La persona ha un valore sociale che dipende anche dalla reputazione che gli altri ne hanno . Per esempio, nell’ambito lavorativo le persone desiderano essere descritte come tecnicamente competenti, socialmente attive, di carattere forte, integre, impegnate nel lavoro, leali con il proprio gruppo di collaboratori.
Impossibile sapere con esattezza cosa gli altri pensano di noi o come ci descrivono. Possiamo ricevere un feedback tramite terze parti o da altre situazioni ma si deve avere la capacità di interpretare.
La reputazione di una persona può essere lesa dalla diffusione di notizie denigratorie o dall’attribuzione di fatti che diminuiscono o compromettono la dimensione sociale del soggetto, specie nell’ambito commerciale.
La diffamazione offende la reputazione altrui ed è un reato che prevede la punibilità dal Codice penale. Idem per l’ingiuria. Le due fattispecie ledono l’onore altrui.
L’ingiuria tende ad offendere l’onore o il decoro di una persona presente, invece la diffamazione è costituita dalla comunicazione, effettuata con diverse persone, lesiva della reputazione di una persona assente al momento del fatto.
Secondo un recente studio la propria percezione morale ha facilità nell’attribuire colpe agli altri e difficoltà ad avere l’opinione positiva di una persona: è più semplice far diventare peccatori che santi, è più facile che un pettegolezzo si trasformi in reputazione anziché riuscire a liberarsi di esso. Difatti per portare ad un miglioramento della percezione morale sono necessarie numerose prove che lo dimostrino, mentre per ottenere un’opinione negativa sono sufficienti pochi eventi.
La ricerca di psicologia sociale è titolata “The Tipping Point of Moral Change: When Do Good and Bad Acts Make Good and Bad Actors?” condotto da Nadav Klein e Ed O’Brien.
Tra auto-percezione e reputazione (che può essere positiva o negativa) c’è un necessario rapporto dialettico che coinvolge l’autostima e l’identità personale da un lato, e l’opinione degli altri su di noi, dall’altro.
La reputazione va distinta dalla stima, in quanto questa è espressione di un giudizio positivo da parte degli altri: il suo contrario è la disistima che veicola cattiva reputazione.
La dialettica tra senso-di-sé (auto-percezione, autovalutazione) e opinione altrui (reputazione) può creare nell’individuo un conflitto tra le due prospettive.
Un altro tema correlato è quello dell’interpretazione del ruolo sociale che rivestiamo, e delle “maschere” che indossiamo. Nel contesto relazionale e sociale non è possibile essere-se-stessi fino in fondo: si può cercare di esserlo nelle relazioni affettive nell’ambito familiare, ma nelle relazioni extrafamiliari non sempre è possibile, ma neppure consigliabile.
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