Autore Topic: "Dannazione"  (Letto 849 volte)

Doxa

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"Dannazione"
« il: Maggio 26, 2024, 17:10:07 »
“Dannazione”

“Chiuso fra cose mortali
(Anche il cielo stellato finirà)
Perché bramo Dio?”


Questo distico fu scritto dal poeta ermetico Giuseppe Ungaretti il 29 giugno 1916 a Mariano del Friuli durante  la prima guerra mondiale cui partecipò come soldato. La sua biografia  influenzò il suo modo di scrivere e la scelta dei temi.
 
I tre versi iniziano con la maiuscola, quasi a formare tre strofe distinte.

Il primo verso comincia con un’ellissi (cioè il verbo essere è sottinteso: “Sono” chiuso fra cose mortali), il poeta riflette sui limiti e sulla finitudine dell’uomo;
 
il secondo verso, tra parentesi,  coinvolge in questa riflessione anche il cielo stellato: benché sembri immutabile, anch’esso un giorno finirà;

col terzo verso,  “Perché bramo Dio ?”  il poeta   si chiede: “Se l’individuo è un essere mortale, chiuso da cose mortali, come può egli desiderare  Dio ?” Perché negli individui c’è il desiderio d’infinito e l’anelito verso il divino ?  Attorno a questa antinomia c’è la secolare ostinazione della filosofia e della teologia, per escogitare le possibili dimostrazioni dell’esistenza di Dio.

La risposta gli  verrà anni dopo, quando Ungaretti troverà posto alle sue inquietudini nella tradizione cristiana. "La parola dell'anno liturgico mi si era fatta vicina nella fede" scriverà dopo un soggiorno di sette giorni presso il monastero di Subiaco nel 1928: da lì gli verrà l'ispirazione per gli "Inni": "Dio, guarda la nostra debolezza" dirà nella "Pietà".