Dio è sconfitto perché non si svela ?
Anche la pretesa di Mosé di vedere Dio rimase delusa.
dal libro dell’Esodo: “Disse il Signore a Mosè: ‘Anche quanto hai detto io farò, perché hai trovato grazia ai miei occhi e ti ho conosciuto per nome’. Gli disse (Mosé): ‘Mostrami la tua Gloria!’.
Rispose (Dio): ‘Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore, davanti a te. Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia’. Soggiunse: ‘Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo’. (33, 17 – 20).
“…nessun uomo può vedermi e restare vivo”: come interpretare questa frase ? Nessuno può vederlo perché non esiste ? Oppure è uno dei soliti misteri ?
dal Salmo 26 (27)
“…Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito:
“Cercate il mio volto!”.
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza…”.
“Il tuo volto, Signore, io cerco”, non è la richiesta di un provocatore, ma di Mosé, amico di Dio.
Ci sono nell’Antico Testamento alcuni episodi in cui sembra che qualcuno possa vedere Dio, addirittura “faccia a faccia”, ma hanno sempre un carattere misterioso, descrivono una relazione non chiaramente comprensibile. È il caso di Abramo e dei tre personaggi che gli fanno visita (Gen 18, 1-15); è il caso di Giacobbe che lotta durante la notte con un personaggio misterioso (Gen 32,23-33).
Oltre al desiderio di conoscere il volto di Dio, nell’Antico Testamento emerge qua e là anche il desiderio di conoscere il suo nome: il nome, infatti, nella cultura semitica, rivela in qualche misura anche l’identità di colui che lo porta. L’episodio più celebre è quello di Mosè inviato da Dio a liberare il popolo dalla schiavitù del Faraone. Per poter riferire da chi ha ricevuto la sua missione, Mosè chiede a Dio il suo nome: Mosè disse a Dio: “Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: ‘Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi’. Mi diranno: ‘Qual è il suo nome?’. E io che cosa risponderò loro?”. Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono!”. E aggiunse: “Così dirai agli Israeliti: ‘Io Sono mi ha mandato a voi’ . Dio disse ancora a Mosè: ‘Dirai agli Israeliti: ‘Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi’ . Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione” (Es 3,13-15).
Dio disse a Mosè tre nomi: il primo è “Io sono colui che sono”; il secondo “Io sono”; il terzo è “Signore, Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe”. È difficile da queste frasi capire l’identità di Dio. Dunque, il volto di Dio è inconoscibile, il nome di Dio “non è dicibile”, Egli non è perfettamente comprensibile.
Nel Nuovo Testamento è decisiva l’espressione dell’evangelista Giovanni: “Dio, nessuno lo ha mai visto”, che ripeterà anche nella prima lettera: “Nessuno mai ha visto Dio” (1Gv 4,12). Nel prologo del suo Vangelo Giovanni afferma: ‘Il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato’ (Gv 1,18). Il rivelatore di Dio, dunque, non può essere altri che Dio stesso: ‘il Figlio unigenito, che è Dio’, sottolinea l’evangelista.