Le parole di Terzani sono indubbiamente belle, equilibrate, e grandi.
Ma vengono da chi è cresciuto nella nostra cultura, alimentata anche dal meglio della religione cristiana.
Non avrebbe potuto non dico dirle, ma purtroppo neppure concepirle se fosse cresciuto nel mondo islamico. Concepirebbe invece odio, disprezzo, cupa volontà di sopraffazione, intolleranza, idee di fanatico espansionismo in ogni luogo della terra.
L'Europa è la più vicina e la debole Italia un comodissimo ponte.
Gli altri paesi, giustamente allarmati e minimamente più accorti, stanno chiudendo le frontiere. L'Italia, da ponte, diventerà luogo di
ammasso e non ce la faremo a gestire nulla, né controlli, né spese, né paura, né rabbia sociale per una qualità della vita che scade di
giorno in giorno e che vede gli italiani sempre più " prigionieri in casa ", a doversi guardare da furti, violenze, e le donne anche da
possibili aggressioni ( vedasi la bella esperienza di Colonia, dove in troppi hanno agito e non potevano essersi mobilitati a caso ).
E per che cosa? Per chi
Per le belle parole? Perché le anime belle possano sempre sentirsi belle? Per che cosa dovremmo vivere questa schifezza incontrollata
e lasciare che alla nostra civiltà, pur ampiamente imperfetta e criticabile, si sostituisca una palese inciviltà ispirata a fanatismo e
violenza?
Per sentirci buoni? E assurdi? E fessi? E incapaci di amare un paese che è stato costruito col sangue dei nostri antenati?
Perché dovremmo regalarlo a gente simile?
Perché l'Islam non è questo, questo che si vede in ogni parte del mondo come pensa e come agisce e quanto ci ama?
E' un altro, sconosciuto e buono, anzi scioccamente costruito dalle nostre diversissime teste e dai nostri infantili sogni?
Ma per favore!
Chi ci crede, emigri per favore. Si aggiunga a quella gente nei loro paesi, governati ( si fa x dire ) dalle loro leggi e dalla loro civiltà.
Là potrà vivere pienamente il suo afflato fraterno non richiesto e, ci giurerei, assolutamente deriso.
La potrà piazzare un " velo " ( e chiamalo velo! ) in testa alle sue donne, murarle in tutti i sensi, credere e dire che loro sono felici così.
Tanto si tratta di " loro ", mica devono murarsi gli uomini!!!!!
Purtroppo l'intellettuale ( autoreferenziale nonché accodato al pensiero " in " ) riesce a rendersi conto delle cose solo quando ci sbatte
contro e ormai non può più negare l'evidenza. Un po' come il povero Don Ferrante di manzoniana memoria che aveva sempre negato
la peste fino a quando non se l'era presa e ne era morto.
Ma, ancora peggio, l'intellettuale per orgoglio può arrivare a negare anche l'evidenza costruendoci su teorie machiavelliche. Quelle
che poi saranno gli altri a pagare.
Dall'altra parte c'è il " francescano ", quello che è felice di immolarsi per i suoi valori e le sue utopie. Purtroppo non si immola da solo,
ma coinvolge ( come del resto l'intellettuale ) tanti altri nelle sue scelte sbagliate.
E pontificano. E vogliono che si immolino tutti.
No, grazie. Io non ci credo, non ci crederò mai.
Credo che il nostro attuale sia un " cupio dissolvi ".
Credo che la gente dovrebbe essere libera di scegliere, IN PROPRIO, se vuole andare in malora o no.
Ma la gente è l'unica che non viene sentita da nessuno, perché per politici e intellettualoidi autoreferenziali la gente è CACCA.
Cacca da tenere sotto chiave, stupido popolo da governare e incapace di autodeterminarsi per il meglio.
Al diavolo i politicanti, di tutti i generi, che speculano per il proprio tornaconto su ogni cosa, a cui basta assicurarsi il potere, e della vita
vivibile della gente normale non importa nulla.
Da tre governi non votiamo, e ci vengono ammannite solo prediche.
Non scegliamo un bel niente. Non avremmo scelto di sottoporci a questa invasione incontrollata e, temo in base ai chiari di luna,
sempre meno controllabile.
Senza controlli, senza sapere chi ci mettiamo in casa, senza motivazioni verificate, è inutile spendere le solite belle e vacue parole.
Persino se sono poetiche, perché non è sulla poesia e sulle utopie che si fonda una vita decente.
Non per noi, e neppure per chi si vorrebbe accogliere.