Autore Topic: GLI ARABI IN SICILIA: TRA VERITA' E MITO  (Letto 1999 volte)

Annabel

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GLI ARABI IN SICILIA: TRA VERITA' E MITO
« il: Febbraio 21, 2017, 15:55:21 »
Quante volte avete sentito dire che gli Arabi hanno apportato grandiose novità ai popoli conquistati, a partire dal 622 d.C.?
Spesso, immaginiamo.
Alcune visioni romanticistiche ottocentesche ci narrano, ad esempio, di una Sicilia completamente rinnovata dai conquistatori arabo/berberi, di campi che producevano "oro verde che sgorgava dalla terra", di tolleranza, di rispetto per le tradizioni degli autoctoni sottomessi, di integrazione...
Ma è davvero così?
No.
La storia va giudicata dalle fonti primarie o comunque per mano di autori vissuti nello stesso contesto storico/geografico. Non ci si può basare su fantasiose interpretazioni volte a denigrare avversari politico/religiosi come quelle di qualche autore ottocentesco.

Dunque, sappiamo che gli Arabi in realtà erano non solo "Arabi", ma soprattutto in Nordafrica, dopo aver sconfitto a più riprese i berberi e i bizantini, integrarono i primi nei loro eserciti. Una possibile spiegazione del come gli Arabi siano riusciti ad integrare così facilmente le popolazioni berbere si può ritrovare nel fatto che entrambi erano popoli nomadi e abituati a vivere nei deserti(Sahara e Arabico, ndr), con alcuni tratti comuni nella cultura, anche se non tanto nella genetica, essendo i Berberi una popolazione prettamente indoeuropea.
In ogni caso, il Nordafrica da allora è cambiato molto ed in 1400 anni tantissimi Berberi si sono mescolati con gli Arabi, anche se non mancano oggigiorno associazioni culturali et similia volte a riscoprire ed a conservare la cultura berbera, le tradizioni e quant'altro.
Gli Arabi, dopo aver conquistato tutto il Nordafrica, volsero velocemente lo sguardo alla penisola iberica, da duecento anni sotto dominio Visigoto, anche se va specificato che i Visigoti erano una minoranza rispetto alla popolazione ibero-latina.
La furbizia e la scaltrezza araba si vide nella determinazione con la quale furono capaci di intravedere subito i problemi del Regno Visigoto, che era in preda a lotte intestine e divisioni interne. Gli Arabi stessi, desiderando liberarsi di alcuni rivoltosi berberi, mandarono Ta-riq, un ex schiavo berbero, a conquistare la Spagna con poche decine di migliaia di uomini.
Dal 711 al 718 la conquista fu pressoché repentina, anche per il collaborazionismo degli ebrei (perseguitati spesso in Spagna) e di qualche traditore Visigoto, oltre alla politica bizantina in Spagna che s'era lasciata corrompere dall'oro visigoto qualche decennio prima.
Non bisogna pensare comunque che la popolazione autoctona fosse felice di sottostare al dominio dei nuovi arrivati: subito la resistenza si organizzò sulle Asturie, rilievi montuosi a nord della penisola, dove si rifugiarono parecchi esuli cristiani, sia visigoti che latino-iberici.
Ci volle comunque più di due secoli perché la "Reconquista" iniziasse ad ingranare, facilitata anche dai vari regni arabo/berberi in lotta tra di loro nella penisola.
In ogni caso, mentre i ribelli cristiani vivevano a Nord della Spagna, nel frattempo, dalle coste della Tunisia, erano già iniziati attacchi e scorrerie piratesche ai danni della Sicilia. Bisognerà attendere però l'827 perché si assista al primo vero sbarco volto a conquistare l'isola.
Si narra che Eufemio, un membro della nobiltà bizantina, avesse chiesto aiuto agli Arabi per scacciare il dominio bizantino dall'isola, liberandola.
Checché vi siano propagande arabofile volte a dimostrare la "corruzione" bizantina e l'eccessiva tassazione che il Basileus, da Costantinopoli, imponesse alle province, sappiamo in realtà che la Sicilia aveva goduto di una posizione privilegiata dopo la cacciata dei Vandali, aveva un'agricoltura florida ed era protetta dal mare dalle scorrerie Longobarde che invece avevano imperversato nella penisola per i primi 30-35 anni del loro dominio in Italia.
Lo sbarco avvenne a Mazara del Vallo, a sud ovest.

Chi si convertiva all'Islam poteva mantenere i suoi ruoli e anche accedere a posizioni di prestigio, ma chi non lo faceva?
Qui bisogna dimenticare un attimo i fantasiosi miti della "tolleranza" spesso entrata nell'immaginario collettivo.


Il dominio arabo-islamico in Sicilia non fu più tollerante di altri popoli che a quei tempi si insediavano con la forza in altri territori come èlites comandanti/dominatrici.

Per i cristiani/ebrei erano disposti tutta una serie di obblighi e divieti ai quali dovevano sottostare, estrapolati dall'aman di Omar, il famoso califfo che nel 642 diede fuoco alla magnifica biblioteca di Alessandria d'Egitto, contenitore di tutta la sapienza del mondo classico greco-romano-egiziano(uno dei più grandi crimini contro l'umanità e la cultura),ma per garantirsi certi limitati diritti dovevano pagare la jizya, e se proprietari di fondi la khàrag, una sorta di sovraimposta sugli immobili che i musulmani invece non erano tenuti a pagare.
L'elenco dell'aman indicava diciassette divieti estremamente pesanti e in qualche caso pure umilianti. Fra questi divieti, a parte quelli di manifestare e praticare in pubblico la propria fede e di costruzione o riparazione di edifici di culto(Chiese), ve n'erano alcuni che incidevano sulla vita privata dei singoli.
C'era fra questi l'obbligo di ospitare un musulmano nella propria dimora, quella di cedere i posti a sedere ai musulmani, di non utilizzare selle per le cavalcature o di non costruire edifici che fossero più alti di quelli dei musulmani. Ma c'erano anche imposizioni umilianti come quello di portare segni distintivi per distinguersi dai musulmani; tipico segno distintivo era, ad esempio, l'obbligo di rasarsi la parte anteriore della testa. Questi divieti che, in ogni caso non furono sempre applicati rigidamente e con fermezza, e la pesantezza delle imposte applicate, furono lo strumento che consentì di attuare una rapida islamizzazione dell'isola, fatto a cui gli stessi governanti musulmani cercarono di porre un freno per ragioni economiche. Le conversioni facevano venir meno le ingenti risorse provenienti dalle imposte cui erano sottoposti i dhimmi (cristiani/ebrei)-

Inoltre gli arabo/berberi disboscarono molte foreste della Sicilia per ottenere il legno per le loro navi, dato che in Nordafrica ve ne erano ben pochi, e disincentivarono la coltivazione dell'ulivo.
In questo clima, vessati com'erano, è logico supporre che gli autoctoni avessero dato un grande apporto alla liberazione della Sicilia quando arrivarono i Normanni. Essi erano un gruppo poco numeroso, un ristretto ceppo di guerrieri mercenari con al seguito le loro famiglie.


Il dominio arabo-islamico dell'Iberia e della Sicilia (con Malta e le isole minori) fu breve per la Sicilia, più lungo per la penisola Iberica con strascichi di quasi otto secoli nell'attuale regione dell'Andalusia.
Fu fondamentale l'arrivo dei normanni, per alcuni punti specifici: il ritorno della Sicilia nell'alveo europeo, la formazione di un regno medievale di grande prestigio, la nascita della nazione siciliana, la progressiva eliminazione dell'elemento allogeno, ed infine, di non minore importanza, il riavvicinamento repentino col mondo latino pur non trascurando affatto l'altra base fondamentale della nostra cultura e del nostro sangue cioè la millenaria esperienza col mondo greco.
« Ultima modifica: Febbraio 21, 2017, 15:59:14 da Annabel »

Birik

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Re:GLI ARABI IN SICILIA: TRA VERITA' E MITO
« Risposta #1 il: Febbraio 23, 2017, 16:45:58 »
Questo scritto copiato tal quale da una pagina FB "Revisionismo storico della Sicilia Islamica", è pieno di imprecisioni create ad hoc per chi non vuole ammettere che i mussulmani resero grande una Sicilia impoverita dai Bizantini. La propaganda tipica del ventennio, continua ad avere i suoi estimatori.

Annabel

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Re:GLI ARABI IN SICILIA: TRA VERITA' E MITO
« Risposta #2 il: Aprile 05, 2017, 14:03:49 »
Brava, rimango incantata dal tuo acume intellettivo; hai fatto la scoperta dell'acqua calda.Tutti sanno che basta cercare su Google col copia/incolla qualsiasi enunciato, parola, proposizione o periodo, anche interi brani e persino le immagini, per trovare tutti i siti che le contengono. Rassegnati, con me sarai sempre perdente nel controbattere.
« Ultima modifica: Aprile 05, 2017, 15:34:21 da Annabel »

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Re:GLI ARABI IN SICILIA: TRA VERITA' E MITO
« Risposta #3 il: Aprile 05, 2017, 15:52:41 »
Non si tratta di vincere o perdere, ma di avere l'onestà intellettuale di non copiare la propaganda contro. Oltre che essere di pessimo gusto è una pratica meschina.

Annabel

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Re:GLI ARABI IN SICILIA: TRA VERITA' E MITO
« Risposta #4 il: Aprile 10, 2017, 01:39:53 »
Non si tratta di vincere o perdere, ma di avere l'onestà intellettuale di non copiare la propaganda contro. Oltre che essere di pessimo gusto è una pratica meschina.
Non si tratta di gusto pessimo od ottimo, non si tratta di propaganda (propaganda?), si tratta di STORIA, dunque non devo inventare nulla. E non c'è nulla di meschino, tutt'altro.
 Riporto la bellissima vera storia dell'Italia, in questo scorcio, della Sicilia. Ho un amico storico che mi conferma in pieno quanto riportato, anzi, discutendo di islam e Crociate per esempio, ha aggiunto particolari che non vengono mai citati nei libri scolastici. La verità bisogna cercarla, spesso è anche sotto i nostri occhi ma, abbagliati dalle ideologie o dall'opportunismo,, non ce ne accorgiamo. La verità bisogna cercarla e darle il peso che merita; questa è “onestà intellettuale”.


(Con me caschi sempre male...)
« Ultima modifica: Aprile 10, 2017, 01:46:25 da Annabel »

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Re:GLI ARABI IN SICILIA: TRA VERITA' E MITO
« Risposta #5 il: Aprile 10, 2017, 01:44:29 »
Mamma li turchi

La guerriglia marittima e costiera delle navi corsare musulmane in Sicilia e in Italia comincia nel VII secolo e continua sporadicamente fino agli inizi del secolo XIX. Dai documenti rinvenuti nella Geniza del Cairo (Goitein, 1977) risulta che le azioni di pirateria sulle coste della Sicilia, con provenienza dall’Egitto, non subirono mai un arresto completo dopo la conquista di Ruggero il Normanno (1061-1091). Le incursioni arabe, provenienti dai paesi rivieraschi dell’Africa Settentrionale, continuano nei secoli seguenti, si intensificano nel ’500 e ’600 e cesseranno solo poco prima del 1830, quando con la presa di Algeri da parte della Francia, la pirateria nordafricana venne definitivamente fermata.. I Corsari portavano di sorpresa agguati ed attacchi sia a navi mercantili e militari, sia a località costiere, per impossessarsi di merci e persone, vendute poi come schiavi nei numerosi mercati arabi del Mediterraneo. Queste scorrerie arrecavano perciò gravi danni al commercio esterno ed interno e soprattutto alle popolazioni rivierasche, le più esposte ai pericoli, che abbandonavano il litorale e fuggivano verso l’interno, con conseguente calo della produzione delle campagne. “U tiempu di li corsari” era da aprile ad ottobre, quando il mare era navigabile, le genti dedite alla raccolta dei prodotti e questi non ancora trasportati via. Il terrore per le razzie dei Saraceni, che depredavano e rapivano uomini, donne e fanciulli, è rimasto vivo nell’espressione popolare “Mamma li Turchi” e anche nei canti popolari: Li Turchi sunu iunti alla marina, all’ordini cuteddi e cutiddina, scupetti, baddi, pruvuli e lupari… Fra le innumerevoli vittime dei frequenti raid musulmani, figura anche un Santo, Antonio Nigro, catturato presso Vendicari e impiccato con altri cristiani a Tunisi il 15-1-1500 (cfr. O. Caietani, Vitae Sanctorum Siculorum.). Le scorrerie dei corsari sono confermate anche da architetti, geografi e storici. Camillo Camilliani nel 1584, propone di spianare l’Isola dei Porri, perché vi si nascondevano facilmente le navi dei pirati.” I suoi scogli sono tanto alti… che comodamente il corpo di quattro bergantini disalborati vi si può occultare, sicché da niuna parte può essere scoperto; e con facilità detti scogli si potriano spianare…e con poca spesa si potrebbe ovviare al pericolo.” E poco dopo aggiunge. Dopo aver superato i numerosi e pericolosi “ridotti e antri grandissimi”, in cui “si può occultare una squadra di galeotte”…si arriva ad un “promontorio domandato “il Castellaccio….” Il Castellalfero, nella sua Relazione a Vittorio Amedeo di Savoia del 1713, scrive: “Nell’Isola delli Porri, come ivi seguono continui li contrabbandi, come pure si fa sovente nido de’ Turchi, vi sarebbe necessaria una Torre di Guardia. Nascono così in Sicilia diverse torri e postazioni di avvistamento, dette genericamente Torri Saracene per la difesa dalle incursioni dei pirati.


http://www.etnanatura.it/news/?p=1202

Birik

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Re:GLI ARABI IN SICILIA: TRA VERITA' E MITO
« Risposta #6 il: Aprile 10, 2017, 07:54:59 »
Un'altra lezioncina di storia che non significa nulla. Oltretutto citi date successive alla cacciata degli Arabi e li confondi con gli Ottomani che per tutto il 500 funestarono le coste del meridione.
« Ultima modifica: Aprile 12, 2017, 08:54:33 da Birik »

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Re:GLI ARABI IN SICILIA: TRA VERITA' E MITO
« Risposta #7 il: Aprile 10, 2017, 08:18:30 »
Quando affermo che gli Arabi rivitalizzarono la Sicilia è perchè l'isola all'epoca non era altro che una lontana provincia bizantina, povera e abbandonata alla monocultura, grano specialmente. La conquista araba introdusse molti vantaggi all'agricoltura: le pesche, arance, zafferano, riso, pistacchi e mandorle. Arricchì la cucina locale e la commistione fra le due tradizioni diedero vita alla più variegata delle tradizioni culinarie. Si pensi alla granita, alla cassata, alle panelle che non sono altro che falafel. La pasta con le sarde, il cous cous i canditi, la martorana, il pane col sesamo e via discorrendo. Gli Arabi crearono sistemi di irrigazione prima sconosciuti e introdussero la coltura della canna da zucchero e dello zibibbo.
Ovvio che la conquista fu cruenta, ma quale conquista non lo fu? Ricordiamoci che eravamo nel Medioevo.
Purtroppo  abbiamo poche testimonianze dell'architettura araba, probabilmente annullata dai Normanni che pure sostennero la pacifica convivenza fra Arabi Ebrei e Cristiani.  Se la Sicilia è terra di tolleranza lo dobbiamo anche al suo multiculturalismo, dai Greci in poi ogni dominazione ha lasciato qualcosa che si è stratificato dando vita ad un paese fantastico ricco di storia e tradizioni.
« Ultima modifica: Aprile 12, 2017, 09:08:00 da Birik »

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Re:GLI ARABI IN SICILIA: TRA VERITA' E MITO
« Risposta #8 il: Aprile 29, 2017, 23:31:28 »
Non sono sbagliate le date, né confondo gli ottomani con gli arabi. Faccio un riassunto, in quanto le vicende storiche e significative sono tante e a volte  pratico dei tagli necessari per non appesantire con post troppo lunghi. Dopotutto credo che chi legge già sappia piú o meno qualcosa di storia. Però riconosco che è sempre meglio fare un lavoro piú sistematico e che risulti chiaro anche per un bambino delle elementari. Occorre molto  tempo per fare un lavoro di fino come quelli del Dottorstranamore, ma ora mi sto dedicando con maggiore impegno altrove. Io scrivo, cerco, leggo e copioincollo tutto direttamente e il piú velocemente possibile perché incombono altri impegni.

  Ciò che racconti tu è la distorta e sdolcinata storia che si racconta nei libri di scuola.

La Sicilia piú che terra di tolleranza  è terra di gente abituata ad abbassare la testa, dalla falsa diplomazia politica; per una percentuale piú bassa è terra di persone semplici, la restante piccolissima parte è fatta di persone per bene, di veri uomini e donne, onesti, intelligenti e coraggiosi che la testa non la abbassano facilmente, come i grandi Falcone e Borsellino. E lo dico da meridionale. Purtroppo non si tratta di pregiudizi ma di realtà.

Dice Birik: “E' ovvio che la conquista fu cruenta ma quale conquista non lo fu? Ricordiamoci che eravamo nel Medioevo.”
Ah, beh, ammettere che fu cruenta è già qualcosa! No perché molti sinistri negano pure questo. Quindi indirettamente ammetti anche che le Crociate furono guerre difensive.
Ricordiamoci che per l'islam è sempre Medioevo, ma anche no, oggi è diventato ancora peggio, è tornato ai tempi del suo fondatore sanguinario.
Se dei barbari sanguinari  e stupratoti invadono e dominano una regione è ovvio che ad un certo punto buona parte degli autoctoni faranno buon viso a cattiva sorte (non siamo tutti eroi) e sembrerà che ci sia stato un'accettazione reciproca. Guarda le guerre per l'indipendenza dei paesi dell'Europa orientale dopo il crollo dell' Unione Sovietica..

In realtà tu affermi solo sciocchezze, nel senso che parli per partito preso come molti sinistroidi... purtroppo.

Se la nostra società occidentale avesse mantenuto la propria identità non avrebbe avuto nessuna difficoltà a confrontarsi con l'islam. Il problema è che loro sono orgogliosi della loro "barbarie" mentre  noi ci vergogniamo della nostra millenaria civiltà.

In una società sana non ci sarebbe stato neanche bisogno di dover formare oggi associazioni, gruppi e pagine facebook anti-islamiche (e prevedo che in futuro necessariamente nasceranno partiti politici con questa finalità tra i propri progetti).
 Se solo fossimo consapevoli della superiorità della nostra cultura (senza temere chissà quali disastri)... ma al giorno d'oggi se dici questo ti becchi minimo del razzista da Chiesa, Stato, Boldrini  e tutto il carrozzone di sinistra, centrosinistra e centrodestra.
La nostra società non solo è stata scristianizzata ma vi è stato creato un vuoto abissale e pericoloso, pericoloso perchè qualunque mala erba allogena ha la piena libertà di radicarvi e dare i propri frutti (oggi è “solo” il terrorismo islamico, ma domani?).

L'Islam è aberrante ma di certo ha una cifra identitaria molto più forte del cattolicesimo di un occidente ormai rincoglionito da troppa correttezza politica e dall'ideologia sinistroide che è diventata tutt'uno con il neo-capitalismo.
Dalla sinistra arrivano per esempio i gruppi LGBT che propongono di insegnare riguardo alle relazioni omoerotiche addirittura ai bambini di 2 anni.

Allora ecco che i più fondamentalisti, anche tra i convertiti occidentali (ma anche non pochi cattolici anime belle) trovano nell'islam un contenitore di regole per una società allo sbando.

Ho sentito discorsi del tipo : " Italia fa schifo, ti entrano i ladri in casa e se ti difendi mettono te in galera, ma con l'islam che prevede la legge del taglione cambierà tutto".

Oppure (dal documentario NapolIslam) : "l'Islam è l'unica cosa che può combattere la camorra, ecco perché a Napoli ci sono tanti convertiti". 

Se tu, come tanti altri sinistri, aprissi gli occhi invece di odiare la Destra perché ti ricorda la guerra e il fascismo che... non esiste più, allora forse la coscienza ti parlerebbe diversamente.



Birik dice: "Quando affermo che gli Arabi rivitalizzarono la Sicilia è perchè l'isola all'epoca non era altro che una lontana provincia bizantina, povera e abbandonata alla monocultura, grano specialmente. La conquista araba introdusse molti vantaggi all'agricoltura: le pesche, arance, zafferano, riso, pistacchi e mandorle. Arricchì la cucina locale e la commistione fra le due tradizioni diedero vita alla più variegata delle tradizioni culinarie. Si pensi alla granita, alla cassata, alle panelle che non sono altro che falafel. La pasta con le sarde, il cous cous i canditi, la martorana, il pane col sesamo e via discorrendo. Gli Arabi crearono sistemi di irrigazione prima sconosciuti e introdussero la coltura della canna da zucchero e dello zibibbo."

Ed io ho già spiegato prima, nel mio primo post di cui riporto ancora qualche stralcio, che sono baggianate:

Quante volte avete sentito dire che gli Arabi hanno apportato grandiose novità ai popoli conquistati, a partire dal 622 d.C.?
Spesso, immaginiamo.
Alcune visioni romanticistiche ottocentesche ci narrano, ad esempio, di una Sicilia completamente rinnovata dai conquistatori arabo/berberi, di campi che producevano "oro verde che sgorgava dalla terra", di tolleranza, di rispetto per le tradizioni degli autoctoni sottomessi, di integrazione...
Ma è davvero così?
No.
La storia va giudicata dalle fonti primarie o comunque per mano di autori vissuti nello stesso contesto storico/geografico. Non ci si può basare su fantasiose interpretazioni volte a denigrare avversari politico/religiosi come quelle di qualche autore ottocentesco....
Inoltre gli arabo/berberi disboscarono molte foreste della Sicilia per ottenere il legno per le loro navi, dato che in Nordafrica ve ne erano ben pochi, e disincentivarono la coltivazione dell'ulivo.
In questo clima, vessati com'erano, è logico supporre che gli autoctoni avessero dato un grande apporto alla liberazione della Sicilia quando arrivarono i Normanni. Essi erano un gruppo poco numeroso, un ristretto ceppo di guerrieri mercenari con al seguito le loro famiglie.


Il dominio arabo-islamico dell'Iberia e della Sicilia (con Malta e le isole minori) fu breve per la Sicilia, più lungo per la penisola Iberica con strascichi di quasi otto secoli nell'attuale regione dell'Andalusia.
Fu fondamentale l'arrivo dei normanni, per alcuni punti specifici: il ritorno della Sicilia nell'alveo europeo, la formazione di un regno medievale di grande prestigio, la nascita della nazione siciliana, la progressiva eliminazione dell'elemento allogeno, ed infine, di non minore importanza, il riavvicinamento repentino col mondo latino pur non trascurando affatto l'altra base fondamentale della nostra cultura e del nostro sangue cioè la millenaria esperienza col mondo greco.



« Ultima modifica: Maggio 01, 2017, 19:35:28 da Annabel »

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Re:GLI ARABI IN SICILIA: TRA VERITA' E MITO
« Risposta #9 il: Maggio 08, 2017, 11:53:48 »
L'ECCIDIO DI LIPARI

Gli arabi diverse volte assalirono e depredarono Lipari, ma il sacco dell’838 fu il più tragico. Fu un attacco devastante ed un eccidio generalizzato. Da questo si salvarono un certo numero di famiglie del contado che per generazioni e generazioni continuarono a sopravvivere e “tre o quattro monaci che quei barbari avevano stimati degni di commiserazione o di disprezzo”.

E’ il cosiddetto manoscritto Lugdunense, steso da un anonimo chierico e relativo alla traslazione delle spoglie di San Bartolomeo, riportato in Acta Santorum del 1741 che si rifà al racconto di Bartolomeo, vescovo di Narbona, a narrarci i fatti.

Il racconto della vicenda dovette essere raccolto dal vescovo direttamente dai monaci che erano sopravvissuti e che avevano seguito le reliquie a Benevento e dagli stessi soccorritori, quindi da testimoni diretti, e poi dettato al chierico.

"In quest’isola – dice il manoscritto - che giace nel breve tratto di mare che sta tra la Sicilia e [il principato di] Benevento, l’Apostolo di Dio era circondato dalla venerazione dovutagli nella splendida basilica, di mirabile struttura, costruita in suo onore e nel corso di moltissimi anni aveva manifestato la sua presenza con i molti benefici elargiti a gloria di Dio e salute del popolo cristiano. Improvvisamente, essendo stata la Sicilia devastata e sconvolta dai Saraceni, anche l’isola [di Lipari], a seguito di un’incursione nemica, fu quasi completamente spopolata. Mentre il vescovo del luogo ed il clero, con la popolazione e i monaci, subivano una sorte miseranda o portati via in cattività o passati al fil di spada, [i Saraceni] irrompono anche nel monastero dove riposava il venerabile corpo dell’Apostolo, aggrediscono i monaci, distruggono ogni cosa e, sotto la zelante istigazione del diavolo, disperdono in mare anche le stesse venerande ossa dell’Apostolo, frammiste ad altre ossa, affinchè mai le sue reliquie potessero essere ritrovate e riconosciute..."

"Ed essendo questi [beneventani] sbarcati ed avendo trovato tutta l’isola totalmente spopolata e vuota, spinti da pio sentimento, si affrettarono verso il luogo del corpo dell’Apostolo, che ad essi era notissimo perché frequentemente lo avevano visitato per voto."

FONTE: Archivio Storico Eoliano

Annabel

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Re:GLI ARABI IN SICILIA: TRA VERITA' E MITO
« Risposta #10 il: Giugno 06, 2017, 12:41:33 »
Ahi ahi, ti devo sempre bacchettare Birik! Non conosci le origini culinarie delle specialità siciliane, quindi non scrivere a vanvera per ideologia, ma usa la tua testa... se puoi. L'ideologia che si è imposta dal dopoguerra è causa di molta ignoranza e sta oscurando la bellezza,
 e la dignità della nostra storia e delle nostre tradizioni. Guarda il video e impara.

https://www.youtube.com/watch?v=PXb58178Yx0

 SULLA CASSATA SICILIANA



Ma proprio per dimostrarvi che qui non si fa politica, ci teniamo ad informarvi che la ricerca sulle vere origini della Cassata Siciliana sono state condotte da Rosario Lo Duca, un autorevole accademico palermitano, addirittura esponente di primo piano del Partito Comunista Italiano.

Come potete vedere l'accusa di avere pregiudizi è davvero risibile.

Ad ogni modo, è stato l'unico storico ad arrivare a conclusioni del genere? Certamente no.

In questo video potrete ascoltare il Professore Salvatore Farina parlarci della Cassata Siciliana e delle sue origini riconducibili agli antichi culti solari.

La storia della cassata siciliana come dolce arabo, per quanto possa eventualmente essere affascinante, semplicemente non è vera.

Spiega infatti lo storico Gaetano Basile che ama ricordare l’origine latina del tipico dolce: "In realtà già nella Grecia Antica e nella Magna Grecia veniva preparato un dolce di cacio addolcito col miele, che nel tardo latino prese il nome di Caseatus".

Nessun pregiudizio dunque, almeno da parte nostra.

Il nostro consiglio quindi è quello di non avere paura di conoscere la vostra Storia, mettendo da parte, appunto, i pregiudizi.


https://m.youtube.com/watch?v=PXb58178Yx0

Birik

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Re:GLI ARABI IN SICILIA: TRA VERITA' E MITO
« Risposta #11 il: Luglio 31, 2017, 12:49:59 »
Tutte cassate!