Autore Topic: Fondamentalismo  (Letto 606 volte)

Doxa

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Fondamentalismo
« il: Marzo 26, 2019, 15:57:06 »
Il sostantivo “fondamentalismo” deriva dall’inglese “fundamentalism”. Fu coniato nel 1895 in ambito cristiano-protestante nella cittadina di Fort Niagara, nello Stato di New York, durante un congresso biblico protestante di matrice conservatrice riguardante i “fondamenti” intangibili della fede cristiana.

Fondamentalista è il movimento religioso protestante, diffuso soprattutto negli Stati Uniti, che, in opposizione al protestantesimo liberale e a tutte le tendenze razionalistiche e critiche, accoglie ed impone come «fondamenti» (fundamentals) del cristianesimo l’accettazione, oltre che dei dogmi, dei miracoli, e dell’infallibilità della Bibbia, anche dell’ispirazione verbale di questa, ammettendone la sola interpretazione letterale, fino a vietare, talvolta, l’insegnamento di teorie scientifiche che possano apparire in disaccordo con il racconto della creazione nel Genesi.

Nel nostro tempo associamo il lemma “fondamentalismo” all’estremismo islamico, al rigorismo religioso e all’intransigenza politica di alcuni gruppi di integralisti islamici che si oppongono all’interpretazione evolutiva della legge coranica ed invocano l’applicazione rigorosa dei suoi princìpi originari  negli ordinamenti attuali.  Il problema dell’esegesi coranica sta nel generale rigetto di ogni approccio ermeneutico al testo.

Si cominciò anni fa con la parola “jihad” (in arabo gihād), che significa “sforzo”. Nel Corano c’è l’espressione più volte ricorrente “fare sforzi (contro gli infedeli) per la causa di Dio” (Allah). Nel linguaggio religioso islamico significa  ‘guerra santa’ dei musulmani contro gli infedeli. È un dovere collettivo, ma in base alle decisioni del capo della comunità, può divenire un obbligo individuale di tutti i credenti. Ha inoltre un valore perpetuo poiché la pace con i non musulmani è una condizione del tutto provvisoria. Gli sciiti, al contrario dei sunniti che antepongono all’attacco agli infedeli un chiaro invito alla conversione, pongono la guerra santa tra i fondamenti (arkān) dell’Islam.

Alla gihād sono collegati i combattenti “mujahidin”  contro i nemici di Dio. Nel mondo arabo  per mujahidin s’intende anche il combattente per la propria patria.

In seguito dominarono i “talebani” (dall’arabo ṭālib = studente di teologia) del regime islamico fondamentalista, imposto in Afghanistan dagli studenti coranici dal 1996 al 2002.

Successivamente imperò “al – Qaeda” (= “la base), col suo alfiere Osama bin Laden, sostituito dall’Isis (Islamic State of Iraq and Syria).

Il filo conduttore di questo lessico è il fondamentalismo, collegato all’ermeneutica. Si concepisce l’ispirazione divina delle Scritture Sacre come una dettatura da parte di Dio, ignorando o facendo finta di ignorare chela parola  trascendente viene comunicata attraverso un mediatore umano, un profeta, con un contenuto preciso ma condizionato dalle coordinate storico-culturali.

Senza l’interpretazione del testo sacro, che scevera l’autentico fondamento del messaggio biblico si può incorrere nei paradossi causati dalla lettura letterale.

Secondo il “concordismo” si dovrebbe sostenere, basandosi sulla Bibbia, che l’universo fu costituito in sei giorni, che il diluvio avvolse tutto il pianeta Terra anziché una zona circoscritta, evocata anche dai testi mesopotamici  paralleli, che il moto della Terra (del Sole, secondo l’Antico Testamento) fu bloccato dal “Fermati, o sole !”, gridato da Giosué durante una battaglia, ecc..
Ancor più rischioso sarebbe il ricorso alle pagine violente della Bibbia, che propongono talora la guerra santa.  E’ stato calcolato che in oltre mille passi anticotestamentari  l’ira di Dio punisce, vendica, annienta; in circa 600 passi si descrivono stragi e guerre; in 100 è Dio stesso che ordina di procedere ad esecuzioni capitali di persone.
Non basta, le donne dovrebbero rimanere in silenzio e sottomesse, se si assumono alla lettera i moniti di Paolo di Tarso, prescindendo dal contesto storico e sociale in cui essi sono collocati; così come accade per la concezione misogina o patriarcale dell’Antico Testamento.
Cosa dovrebbe fare il fedele che vuole essere letterale nella sua obbedienza al testo, quando Gesù invita a cavarsi l’occhio che scandalizza ?

Il feticismo dell’interpretazione letterale  non assicura l’aderenza alla sostanza autentica che essa cela al suo interno. Negli stessi Vangeli, ad esempio, nel narrare gli eventi e detti di Gesù si procede già ad un’interpretazione del messaggio sotteso e ad una sua attualizzazione.  I quattro Vangeli canonici hanno ognuno una propria prospettiva ermeneutica che ha incidenze anche storico-letterarie. Ad esempio, la duplice  differente redazione delle “Beatitudini” in Matteo (5, 1 – 12) e in Luca (6, 17 – 26). 
L’interpretazione del testo è necessaria per acquisire la sua  “verità reale e non quella apparente.