Piccolo fiore hai il caffé pagato. Mi hai inquadrato perfettamente, meglio di una moglie.
Platino ha scritto
La bellezza è una visione intrinseca in ognuno di noi. Nessuno può disquisire su quella altrui....
Ciao Platino, si, hai ragione, la bellezza è soggettiva, però è interessante studiare come cambia nei secoli l’approccio verso di essa.
La bellezza è indefinibile. Siamo capaci di riconoscerla ma abbiamo difficoltà nel descriverla. E’ una qualità che attribuiamo all’ arte, alla natura, all’aspetto fisico di un individuo, di un animale, o di un oggetto. Non ha immutabili canoni di riferimento, non ha rigorose regole universali che stabiliscono quali elementi considerare per esprimere con competenza il proprio giudizio estetico, non ha criteri oggettivi riconosciuti validi da tutti. Eppure a livello filosofico se ne discute da circa tremila anni.
Sin dall'antichità alcuni tratti caratteristici della bellezza sono l’armonia e la proporzione, definita anche “divina proporzione”. Quando la notiamo in un viso, in un corpo, in una pittura, in un’opera architettonica, in un paesaggio naturale, riconosciamo la presenza del bello.
Il tema della bellezza del corpo umano, sia femminile che maschile, fu preminente nell’antichità nell’arte scultorea greco-romana.
I Greci consideravano un corpo bello quando ogni sua parte aveva la dimensione proporzionata alla figura intera. L’atleta era il soggetto preferito dagli scultori classici e diventò il modello per rappresentare anche la divinità.
Tipiche sculture erano i kouroi, giovani atleti, e le korai, fanciulle ateniesi recanti offerte alla dea Athena.
Nel mondo greco le divinità avevano forma umana: il loro corpo, rappresentato nel pieno della giovinezza e del vigore, doveva comunicare l'idea di bellezza perfetta, come Venere, dea della bellezza e dell’amore.
La figura umana era il soggetto più rappresentato nella scultura greca, testimonianza di perfezione nel corpo e nello spirito. L’'idea del bello scaturiva dalla corrispondenza simmetrica tra le varie parti del corpo, secondo schemi geometrici non collegati con la realtà umana.
Dal V secolo a.C. negli artisti greci ci fu interesse per l'anatomia e la rappresentazione del movimento. Famosi scultori del V secolo furono Mirone, Policleto e Fidia; nel IV secolo furono Skopas, Prassitele e Lisippo. Essi esaltarono la perfezione della muscolatura e studiarono l'armonia e la proporzione fra le parti del corpo, mostrando una grandissima abilità tecnica nella realizzazione delle loro opere, scolpite nel marno o fuse in bronzo.
Mirone, concentrò le sua ricerche sul movimento anziché sulla stasi. Il
“Discobolo” è rappresentato nel momento della massima contrazione che precede il lancio. La sua posizione è tale da suggerire la sequenza della dinamica dell'azione facendoci pensare sia i movimenti che hanno preceduto l'ultimo, raffigurato dall'artista, sia quelli successivi. Un elemento molto importante è il suo volto il quale trasmette tranquillità e serenità nonostante la tensione della gara e il peso del disco.
Policleto, fu il primo scultore a racchiudere in un'unica scultura sia il concetto di stasi che quello di movimento, ed è con lui che inizia l'epoca classica. Nel suo “
Doriforo” infatti vediamo raffigurato un atleta le cui dimensioni seguono delle precise regole, le parti si corrispondono aritmicamente. L'atleta è rappresentato nel movimento, ed ha il peso del corpo poggiato sulla gamba destra, mentre l'altra gamba è flessa dietro. Inoltre ha il braccio destro steso e il sinistro flesso.
Nel III secolo a. C. comincia ad essere abbandonata dagli artisti la bellezza idealizzata ed irreale dei secoli precedenti e le immagini riproducono anche i difetti fisici e le caratteristiche dei volti e corpi non più solo giovani ed atletici. Si sviluppa la ritrattistica per tramandare il volto degli uomini illustri. Al cittadino non veniva più proposto un modello astratto di perfezione ma ritratti di condottieri, uomini politici, filosofi, poeti, artisti. Erano ritratti celebrativi in cui gli scultori comunicavano nell’espressività del volto la personalità del soggetto rappresentato.