Sembra indolore questa pagina di vita in cui ho perso te, se mi soffermo ed i ricordi mi assalgono come fossero pioggia e neve e grandine di cielo, ecco io allora li cancello per non ripensare a quei momenti spenti. Perché è così difficile accettare ciò che non c’è più, e ricordare con serenità il tempo in cui fino alla fine ti ho visto morire?
E mi rivolgo a te per questo, perché tu possa aiutarmi come facevi in vita quando ti venivo accanto a chiedere consiglio, perché tu possa trovare le parole per tirarmi fuori dalla pellicola con cui mi sono avvolta.
Forse è la malattia a rubare tutto il tempo, lei s’impossessa del corpo senza nemmeno chiedere il permesso, vuole la prima pagina, il palco in prima fila e tutta l’attenzione senza lasciare spazio. Perciò cancella la storia e la persona, il cosa, il come e il quando, e non rimane altro che accudirla senza guardare in volto, il volto di chi è caro. Poi quando la Morte giunge rimane tra le mani soltanto un fazzoletto per asciugare il pianto. Ecco io sono arrabbiata con la tua malattia, è lei che non mi ha più permesso di guardarti negli occhi e scoprirti vecchio. E’ lei che mi ha rubato gli ultimi anni per sedere accanto a te, mostrarti i miei progressi, le gioie e il mio lavoro e di quanto dei tuoi insegnamenti io ne ho tenuto conto. E’ lei che mi ha portato ad invocare Morte, per la stanchezza di vedere il tuo corpo in putrefazione. E’ lei che ti ha tolto a me, a spazi ed a momenti, a giorni e mesi e anni.
Perché la vita non se ne va mai in punta di piedi? Avrei avuto il tempo di guardarti mentre ti allontanavi.
Se è giusto questo oppure no chi può saperlo, a me adesso non resta altro che un solo tempo.