Autore Topic: Hybris  (Letto 372 volte)

Doxa

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Hybris
« il: Dicembre 12, 2018, 09:18:30 »
Nella cultura greca antica la hybris è anche la personificazione della prevaricazione dell’uomo contro il volere divino: è l’orgoglio che, derivato dalla propria potenza o fortuna, si manifesta con un atteggiamento di ostinata sopravvalutazione delle proprie forze, e come tale viene punito dagli dei direttamente o attraverso la condanna delle istituzioni terrene. Un esempio: la hybris nel mito di Prometeo.

Per sconfiggere l’hybris è necessaria l’umiltà dei credenti e non credenti per favorire l’ incontro tra fede e ragione su valori condivisi, sulla disponibilità dei non credenti a prendere atto del mistero del creato, dell’universo con la sua immensità.

E’ questo mistero, con il suo prima e con il suo dopo, a porre domande per le quali la ragione sa di non avere risposte sulle questioni “ultime”, lasciandole alla coscienza di ciascuno.

Ma né la fede né la ragione devono cedere all’hybris, alla superbia, alla tracotanza, perché entrambe squalificherebbero le posizioni altrui tentando di imporre con l’intolleranza le proprie “verità”.

L’hybris uccide il dialogo, provoca repulse e mina l’universalità a cui ambisce la “verità” religiosa. Ma cedere al silenzio sulle cose ultime, non affrontarle, significa codarda accettazione del destino senza futuro. Questo non c’è se non va oltre la morte, se tutto ciò che c’è in noi, l’intelligenza, la creatività, il sentimento di giustizia, muore con le cellule di cui è fatto il nostro corpo. E se davvero, come scrisse Sartre, la vita è solo una parentesi fra due nulla, allora la vita umana è irrazionale, espressione di un assurdo spreco.

Ma una cosa è il mistero del creato, che impone di per sé l’esistenza di un creatore o di un’energia creatrice, altra cosa è l’ipotesi di un destino oltre la morte. La resurrezione del corpo promessa dal cristianesimo necessita della fede per attenderla con certezza. Essa colma il vuoto oltre la morte e va oltre il mistero. Però chi ha bisogno di credere nella resurrezione non deve tentare di convincere i non credenti cedendo all’hybris.

Il punto d’incontro fra credenti e non credenti è l’amore, capace di motivare gli individui verso il meglio, verso la comunicazione con gli altri che supera diffidenze ed ostilità e predispone alle missioni comuni. Ovviamente nella dimensione cristiana l’amore è quello verso Dio che si proietta sull’umanità, ed esige la fede per essere posseduto. Per i non credenti non è pensabile un amore che riesca ad essere altrettanto esteso ed intenso.

Comunque le vite vissute nel chiuso del proprio io, senza gli altri o contro gli altri, è un rischio che nella società contemporanea corrono tutti, credenti e non credenti. Per sconfiggerlo e per dare al nostro essere significati che si proiettano al di là della morte, ci vuole l’amore.

L’incontro-scontro non è tra fede e ragione, ma fra incredulità e speranza, fra indifferenza e amore.

Per colmare la distanza fra il credente che ha la certezza della resurrezione del corpo e il non credente che affida la sua vita oltre la morte alla memoria, a quanto di sé ciascuno lascia in chi verrà dopo, l’unica terapia è l’amore. Ciascuno a suo modo, ognuno con le sue potenzialità ed i limiti del suo amore, può praticarla.

Se la vita che abbiamo la cogliamo come un’opportunità per dare il meglio di noi, non diventa una parentesi fra due nulla, quello prima della nascita e quello dopo la morte.

Chi vuol approfondire questo argomento consiglio di leggere il recente libro titolato “Vivere per sempre”, scritto da mons. Vincenzo Paglia.

Doxa

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Re:Hybris
« Risposta #1 il: Dicembre 12, 2018, 17:00:49 »
Amore ? Si fa presto a dire amore. "Amare l'umanità non è una gran fatica. Faticoso è amare l'individuo della porta accanto"". Questa battuta la dice l'impertinente "Mafalda", personaggio dell'omonimo fumetto creato dall'argentino
Quino, nome d'arte di Joaquin Salvador Lavado.

E il pensiero corre ad un altro artista del fumetto, l'americano Charles M. Schulz, che creò i Peanuts e faceva dire al cagnolino Snoopy la stessa amara constatazione: "Io amo l'umanità... E' la gente che non sopporto".

Il laico "Quino" non esita talora a far entrare in scena anche Dio con la domanda di Mafalda alla madre: "E' vero che Dio si trova dappertutto ?" Alla replica affermativa, Mafalda commenta preoccupata: "Poveretto !".