrifi cristiani, composti in Egitto nel III secolo circa, identificano Maria di Magdala persino con Maria, la madre di Gesù!.

Perciò, parafrasando lo scrittore Giovannino Guareschi (suo il “contrordine compagni !”) dico: “contrordine credenti”, Maria Maddalena non faceva il mestiere più antico del mondo. E sbagliò pure lo scrittore José Saramago che nel suo “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” la considerò prostituta redenta e compagna di vita di Gesù.

Maria di Magdala fu una fedele seguace di Gesù. Quando fu crocifisso lei era vicino la croce, insieme alla madre di Cristo e Giovanni (Gv 19, 25). La Maddalena fu anche la prima, il mattino di Pasqua, a cui il Signore apparve dopo la risurrezione, chiamandola per nome.

Nel calendario viene ricordata il 22 luglio.
« Ultima modifica: Dicembre 10, 2019, 08:00:48 da dottorstranamore »

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Re:Un'anonima donna
« Risposta #1 il: Dicembre 09, 2019, 23:13:50 »
Per rimanere nel tema della prostituzione...

Nella genealogia di Gesù, che l’evangelista Matteo premette al suo vangelo, ci sono anche quattro donne, di cui tre “non raccomandabili”: Tamar e Raab sono presunte prostitute (1, 3 – 5); Betsabea, moglie di Urìa, della quale si innamorò re Davide, fu la causa dell’assassinio di suo marito. Rut, invece, fu un modello di donna esemplare.

Tamar,
personaggio biblico, sposa di Er. La storia di questa donna è raccontata nel capitolo 38 del libro della Genesi.

Tamar, dopo la morte di Er, secondo l'obbligo della legge ebraica del levirato, sposò il fratello del marito, Onan. Per la legge del Levirato il primo figlio che sarebbe nato dalla nuova unione non sarebbe stato considerato di Onan ma del fratello Er. Onan, non intendendo dare posterità al fratello, ricorse al metodo anticoncezionale del coitus interruptus.
Essendo le pratiche anticoncezionali considerate peccaminose, JHWH punì Onan facendolo morire.

Secondo la legge del levirato, Giuda, suocero di Tamar, avrebbe dovuto dare come marito alla donna il suo terzo figlio, Sela, che però all'epoca era troppo giovane: la donna venne quindi rimandata dai genitori con la promessa che quando Sela fosse cresciuto l'avrebbe sposata. Ma Giuda, temendo che la causa della morte di Er e Onan fosse Tamar e non volendo che anche Sela perisse, finse di dimenticarsi della nuora.
Tamar escogitò allora uno stratagemma: si travestì da prostituta e senza essere riconosciuta (si era velata il volto) sedusse Giuda. Per unirsi a lei, Giuda promise a Tamar un capretto del suo gregge e le lasciò in pegno il suo sigillo, il cordone e il bastone.
Quando Giuda venne informato che sua nuora si era prostituita ed era rimasta incinta, la condannò al rogo: ma la donna inviò al suocero gli oggetti che le aveva lasciato e gli mandò a dire che l'uomo con cui si era prostituita era il proprietario di quelle cose. Giuda riconobbe il suo sigillo e gli altri oggetti e riconobbe il suo peccato, cioè di non aver dato in marito a Tamar Sela, il suo terzo figlio.
Tamar partorì i gemelli Perez e Zerach.

Raab (in ebraico Rahad, che significa grande).

Lo scrittore e storico Giuseppe Flavio (37 circa – 100 circa), di origine ebraica, autore delle “Antichità giudaiche”, afferma che Raab era una locandiera ma non prostituta. Però nell'antichità numerose locande venivano anche usate come bordelli. Comunque il biasimo morale avvolgeva entrambe le professioni. Perciò anche se Raab non avesse esercitato la prostituzione, il solo fatto che lei o la sua famiglia avessero una locanda basta a spiegare come mai sia nel testo ebraico sia nella traduzione greca dei LXX Raab sia stata designata con vocaboli molto espliciti. Il termine ebraico zonàh implica sempre una relazione illecita, sia in campo sessuale che in senso figurativo in campo spirituale.

Raab era una locandiera della città cananea di Gerico. Sarebbe vissuta nel XV secolo avanti Cristo. Rischiò la sua vita e quella della sua famiglia dando ospitalità a due spie israelite, assistendole fino alla loro fuga. Erano state mandate da Giosué per esaminare la possibilità di conquistare la città di Gerico ed entrare più facilmente nella “Terra promessa”.
Successivamente Raab, secondo il Vangelo di Matteo, sposò Salomone, diventando antenata di Davide.
Paolo di Tarso cita Raab nella Lettera agli Ebrei (del 61 circa d. C.). Al capitolo 11 versetto 31, è citata come esempio di fede.

Betsabea: (in ebraico bath sheba’) questo nome significa "settima figlia", fu moglie di Urìa l’Ittita, successivamente sposò il re Davide, da cui ebbe due figli, il secondo dei quali fu Salomone. Nel Vecchio Testamento siparla di lei nel Secondo libro di Samuele e nel Primo libro dei Re.

Si narra che un giorno il re Davide, passeggiando sulla terrazza del suo palazzo, vede Betsabea fare il bagno. Anche se sa che lei è la moglie di Urìa, uno dei suoi soldati impegnato in guerra, la fa portare nel palazzo reale e la mette incinta. Davide richiama Uria dalla guerra affinché egli dorma con la propria moglie, ma il soldato si rifiuta di dormire a casa propria e giacere con la donna mentre i suoi uomini patiscono in guerra. Il piano di Davide di far credere che sia Uria il padre del bambino fallisce. Perciò il re comanda al suo generale Joab di sferrare un attacco e ordina di mettere Uria in prima fila. Uria muore durante l'attacco e Davide è libero di prendere in moglie Betsabea.
A questo punto interviene il profeta Natan, inviato da Dio, che rimprovera Davide per aver causato la morte di Uria. Davide si pente del male fatto, chiede e ottiene perdono da Dio,anche se il figlio nato da Betsabea, come castigo, muore dopo pochi giorni. Dopo questo figlio, morto prematuramente, Davide e Betsabea hanno un secondo figlio, Salomone, che diventa il prediletto di David e gli succederà sul trono.


Rut. La storia di questa donna è narrata nel libro di Rut, contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e cristiana.
Il libro di Rut fu scritto in ebraico da autori ignoti tra il V e il II sec. a. C. e descrive la storia ambientata nella Giudea nell’XI sec. a. C..
La moabita Rut, non ebrea, sposò un ebreo ma rimase presto vedova. Immigrò in Israele dove incontrò Booz, un parente dell’ex marito, disposto a sposarla. Secondo la legge di Mosè, se un uomo moriva senza eredi, il parente più prossimo poteva sposare la vedova per dare un erede al defunto.
Dal loro matrimonio nacque Obed, il nonno del re Davide.

Nell’ultimo capitolo del racconto viene chiarita la genealogia di Davide, Rut fu la sua bisnonna: è evidente che Dio permise l’unione di Rut, non ebrea, con un ebreo, per formare una famiglia speciale, dalla quale sarebbe nato Gesù, il Messia.