Non mi sorprende più, quando le idee si avvicinano a me non lasciando poi nulla di concreto al presente, tanto meno al futuro, spesso nemmeno la voglia di buttare una traccia sul block notes.
Non mi sorprende più quella stanchezza spirituale, intima e profonda che m’impregna progressivamente con lo scorrere del tempo. Ho quasi paura oramai, di quei rari sussulti di volontà subito affogati nell'apatia.
Non mi sorprende più, ingannarmi in tanti progetti, che durano lo spazio dell’intuizione, perdendosi poi tra mille altre presunte, volontarie priorità, loro stesse e a loro volta, ignorate e vittime.
Non mi sorprende il disagio malamente nascosto che mi circonda, sotto una maschera fatta sorrisi, promesse, apparenza, nutrita di competizione e cercata novità, allo stesso tempo monotonia e assuefazione, nel essere così, normali.
NdA: questa personale riflessione, almeno fino a tre quarti, potrebbe essere anche cappello perfetto di “ Relazione inversa”, poesia da poco pubblicata nella apposita sezione. A prima lettura apparire totalmente pessimistica, in realtà rileggendola, cosa che ho fatto anch'io più volte di quanto ho scritto, è solo una cruda fotografia attuale.