“Pànta rhei”, come la corrente di un fiume in piena passano veloci i giorni della nostra vita.
Il tempo fugge, ma la memoria ci concede col ricordo di compensare le assenze. La titanide Mnemòsine, personificazione della memoria e amata da Zeus, ci permette di rammentare ciò che abbiamo fatto, cosa e come abbiamo imparato, chi siamo stati e chi siamo.
A volte il ricordo dura un attimo, basta la reminiscenza di una parola che ha per noi ancora risonanza, oppure una foto che reintegra ricordi sbiaditi, un diario che ci svela il processo dei nostri sentimenti, ci evoca luoghi, sapori, profumi.
Tempus fugit, amor manet.Cosa resta del dolore provato per un amore giovanile o non corrisposto?
Solo il ricordo, perché il tempo cura le ferite e a distanza di tanti anni viene da sorridere e sorprendersi di tanta sofferenza inutile, quella che ti fa struggere per anni idealizzando un sentimento non corrisposto o che non era destino che ci fosse o continuasse.
Nel cammino della vita c’è una consequenzialità tra nostalgia e speranza. La nostalgia si iscrive nel passato, la speranza si apre al futuro, all’attesa.
Si ha nostalgia di una persona amata, del ricordo di una casa che si è lasciata, dei paesaggi vissuti.
Si ha nostalgia di tutto ciò che è stato amato e che non è accaduto.
C’è la nostalgia struggente “senza nome”.
Nostalgia è l’immergersi nelle acque inquiete della nostra vita, è un’esperienza cercata per dimenticare per poco tempo le consuetudini della nostra quotidianità. A volte la nostalgia riemerge improvvisa guardando un’immagine, rileggendo una lettera, un libro, osservando una fotografia, ascoltando una canzone o un brano musicale, mirando un paesaggio, o a seguito di un incontro.