Non ho nulla contro la lingua inglese, che grazie a storia passata è diventata la più parlata e conosciuta, permettendo una comunicazione come connessione globale. Io, ho iniziato a conoscerla alle elementari, primi settanta del secolo scorso, grazie alla RAI di allora, la seconda rete appena nata. "Doctor Brain and the robot number 5" era oramai diventato l'appuntamento fisso, un doposcuola curioso, indiscusso e indispensabile a video in bianco e nero. Il nonno del "Follow me", per i più giovani. Strumento di lavoro e non solo, ancora attuale. Mi sono permesso una serie di goliardiche considerazioni, su cui però inviterei a riflettere, su termini di uso quotidiano nel'esistenza di ognuno di noi. Andiamo con ordine allora: La nascita è sempre oramai "planned" dagli eventuali genitori, la vita è sempre "last minute", possibilmente "low cost", non dimentichiamoci le "password". I sentimenti , affetti e (quello che chiamano sporcandolo... NDA) amore, si consuma "on line" tra mille "chat". Il lavoro chiaramente "free standing", con adeguato "target". Anche la morte ora è "business" funerale a prezzo fisso e concordato, comprensivo del "gadget" del defunto. Dove siamo arrivati? La domanda sorge spontanea.