Masolino da Panicale: “Tentazione di Adamo ed Eva”, Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze.
La vergogna è il timore della disistima di una persona presente, è legata al giudizio altrui. Ci si vergogna di qualcosa che è già accaduto o che sta accadendo, invece il pudore emerge per aspetti che evocano la genitalità.
Stendhal dedicò al pudore il XXVI capitolo “De l'amour”. Una donna del Madagascar — dice — non esita ad offrire allo sguardo maschile quel che invece, in Francia — quella dell'Ottocento, naturalmente —, una donna terrebbe molto accuratamente celato: infatti preferirebbe mille volte morire di vergogna piuttosto che mostrare anche solo il suo braccio.
La sessuologa Roberta Giommi evidenzia che il pudore sessuale e corporeo è per tradizione una virtù femminile: le donne che negano lo sguardo e che alzano gli occhi con timore, le donne che celano il corpo e il volto, le donne che incedono raccolte in se stesse con quella chiusura che non consente dialogo; le donne vergini che si negano per obbedire alla regola sociale o ai loro sentimenti, aspettando la persona giusta. Ma anche i maschi ricevono un insegnamento al pudore: la richiesta di essere aggressori e non aggrediti, impone il riserbo dei sentimenti, costruisce la difficoltà dell' introspezione psichica e la fatica della tenerezza e dell' abbandono. Queste differenziazioni sessuali sono diverse in altre culture e hanno ricevuto nella nostra una profonda trasformazione, ma il pudore sembra un sentimento quasi biologico che si trasforma nel tempo assumendo nuovi significati.
Il pudore maschile e femminile è un modo positivo per rendere progressiva la conoscenza, per prendere tempo, per svelarsi a poco a poco, rispettando una gradazione di comportamenti; ma può essere anche una prigione, una incapacità di stare in contatto, una corazza corporea che rende precaria la conoscenza e la relazione.
Come messaggio corporeo il pudore può essere tradotto dal “vorrei, ma non posso' o dal ' vorrei ma non oso” , si esprime comunque con un silenzio allusivo che lascia sospesa la volontà di una delle parti in gioco.
Come la ritrosia, può indurre l' immobilità o la tendenza all' invasione e alla sollecitazione, aumentare l' intensità del desiderio o annullarlo, lasciare nella confusione tra consenso e forzatura.
Nella sessualità il pudore può essere importante, nelle fasi iniziali, per conoscere i tempi reciproci e come barriera all' abitudine e alla perdita dei confini tra confidenza e disinteresse. Il corpo timido nella prima sessualità, l' essere velati nel passare del tempo, possono scandire una progressione e una modalità di fare l' amore.
Nelle relazioni interpersonali ci sono vari livelli di intimità. La comunicazione è determinante. La confidenza e l’ascolto diventano condivisione ed esplicita disponibilità. La condivisione fa cadere la frontiera entro cui l’intimità è racchiusa.
La sessualità è solo una delle manifestazioni dell’intimità tra i partner, ma spesso viene confusa con essa.
Nel rapporto di coppia per raggiungere l’intimità è necessaria la reciproca empatia, la comunicazione del proprio mondo interiore, ma esige la riservatezza, il rispetto, il sostegno.
Le cosiddette “parti intime” le teniamo nascoste con gli indumenti ma, volendo, possiamo offrirle allo sguardo dell’altro/a. In tal caso si scopre che non si può essere intimi per se stessi ma soltanto attraverso un “tu”, nel dischiudersi in rapporto al/la partner o in una relazione. Attraverso l’apertura all’altro/a si constata il proprio “sacrarium intimum” mentre si spossessa.
“Sono intimo con te” significa che ti ho aperto la mia interiorità, che non mantengo nei tuoi confronti il mio sistema di difesa e protezione. Nell’intima relazione non mi premunisco, non sono sospettoso.
L’intimità è un livello che si raggiunge non è uno stato, non una condizione stabile, ma si può dispiegarla, esternarla, non è bloccata nel suo solipsismo.