Leggere significa stare con le parole scritte. Il che implica modi e atteggiamenti adeguati, proprio come si sta con la gente.
Per qualunque esperienza di lettura ci deve essere un’educazione alla lettura, un’arte della lettura.
Leggere non è attività esclusiva della mente. Con la lettura intervengono l’intelligenza, la memoria, la volontà di capire il testo, si entra in contatto con l’autore.
Si può non essere d’accordo con ciò che si legge e con chi lo ha scritto ma ci si può anche identificare in un modo straordinario, come se le parole che si vanno leggendo, le idee che formano, le storie che raccontano, i personaggi che inventano, scaturissero da dentro noi stessi, dove scopriamo che in un certo modo esistevano già; come se lo scrittore, mettendole in forma, misteriosamente avesse voluto proprio farne germogliare l’esistenza dentro di noi.
Leggere è comunque interpretare. Che cosa sto capendo ? Che cosa mi sfugge ?
Si crede, di solito, che il leggere sia un gesto passivo, un semplice ricevere ciò che ci viene dato da chi ha scritto. Sappiamo quanto falsa sia questa idea, e comunque molto riduttiva. Leggere è in un certo senso riscrivere, ricreare, rivivere. Lo dimostrano le innumerevoli letture che diverse persone possono fare dello stesso libro. E non solo persone diverse. Tutti, credo, abbiamo vissuto l’esperienza, rileggendo un libro dopo tanto tempo, specialmente se la prima volta lo abbiamo incontrato da ragazzi, di scoprire, con meraviglia, che in quel libro troviamo cose differenti da quelle scoperte la prima volta e che come quel libro ci parlava allora così da vicino dei nostri problemi e sogni di adolescenti, adesso ci parla delle nostre idee di oggi e dei nostri bisogni di persone adulte.