Autore Topic: Body shaming  (Letto 573 volte)

Doxa

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Body shaming
« il: Luglio 27, 2020, 09:10:26 »
da un articolo di Giulia Crivelli: “La crudeltà del body shaming, la specialità delle donne (verso altre donne). Forse il nuovo femminismo sta nel mettere al bando questa pratica a metà tra l’infantile e l’ancestrale” (Il Sole 24 Ore, 2 - 7 - 2019).

“Body shaming”: è l’espressione coniata dagli americani e oggi molto diffusa in tutto il mondo che gioca sul significato del sostantivo shame,  = vergogna.

Il verbo  to shame, non esiste, perciò non dovrebbe esserci neppure il suo gerundio, shaming, che, in inglese, può diventare sostantivo o aggettivo.

Al posto del gerundio immaginario alla base dell’espressione americana, per tradurre body shaming in italiano dobbiamo usare molto più di due parole.

Body shaming significa far vergognare qualcuno del proprio corpo, con insulti reiterati di varia gravità, crudeltà, intensità. È una forma di bullismo quasi sempre di adulti contro adulti, che confina con la tortura psicologica. Anzi, è una forma di bullismo di donne adulte contro donne adulte.

Da non confondere con i commenti maschili

Certo, i maschi fanno commenti in continuazione, spesso irripetibili, sull’aspetto fisico delle donne, conosciute e sconosciute, sul lavoro o al bar, davanti alla televisione o in occasione di un aperitivo o di una cena tra amici. Sullo sfondo c’è sempre l’atto sessuale o l’attrazione sessuale, come se corpo delle donne e sesso fossero indissolubilmente legati da un qualche rapporto di causa-effetto.

Il politically correct è nato e si è diffuso anche per evitare questo tipo di commenti, che  sono offensivi o insultanti per le donne.

Il body shaming è un’offesa violenta: far provare vergogna ad una donna (ma anche ad un uomo)per il proprio aspetto fisico, è inammissibile, psicologicamente provoca “ferite” e lascia cicatrici se la donna non  è sufficientemente forte e non ha l’orgoglio femminile e/o sicurezza di sé.

Sono violenti anche  alcuni commenti maschili a sfondo sessuale, ma paradossalmente, questi si riescono a superare e a dimenticare.   

L’insulto ad Angela Merkel

Pensiamo alla tristemente famosa definizione che – secondo una leggenda metropolitana – Silvio Berlusconi diede di Angela Merkel: “culona inchiavabile”. Un doppio insulto, nella mente di chi lo concepisce: la prima parte individua un difetto fisico, la seconda chiarisce che per via di quel difetto fisico la donna non è degna di essere “chiavata” . Berlusconi ha più volte smentito di aver pronunciato quelle due parole, ma qualcuno deve averlo fatto, visto che sono poi diventate di dominio pubblico. Quale potrebbe essere l’equivalente di “culona inchiavabile” detto da una donna a un uomo considerato brutto e poco appetibile dal punto di vista sessuale ?  Di fatto, non c’è. Perché il concetto di attrazione sessuale non è lo stesso, per donne e uomini. Neppure lo è l’idea che si ha dei rapporti amorosi e sessuali tra donne e uomini. L’equivalente di culona inchiavabile non esiste. Esistono uomini con il sedere grosso, molto grosso. Ed esistono sicuramente uomini con i quali una donna non vorrebbe avere rapporti sessuali. Ma se li dovesse insultare, probabilmente sceglierebbe un’altra strada. Le donne danno all’atto sessuale un significato e un’importanza diversa rispetto agli uomini (ovviamente esistono eccezioni e nell’epoca gender fluid è semplicistico anche parlare di donne e uomini, lo facciamo per poter tracciare un percorso, un’analisi, poi si potrebbero fare mille distinguo).

Effetti diversi su uomini e donne.

“Non sei scopabile” è una frase che non ha la stessa portata, lo stesso impatto su un uomo, se detta da una donna. Pensiamo c’entri anche il fatto che gli uomini possono comprare, oltre all’atto sessuale in sé (questo possono farlo anche le donne), anche il piacere.

Pensiamo a un altro insulto amplificato dai media, (fu registrato durante un fuori onda di un dibattito tv), ma rimasto poi orfano di padre. Quel “gnocca senza testa” rivolto a Rula Jebral durante un talk show di attualità al quale partecipava come giornalista, non come modella o attrice o musa ispiratrice di Julian Schnabel (è stata anche questo ed è a tutti gli effetti una donna bellissima). Vi immaginate l’opposto? Pensiamo, che so, a Francesco Giorgino, visto che c’è chi lo considera un bell’uomo. O a Vittorio Brumotti, ciclista acrobatico e poi giornalista dilettante. Altro uomo, lui sì, di bellissimo aspetto. Non c’è traccia, nella storia delle loro apparizioni televisive, di insulti come “figo con gli occhi azzurri ma scemo” o “macho ma pirla”.

Tornando al body shaming vero e proprio, anche se sganciato dalle implicazioni sessuali (“culona”, “cicciona”, “nasona” ecc): non solo gli uomini, indipendentemente dai loro difetti fisici, sembrano meno bersagliati, ma sembrano anche - poi però, chissà se è davvero così – esserne meno feriti. Non vale per ragazzi giovani e sensibili e non vale probabilmente per i ragazzi Lgbt, che per definizione sono più vulnerabili agli attacchi che riguardano l’aspetto fisico e, ovviamente, a quelli a sfondo sessuale. Forse l’attacco all’aspetto fisico o il body shaming risultano per gli uomini meno dolorosi perché una donna “brutta” viene condannata all’inchiavabilità. Mentre il più brutto degli uomini potrà sempre fare sesso e provare piacere. Pagando, si intende. Ma evidentemente quest’ultimo aspetto non sembra importante.

Brad Pitt non dice “culona”

Curioso notare che i rilievi e gli insulti legati all’aspetto fisico delle donne vengano spesso da uomini brutti. Non si conosce alcuna uscita del genere “culona inchiavabile” attribuibile a Brad Pitt o ad Alain Delon. Sentendo uomini come Silvio Berlusconi, Maurizio Gasparri, Renato Brunetta o altri ancora, dare giudizi sprezzanti sull’aspetto fisico (Luciana Littizzetto ad esempio è stata più volte oggetto dell’attenzione di politici di centrodestra), ebbene, verrebbe voglia di essere teletrasportati indietro nel tempo, all’età prescolare. Culona inchiavabile a me? Zitto, uomo di plastica a cui non tira più. Gnocca senza testa a me? Zitto, uomo senza palle e con l’alito pesante. E via inventando, come solo i bambini sanno fare. Perché sappiamo quanto possano essere crudeli i bambini e non a caso il bullismo è per definizione una tortura che viene scoperta nelle scuole. I bambini, appunto. Dagli adulti ci si aspetterebbe di essere elogiati – o criticati – per cose di cui abbiamo la responsabilità. O che è in nostro potere cambiare / modificare con lo studio, l’umiltà, l’ascolto, la crescita personale, la consapevolezza. Con gli strumenti, in altre parole, che i bambini non hanno (ancora). L’aspetto fisico (culo grosso o qualsiasi altra cosa, non è questione di mettersi a dieta) non è tra queste cose. Non è in nostro potere cambiarlo. Si può fare, in parte, con la chirurgia plastica. Ma questa è un’altra storia. Sempre dagli adulti ci si aspetterebbe, in qualsiasi ambito lavorativo, di lasciare fuori ogni riferimento fisico o sessuale. A me che non si sia a un casting per il Moulin Rouge, per un film porno, per un concorso di bellezza (anche questa è un’altra storia).

Il ruolo di internet

Tornando al body shaming: è amplificato, come molte altre cose, dall’esistenza e dall’utilizzo perverso dei social media, della mail, di tutto quello che internet offre per diffondere messaggi a grande velocità e impedendone, di fatto, il controllo. Ma l’aspetto più triste resta che sono le donne a praticarlo contro altre donne. Difficile dire quanto di ancestrale ci sia in questa pratica: se le donne sono giudicate per l’aspetto fisico e da questo dipende la loro “chiavabilità”, se è l’aspetto fisico l’arma per conquistare un uomo, eliminare le rivali usando il body shaming può sembrare una scorciatoia. Ma c’è qualcosa di più: una donna, a differenza di un uomo, sa quanto è doloroso il body shaming. Sa quanto si soffre per un insulto fisico: se una donna vuole fare male a una donna - per le ragioni più diverse - sa che il body shaming è l’arma più sicura.

Dire no al body shaming

Nel mio mondo ideale, nessuna donna dovrebbe macchiarsi di body shaming verso un’altra donna. Per nessuna ragione. E dovrebbe intervenire in ogni contesto in cui una donna (l’ultimo esempio è Carola Rakete) viene giudicata (male) anche per il suo aspetto. Abbiamo sentito di tutto: è brutta, hai capelli da rasta, è sporca, puzza, non si rade i peli delle ascelle. Tutte forme di body shaming che niente hanno a che vedere con le accuse mosse al capitano della Sea Watch 3. L’immagine più triste resta quindi quella della donna di Lampedusa che si unisce al coro di maschi fuori controllo nel porto dell’isola. Una donna capace di insultare Carola per il suo aspetto fisico e di augurarsi che fosse stuprata dai ”negri”. Credo che le donne - lo dico a malincuore - possano fare molto poco per cambiare gli uomini. Forse qualcosa possono le mamme nell’educare i figlia maschi. Ma le donne, noi donne, perdiamo il diritto di critica all’universo maschile se ci macchiamo di un qualsiasi tipo di body shaming. Verso una donna o qualunque altro essere umano, indipendentemente dal genere o dall’orientamento sessuale. Forse è questo il “nuovo” femminismo.

Basterebbe l’educazione. I maschi spesso sono stupidi, guai a toccargli madri e sorelle, ma alle altre si può dire di tutto. Si tratta  di cattiva educazione, volgarità gratuita. Anche le madri hanno delle colpe, perché tendono a viziare i figli maschi.
« Ultima modifica: Luglio 27, 2020, 09:20:19 da Doxa »

Doxa

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Re:Body shaming
« Risposta #1 il: Luglio 27, 2020, 09:29:56 »
da Wikipedia

Il body shaming, o derisione del corpo, è l'atto di deridere una persona per il suo aspetto fisico. qualsiasi caratteristica fisica può essere presa di mira: l'adiposità o la magrezza, l'altezza o la bassezza, la presenza, l'assenza o la cura della peluria corporea, il colore dei capelli e l'acconciatura, la forma e le dimensioni del pene, del seno, del bacino o delle natiche, la muscolatura, la presenza o meno di tatuaggi o piercing, o anche malattie e disturbi considerati antiestetici come l'acne e la psoriasi.

Il carattere fisico viene colpito perché considerato non aderente ai canoni estetici della cultura in cui la vittima vive: non ha importanza che sia effettivamente anormale o dannoso per la salute, o semplicemente diverso dalla presunta "forma fisica perfetta", né che la vittima abbia la possibilità di modificarlo o no. Il canone estetico, spesso lontano dalle caratteristiche di un corpo umano comune o sano, è posto come normale e necessario per considerare una persona apprezzabile e degna di rispetto: il corpo della vittima è al contrario considerato anormale, nonostante sia in genere più simile a quello della maggioranza della popolazione rispetto al modello estetico, e la vittima colpevolizzata e indotta alla vergogna: tale vergogna riduce l'autostima e può portare a malattie quali disturbi alimentari, ansia e depressione.

Alcuni tipi di body shaming hanno origine antiche nella superstizione popolare, come il pregiudizio contro i capelli rossi, altri derivano da mode diffuse in tempi molto recenti, come la grassofobia.

I canoni estetici cambiano da un luogo all'altro e con essi le forme di discriminazione.

La derisione del corpo può colpire entrambi i sessi: gli uomini sono soggetti a discriminazioni per le dimensioni del pene e la muscolatura, le donne per le dimensioni e la forma di seni, fianchi e natiche. Sono particolarmente soggetti gli adolescenti, a causa della ricerca di accettazione sociale e dei cambiamenti fisici legati all'età, e le donne in post-parto. Può essere aggravato dalla diffusione di modelli estetici nei mass media e nei social media e può sfociare in forme di bullismo e cyberbullismo.

Doxa

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Re:Body shaming
« Risposta #2 il: Luglio 27, 2020, 09:48:24 »
Body shaming, quando la forma del corpo è un reato (Il fatto quotidiano, 31 – 5 – 2020)

Oggi nel mondo occidentale, soprattutto a seguito delle mode dettate dagli “influencers”, il raggiungimento di tale parametro si sta traducendo in una corsa alla perfezione, dimenticando che ciò a cui continuamente si aspira non costituisce un modello già presente in natura, bensì uno stereotipo costruito e riproposto costantemente dalla cultura prevalente.

Ci confrontiamo abitualmente con dei modelli proposti tramite le pubblicità e i social media (soprattutto i canali Instagram) in cui, attraverso un’attenta selezione e cura dell’immagine, si intende fornire lo status symbol di un corpo giudicabile a tutti gli effetti come attraente. Questo sollecita il tentativo da parte della maggioranza di adeguarsi ai modelli presentati, mettendo in mostra un’immagine di sé che risulti quanto più possibile appetibile e avvenente e che induce a vergognarsi delle proprie imperfezioni. La conseguenza potenziale è quella di essere bersagliati da commenti negativi nel caso in cui non si corrisponda agli standard considerati canonici.

Per questo negli ultimi anni si è sentito molto parlare di quello che in inglese è conosciuto col termine body shaming, di cui numerose persone cadono vittima. Si tratta a tutti gli effetti di una forma di bullismo in cui l’individuo viene giudicato per la propria forma fisica, in particolare attraverso le piattaforme social e il web.

Da un’indagine svolta dalla Nutrimente Onlus questo fenomeno sembrerebbe colpire una donna su due e le parti del corpo maggiormente prese di mira risultano, in ordine: le gambe, la pancia, il fondoschiena e i fianchi. Oltre all’avere qualche chilo di troppo (fat shaming), anche l’eccessiva magrezza può dar adito a giudizi denigratori (thin shaming).

Tuttavia questo fenomeno non sarebbe appannaggio esclusivo del mondo femminile: le statistiche indicano che il 94% delle adolescenti è stato vittima di body shaming e quasi il 65% dei ragazzi adolescenti ha riferito di essere stato oggetto di critiche e commenti umilianti sul proprio aspetto fisico.

Il body shaming costituisce senza dubbio una tendenza a dir poco imbarazzante e inaccettabile per chiunque si permetta di praticarlo, anche involontariamente. Complice è la noncuranza che si può agire comodamente dietro ad uno schermo verso una qualsiasi persona – popolare o impopolare, del mondo dello spettacolo o meno – sentita come lontana da noi, non conosciuta, e per questo oggettificata e mercificata. Le foto o i video postati sui social, così come l’immagine di chi appare in tv, potrebbero essere equiparati ad una sorta di “mostra d’esposizione”, in cui chi guarda diventa lo spettatore e il giudice delle “opere” di una galleria d’arte, sentendosi legittimato ad avanzare rimproveri qualora queste non risultino di comune gradimento.

Prima di avanzare critiche, sarebbe adeguato chiedersi come possa reagire internamente la persona che le riceve, soprattutto se si tratta di ragazzi giovani con una personalità ancora non del tutto sicura.

Ciò che molti sembrano sottovalutare riguarda l’importanza dell’immagine corporea come aspetto cruciale dell’autostima della persona, e lo diviene ancora di più nel rapporto che si appresterà ad instaurare con gli altri, significativi e non. L’autostima di una persona va oltretutto a riversarsi sulla sfera intima e sessuale e conduce all’instaurarsi di un’immagine di sé come individuo non degno di essere guardato, toccato, amato: rappresentazione che, se non adeguatamente affrontata e analizzata in tutte le sue errate distorsioni che si vanno via via radicando, può rischiare di irrigidire la modalità di approccio e di avvicinamento agli altri, creando convinzioni errate e deleterie per la persona stessa.

Fondamentale, oggi più che mai, è l’attitudine a prendersi cura del proprio corpo, proteggendolo dagli attacchi infondati da parte degli altri e dalle proprie convinzioni di inadeguatezza. In fondo, siamo tutti portatori di insicurezze e dubbi, e proviamo lo stesso grado di vergogna nel momento in cui veniamo additati.

Il body shaming costituisce attualmente un reato perseguibile penalmente attivando una denuncia presso la polizia postale e i carabinieri. A gennaio 2020 la Camera ha infatti accettato la proposta di legge contro body shaming e fat shaming, la quale prevede 8 articoli che rappresentano un’estensione della legge sul cyberbullismo approvata nel 2017. Di recente è stato inoltre attivato un numero telefonico di assistenza gratuita attivo 24 ore su 24 (il 114) e resa disponibile un’app anti-violenza.