Autore Topic: Elysium  (Letto 665 volte)

Doxa

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Elysium
« il: Gennaio 21, 2019, 09:18:10 »
Noi non siamo al centro dell’universo e nel cielo non ci sono i Campi Elisi, o elìṡio (dal latino “Elysium”): nelle mitologie greca e romana erano il  luogo di beatitudine destinato al soggiorno delle anime degli eroi e delle persone sagge dopo la morte, ma anche le anime di coloro che erano amati dagli dei.

I Campi Elisi erano considerati  parte dell’Ade, contrapposto al Tartaro, dove confluivano le anime degli empi. 

Il poeta Virgilio nell’Eneide narra di Enea, dopo la sua fuga da Troia arriva in Campania, al lago d'Averno, per consultare la Sibilla; ella lo accompagna fino ai Campi Elisi, dove incontra suo padre Anchise, deceduto da poco.

Omero nell’Odissea annuncia che Menelao è destinato ai Campi Elisi, in quanto marito di Elena, figlia di Zeus, e descrive anche il luogo  (libro IV, 703-716):
“Ma tu, tu, Menelao, di Giove alunno,
Chiuder gli occhi non dei nella nutrice
Di cavalli Argo: chè non vuole il fato.
Te nell’Elisio campo, ed ai confini
Manderan della terra i Numi eterni,
Là ’ve risiede Radamanto, e scorre
Senza cura, o pensiero, all’uom la vita.
Regna colà; ma di Favonio il dolce
Fiato,
che sempre l’Oceáno invia,
Que’ fortunati abitator rinfresca.
Perchè ad Elena sposo, e a Giove stesso
Genero sei, tal sortirai ventura.
Tacque, e saltò nel mare, e il mar l’ascose”.

Il “favonio”  è il cosiddetto  Föhn, un vento caldo e secco. Gli antichi Greci lo chiamavano “Zéphyros”, i Romani “Favonio, da cui il tedesco Föhn.

Zèfiro è un personaggio della mitologia greca, la personificazione del vento da ponente (ovest), mandato da Oceano, in greco antico “Okeanòs”, personaggio della mitologia greca, figlio di Urano (il cielo) e di Gea (la terra).


William-Adolphe Bouguereau: “Flora e Zefiro”, 1875, Musée des beaux-arts de Mulhouse

Flora è la dea della primavera, dei fiori e della fioritura. Secondo Ovidio, Flora corrisponde alla figura di Clori o Cloride. Un giorno di primavera, mentre la fanciulla passeggiava nei campi, Zefiro la vide e ne rimase attratto. La rapì e si unì con lei in matrimonio. Come dimostrazione d’amore, concesse a Flora di regnare sui fiori dei giardini e dei campi, invece Flora offrì all’umanità  tante varietà di fiori e il miele.
Flora viene ritratta con il capo cinto da una ghirlanda floreale mentre porta in grembo una grande quantità di fiori. Talvolta è ritratta in compagnia di Zefiro, oppure mentre compie passi di danza nel suo giardino. Alla dea è legata l’immagine della floridezza, nonché delle gioie della vita e della dolce attesa delle donne.


Roma, Fontana di Trevi, statua di “Oceano”, nella nicchia centrale.


Fontana di Trevi: autori Nicola Salvi e Giuseppe Pannini, 1732 – 1762.

Nell'Iliade Omero descrive Zefiro come un vento violento o piovoso, in seguito venne considerato leggero, simile alla brezza e messaggero della primavera.

Altre concezioni collocavano  i Campi Elisi ai confini del mondo, dove gli eletti sarebbero stati trasferiti nella loro piena integrità corporea, sottratti per volere degli dei al destino di morte. Oppure,  venivano identificati con le Isole Fortunate o Isole dei Beati, in greco antico “makárōn nêsoi”, in latino: “insulae fortunatae”. Queste isole sono presenti  sia nella letteratura classica  sia in contesti mitici sia in opere storiche e geografiche. Per l’astronomo e geografo egiziano Claudius Ptolemaeus, da noi conosciuto come Claudio Tolomeo, le Isole Fortunate erano le Isole Canarie, nell’Oceano Atlantico.
« Ultima modifica: Gennaio 21, 2019, 21:03:15 da dottorstranamore »

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Re:Elysium
« Risposta #1 il: Gennaio 21, 2019, 16:50:37 »
Il pittore francese William-Adolphe Bouguereau  (1825 – 1905), che ho citato nel precedente post come autore del dipinto titolato “Flora e Zefiro”, realizzò numerose opere, traendo ispirazione dalla mitologia classica, dall’allegoria, dalla storia, dalla religione. E’ conosciuto anche per i suoi ritratti di nudo artistico e le immagini di giovani contadine e pastorelle.

L’ascesa della borghesia nella società francese significò per Bouguereau poter esaudire la richiesta di dipinti a sfondo erotico. La  sua cultura classica gli servì  anche per dipingere quadri a carattere mitologico, ma la divinità  era solo un pretesto per la creazione di bei corpi femminili completamente nudi e in pose seducenti.

Nel dipinto titolato “Ninfe e satiro” (1874)  ci sono quattro ninfe nude  che circondano e cercano di sedurre un satiro, noto per il suo potere fecondante.

William-Adolphe Bouguereau: “Ninfe e satiro”, 1873 Clark Art Institute di Williamstown (Massachusetts)

Il tipo di fisicità che l'artista privilegiava nelle sue opere  era la bellezza corporea, idealizzata nel suo tempo: giovani donne  con seni piccoli ed il corpo proporzionato.

I suoi quadri parlano da soli, non c’è bisogno di illustrarli con disquisizioni estetico-filosofiche o ricercarne l’origine ispiratrice.

Per la società della seconda metà dell'Ottocento questo tipo di rappresentazione sublimata e impersonale era un modo accettabile per mostrare pubblicamente l'immagine e la figura della donna nuda. In quel tempo il moralismo  imperante non permetteva di far menzione di argomenti inerenti la sessualità.


William-Adolphe Bouguereau: “Le due bagnanti” 1884.
le due donne sono su scogli davanti al mare  che fa da sfondo ed evidenzia le forme  dei corpi delle due figure nude.



William-Adolphe Bouguereau: “L’onda”, 1896



W. A. Bouguereau:  “Stato d'animo notturno”, 1882



W. A. Bouguereau: “La Primavera”, 1886  (in francese Le Printemps ), conosciuto anche come “ Il ritorno della primavera”.
Questo dipinto rappresenta una ninfa all’inizio della primavera. E’ appena sveglia.  Le braccia intorno al petto suggeriscono che sia sorpresa  di essere circondata da nove amorini,  ma poi si adegua alla situazione, come si può vedere dall’espressione estasiata del suo volto.
I tre amorini nella parte inferiore sembrano essersi appena svegliati;  gli altri amorini sono attorno alla ninfa: due le raccolgono i capelli, mentre un altro la contempla.



William-Adolphe Bouguereau: “Femme au Coquillage” (“Donna con conchiglia”), 1885