Autore Topic: "E il Verbo si fece carne"  (Letto 2440 volte)

Doxa

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"E il Verbo si fece carne"
« il: Giugno 08, 2015, 07:48:37 »
La religione cristiana è la storia di un evento. Lo afferma in modo apodittico il celebre prologo del Vangelo di Giovanni: “Il Verbo si fece carne”, Il Lògos è divenuto carne (1, 14). Il Logos è Dio, l’Eterno:  “In principio era il Logos” (Gv 1, 1), che assunse sembianza umana  in Gesù di Nazaret ; “si fece carne” (in latino sarx), perciò  Gesù Cristo è il Verbo incarnato. Divenne “carne” quando fu concepito dalla vergine Maria, detta  Theotókos in lingua greca e “Deipara” o “Dei genetrix” in lingua latina, letteralmente significa “colei che genera Dio” e spesso tradotto in italiano con “Madre di Dio”.

Il termine Theotókos è la composizione di un sostantivo e di un verbo: Theós e tíktō . Il primo termine significa Dio, il secondo significa partorire.

Il termine “Mater Dei” è invalso,  per cui oggi usiamo dire “Madre di Dio”. Se però non si pone attenzione si potrebbe credere che la Vergine Maria sia stata madre e origine della divinità di Cristo, invece lei ha solo gestato la seconda persona della Trinità.

"E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi." (Gv  1, 14).

La dottrina dell’incarnazione fu precisata nell'ambito del Cristianesimo antico nel concilio di Nicea, svolto nel 325, poi nel concilio di Costantinopoli nel 381,  dove venne affermato come primo articolo di fede l'unicità di Dio e, come secondo, la divinità di Gesù Cristo.
Il dogma della "trinità" è in relazione alla natura divina: esso afferma che Dio è uno solo, unica è la sua "sostanza" (oggi si direbbe il DNA),  ma comune a tre "persone" ("ipòstasi") che sono distinte e consustanziali.

L'evento dell'incarnazione del Figlio di Dio non significa che Gesù Cristo sia in parte Dio e in parte uomo, né che sia il risultato di una confusa mescolanza di divino e di umano. Egli si è fatto uomo rimanendo Dio. Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo. La Chiesa nel corso dei primi secoli ha dovuto difendere e chiarire questa verità di fede contro le eresie.

Perché è fondamentale, per il cristianesimo la cosiddetta “incarnazione” di Dio tramite Gesù Cristo ?   

Se Dio non si fosse incarnato, se non avesse assunto la nostra natura umana avrebbe potuto salvarci ?

Se Gesu' fosse stato solo un profeta, Dio ci avrebbe redento comunque dal peccato ?

I monoteisti ebrei ed islamici considerano una bestemmia il dogma cristiano dell’incarnazione.

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Re:"E il Verbo si fece carne"
« Risposta #1 il: Giugno 09, 2015, 05:33:19 »
Nell’anno 325 a Nicea (attuale Iznik, città, situata in Turchia, a 130 km da Istanbul) si svolse il primo concilio ecumenico dei cristiani, convocato e presieduto dall’imperatore Costantino I per ristabilire la pace religiosa e raggiungere l'unità dogmatica, minata da varie dispute teologiche. 
 
Lo scopo del concilio era quello di superare le divergenze nella Chiesa di Alessandria d'Egitto e stabilire la natura di Cristo in relazione al Padre (=Dio), in particolare, stabilire se il Figlio fosse della stessa “ousìa”, o sostanza,  del Padre.

Su proposta del vescovo Eusebio di Cesarea si decise una dichiarazione di fede, che ricevette il nome di “Simbolo niceno-costantinopolitano” o “Credo niceno”. Tale formula di fede è relativa all’unicità di Dio, alla natura di Gesù, e, implicitamente alla Trinità, pur senza usare questo termine.  Successivamente, nel 381,  nel primo concilio di Costantinopoli (= Istanbul) furono aggiunti degli ampliamenti relativi allo Spirito Santo. Quel credo ancora viene recitato durante la Messa.

Nel concilio di Nicea del 325 venne anche stabilita la dottrina dell’”homooùsion”: il Figlio è “homoousios” (parola composta da “homos” = “uguale” + “ousia” = sostanza, essenza), cioè consustanziale e coeterno al Padre. Consustanziale vuol dire che hanno la stessa sostanza. Gesù è consostanziale al Padre. 

In quel concilio venne ribadito il concepimento virginale di Gesù, già affermato nel Vangelo di Matteo (1, 18 – 25) e nel Vangelo di Luca (1, 26 – 38),  definito nel “Credo”: “Gesù nacque da Maria Vergine”.

Il Vangelo di Matteo dice: “E Giuseppe, destatosi dal sonno, fece come l'angelo del Signore gli aveva comandato e prese con sé sua moglie;  ma egli non la conobbe, (cioè non ebbe con lei rapporti sessuali) finché ella ebbe partorito il suo figlio primogenito, al quale pose nome Gesù”. (1, 24 – 25)

Invece il Vangelo di Luca  narra che “Maria disse all'angelo: ‘come avverrà questo, perché io non conosco uomo?’. E l'angelo rispondendo: ‘lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà: pertanto, il santo che nascerà da te sarà chiamato figlio di Dio’ “.  (1, 34 – 35) Quindi questa donna concepì il Figlio per opera dello Spirito Santo, senza un rapporto sessuale. Tale affermazione è considerata “verità di fede”.

Riferimenti alla verginità di Maria sono  anche nel “Credo degli Apostoli” (o Simbolo apostolico)  risalente al II – III secolo,  poi sostituito dal “Credo niceo-costantinopolitano”, ma sono simili.

Il “Simbolo apostolico” è una dichiarazione di fede (professione di fede). Nelle comunità paleocristiane ognuna aveva la sua formula per esprimere la propria fede e la recitava nel rito del battesimo. Il “Simbolo Apostolico” è la formula primitiva della Chiesa di Roma.
Invece il “Simbolo Niceno – Costantinopolitano” è considerato un credo  elaborato dai vescovi nei primi due Concili ecumenici realizzati nel IV secolo per la chiarificazione della fede della Chiesa Universale e come  strumento per l’unità della Chiesa.
Nella liturgia della Messa i due Credo possono essere alternativamente recitati durante la Quaresima ed il tempo di Pasqua, ma anche nelle occasioni nelle quali la liturgia evoca il battesimo.

Nell’alto medioevo le argomentazioni di alcuni “padri della Chiesa” indussero i vescovi a riunirsi nel 553 nel secondo concilio di Costantinpoli per elaborare il dogma della verginità perpetua di Maria, secondo il quale questa donna rimase vergine anche durante e dopo il parto.

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Re:"E il Verbo si fece carne"
« Risposta #2 il: Giugno 15, 2015, 11:11:11 »
Maria  concepì Gesù per opera dello Spirito Santo, perciò rimase vergine anche durante il parto: partorì Gesù senza incidere la propria verginità. Questa filiazione miracolosa era necessaria perché il Figlio  non  fu concepito da un normale rapporto sessuale.

Il Figlio di Dio fatto uomo, l’unigenito del Padre ed unigenito della madre, Maria.
 
Il dogma della Verginità di Maria è fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione.

Per la teologia cattolica, la Bibbia non è l'unica fonte della fede: anche la Tradizione della Chiesa è luogo teologico. Il termine Tradizione o Sacra Tradizione, nell'ambito della Chiesa cattolica indica la trasmissione  da una generazione all’altra di notizie e fatti riguardanti la fede, avvenuta dapprima solo oralmente e poi conservata anche in forma scritta.

La parola "tradizione" è tratto dal latino “trado”, che significa "consegnare", tramandare. Gli insegnamenti di Dio sono scritti nella Bibbia e sono tramandati non solo nella Scrittura, ma anche nella vita di chi vive secondo i suoi insegnamenti.

Il versetto 7, 14 del  “Libro di Isaia”(Bibbia ebraica  e  Vecchio Testamento cristiano)  narra di questo profeta che promette ad Acaz,  re di Giuda (dal 732/731 al 716/715 a.C. circa) un segno che il suo vaticinio è veritiero. Una traduzione di questo versetto con la traslitterazione delle parole ebraiche controverse ed i diversi significati in discussione è la seguente: “Perciò, il Signore stesso ti darà un segno: ecco, una [ha-almah] (la giovane / vergine) [harah] (è incinta / sta per concepire / concepirà) e partorirà un figlio e (lei lo chiamerà / tu lo chiamerai) Emmanuele”. Ma non specifica il nome della donna. Secoli dopo, però, alcuni teologi cristiani  interpretarono in modo assurdo ( o pro domo sua) questo versetto, collegando la profezia di Isaia  con la nascita di Gesù. 

Secondo l’esegesi cattolica, l'Emmanuele è il Messia e la Vergine è Maria, che concepisce e dà alla luce Gesù, il Figlio di Dio.  Questa esegesi è stata confermata dal Concilio Vaticano II.  Altrimenti che " segno " sarebbe una donna che concepisce e partorisce in modo ordinario, comune? Era necessario un immaginario " segno " prodigioso, come al solito.

Il parto indolore non è dogma di fede, ma una conseguenza logica del dogma della verginità durante il parto. Secondo alcuni Padri della Chiesa  Gesù uscì dal grembo di Maria nel medesimo modo in cui un raggio di sole illumina un vetro ma non lo rompe. 

Maria non fu come le altre madri: oltre che nel concepimento verginale, fu diversa da esse anche nel parto verginale.

Sul parto verginale di Maria il filosofo e teologo Tommaso d’Aquino nella Summa Theologica scrisse: “La donna che dà alla luce una carne comune perde la verginità. Ma quando nasce nella carne il Verbo, allora Dio custodisce la verginità, rivelandosi così come Verbo”.


« Ultima modifica: Giugno 15, 2015, 20:23:40 da dottorstranamore »

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Re:"E il Verbo si fece carne"
« Risposta #3 il: Giugno 16, 2015, 05:57:49 »
La tradizione cristiana ha immaginato i nomi dei genitori di Maria, la madre di Gesù. Essi si chiamavano  Anna e Gioacchino, mai nominati nei testi biblici canonici; la loro storia fu narrata per la prima volta negli  aprocrifi Protovangelo di Giacomo e Vangelo dello pseudo Matteo. Altri fantasiosi dettagli agiografici furono aggiunti nel corso dei secoli, fino alla “Legenda aurea” di Jacopo da Varagine.

Secondo la Chiesa Maria fu concepita immune dal peccato originale per volere divino. Questo concepimento da parte di Anna è definito “immacolata concezione”, da non confondere con la verginità di Maria ed il suo concepimento verginale di Gesù.

Per la chiesa Cattolica  ogni essere umano nasce con il “peccato originale”, derivante da Adamo ed Eva che disobbedirono a Dio, solo la Madre di Cristo ne fu esente per volontà di Dio che la volle madre di Gesù Cristo.

Fin dal secondo secolo la tradizione cristiana considerò Maria santa e priva del peccato originale, degna di far nascere  in lei il Figlio di Dio. Tale ipotesi fu nei secoli oggetto di fede popolare e di dibattiti tra i teologi: tra loro c’era chi la voleva immacolata fin dal concepimento da parte di Anna e chi la considerava concepita col peccato originale e poi redenta.

L’8 dicembre del 1854 papa Pio IX con la bolla “Ineffabilis Deus” sancì che la madre di Gesù fu concepita immune dal peccato originale. Questo dogma induce molti ad equivocare il significato dell'espressione “Immacolata Concezione”, pensano che si riferisca al fatto che Maria abbia concepito suo figlio Gesù senza avere avuto rapporti con un uomo, in maniera miracolosa, che l'abbia concepito senza commettere peccato, rimanendo immacolata.

Da altri il dogma della immacolata concezione viene confuso con un altro dogma insegnato dalla Chiesa, che afferma che la  madre del redentore dopo aver concepito suo figlio  rimase vergine, prima, durante e dopo il parto. Questo miracolo di Dio non ha nulla in comune con l'Immacolata Concezione, la quale, come detto,  riguarda solo la nascita di Maria.

La Chiesa d'Oriente (gli ortodossi)  condanna la stravaganza dell’immacolata concezione elaborata nell’ambito della Chiesa di Roma ed afferma che  Maria fu concepita da Gioacchino e Anna, come tutti gli individui.

Per la Chiesa ortodossa Maria è la Theotokos, la madre di Gesù, ma la sua natura non è differente da quella umana. Invece la Chiesa cattolica attribuisce alla Theotokos dei concetti astratti, utilizzati per indurre i fedeli alla “miglior comprensione” della rivelazione divina. Questa mentalità si riflette inevitabilmente anche nelle cosiddette “devozioni a Maria”.

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Re:"E il Verbo si fece carne"
« Risposta #4 il: Giugno 17, 2015, 08:52:50 »
Il termine dogma è di origine greca ed è di solito utilizzato per indicare un principio fondamentale di una religione, da credere come verità di fede, come tale non ha bisogno di essere dimostrato. I fedeli che non la credono verità di fede o di morale si autoescludono dalla comunità ecclesiale e vengono definiti eretici, da non confondere con gli agnostici o con gli atei.
La Chiesa emanò dei “dogmi” anche come opposizione alle eresie.

I dogmi mariani sono quattro: due sono conciliari (proclamati da concili ecumenici) maternità divina e verginità perpetua, due sono pontifici (emanati dai pontefici) Immacolata Concezione e Assunzione al cielo. I primi due sono cristologici, perché riferiti a Gesù Cristo, gli altri due sono antropologici, riguardano aspetti dell’umanità di Maria. Professando questi dogmi, la Chiesa crede che Maria:

1. sia la Madre di Dio, la Theotokos.   Questa verità, professata ufficialmente dal Concilio di Efeso nel 431, è collegata al mistero dell'Incarnazione  di Gesù, il Verbo di Dio che assunse in Maria la natura umana, unì ipostaticamente alla sua divinità la natura umana.

2. che concepì, generò e partorì  il Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo. Dopo aver partorito in stato di verginità il proprio Figlio, visse verginalmente  anche dopo. Ovviamente la condizione divina del Verbo esige una concezione verginale….

3. che  Maria fu concepita  da sua madre Anna senza il  peccato originale in previsione della sua maternità di Gesù Cristo. 

4. che al termine della sua vita terrena Maria  fu  assunta in anima e corpo presso Dio, senza subire la corruzione del sepolcro.

Il dogma dell’immacolata concezione della vergine Maria ci viene ricordato dal calendario l’8 dicembre.

Nel 1858, quindi quattro anni dopo la proclamazione del dogma dell’immacolata concezione  da parte di Pio IX,  la “veggente” di Lourdes, Bernadette Soubirous,  riferì che la Vergine le si era presentata con le parole "Que soy era Immaculada Councepciou" ("Io sono l'Immacolata Concezione", in lingua occitana). Tale affermazione è incredibile e risibile.

 “Tota pulchra es, Maria, et macula originalis non est in te.” (=Tutta bella sei, Maria, ed in te non c’è la macchia originale del peccato): la frase è tratta da una delle melodie mariane più popolari, ma è la rielaborazione di un versetto del “Cantico dei Cantici”.

Un altro versetto divenuto celebre nella storia dell’arte sacra è nell’”Apocalisse”, scritta dall’evangelista Giovanni:  “Nel cielo apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di 12 stelle.”

Le due suddette ed altre frasi tratte da testi religiosi contribuirono a formare l’iconografia di Maria concepita senza il peccato originale.  Ma la rappresentazione simbolica  che si affermò fu  realizzata nel ‘600  dal pittore spagnolo di corte Francisco Pacheco, censore artistico dell’Inquisizione,  suocero e maestro del pittore Diego Velàzquez.

Pacheco raffigurò l’Immacolata come un’adolescente dai lunghi capelli e per i dettagli  trasse ispirazione dal citato versetto dell’Apocalisse:

- immaginò la Vergine in una visione celestiale (“nel cielo apparve un segno grandioso”…);

- con l’abito splendente (“vestita di Sole”);

- la luna in fase calante o crescente, a forma di falce, sotto i suoi piedi (“con la luna sotto i suoi piedi”);

- “e sul suo capo una corona di 12 stelle”.

Un altro interessante dettaglio è  il cingolo o cordone che cinge ai fianchi  la tunica della Madonna.  Nei dipinti commissionati dai  frati Francescani, questi spesso pretesero la riproduzione del  cingolo  con tre nodi in uso nel francescanesimo: indicano i voti di povertà, castità ed obbedienza.

Simbologia mariana e la bandiera d'Europa

La “corona di 12 stelle” oltreché simbolo mariano ispirato dall’Apocalisse dell'evangelista Giovanni è presente anche sulla bandiera d’Europa. Infatti raffigura  dodici stelle dorate disposte in cerchio su campo blu.

Questa bandiera venne adottata dal Consiglio d’Europa  nel 1955, l’8 dicembre, giorno in cui la Chiesa cattolica celebra l’Immacolata Concezione.   

Le discussioni per la scelta iconografica dell'emblema cominciarono fin dalla fondazione del Consiglio d'Europa, istituito a Strasburgo nel maggio del 1949. Era un organismo in quel tempo   privo di poteri politici effettivi ed incaricato solo di porre le basi per la costruzione di una federazione europea.

Nel 1950 quel Consiglio bandì il concorso per  il bozzetto della bandiera della futura Europa unita.

Nel gennaio del 1955 cominciò la rassegna dei numerosi progetti presentati, al termine della quale scelse un disegno del francese Arsène Heitz. Il giovane alsaziano partecipò con un bozzetto che presenta 12 stelle su sfondo azzurro.

Lo scrittore  cattolico Vittorio Messori disse che al devoto mariano Heitz  l’idea gli venne dalla lettura dell’Apocalisse, ma di tale sua ispirazione non c’è traccia nei documenti ufficiali. 

Il 25 ottobre del 1955 l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa approvò la scelta e, come sopra detto, la bandiera fu adottata dagli Stati membri l’8 dicembre dello stesso anno. Venne esposta per la prima volta  a Parigi, dove fu issata sul pennone del castello de “La Muette” il 13 dicembre 1955.   

Trent’anni dopo, nel 1985, i capi di Stato e di governo della Comunità europea decisero, col consenso del Consiglio d’Europa, di usare la stessa bandiera come simbolo dell’unione europea, istituita con il trattato di Maastricht nel 1992. 

 
Questa è la bandiera di colore blu e di forma rettangolare  del Consiglio d’Europa e dell’ Unione europea.

Il significato di perfezione è simboleggiato dal cerchio, entro il quale ci sono le 12 stelle d’oro a 5 punte che rappresentano idealmente l’unità,  la solidarietà e l’armonia tra i popoli d’Europa. Il numero delle stelle è invariabile, non dipende dal numero degli Stati membri.

Numerose nazioni che fanno parte della “confederazione” europea  raffigurano la  comune bandiera sia sulle banconote  e le monete sia sulle patenti di guida e targhe automobilistiche.

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Re:"E il Verbo si fece carne"
« Risposta #5 il: Giugno 18, 2015, 09:52:55 »
Il messaggio evangelico si apre con l'Incarnazione e si conclude con la Pentecoste.

L'incarnazione di Dio può essere considerata una metafora presentata come verità per attribuire la perfezione del Gesù-Dio a cui si crede per fede, sia esso un Dio unico o trino. Se Dio non si è incarnato in Gesù, questo sarebbe soltanto un uomo, un predicatore itinerante e profeta. 

L'incarnazione di Dio è fondamentale per la religione cristiana. Nel vangelo di Giovanni c’è scritto: “Gli disse Tommaso: ‘Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via ?’. Gli disse Gesù: ‘Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto’. Gli disse Filippo: ‘Signore, mostraci il Padre e ci basta’. Gli rispose Gesù: ‘Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo ? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse’”. (14, 1 – 11)

Il fine del dio biblico fu quello di generare un intermediario incarnandolo in Gesù ?

Nell'annunciazione l'angelo Gabriele dice a Maria che il  nome del bambino sarà Gesù, nome che esprime ad un tempo la sua identità e la sua missione. Nella lingua ebraica Gesù significa “Dio salva”, in questo nome Dio è presente nel Figlio suo fatto uomo, che ha la missione di redimere i peccati: nessuno “può rimettere i peccati se non Dio solo”. (Mc2,7)

Il nome di Gesù è al centro della preghiera cristiana. Le orazioni liturgiche terminano con la formula:  “Per Dominum nostrum Iesum Christum... – Per il nostro Signore Gesù Cristo...”. L' Ave, Maria  culmina con le parole: “e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù”.

Gesù il Cristo. La parola “Cristo” deriva dalla traduzione greca del termine ebraico “messia” che significa “unto”. In Israele erano unti nel nome di Dio coloro che erano a lui consacrati per una missione che egli aveva loro affidato.

L'angelo annunciò ai pastori la nascita di Gesù, il Messia promesso a Israele: “Oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore che è il Cristo Signore” (Lc 2,11). Fin da principio egli è “colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo” (Gv 10,36), concepito nel grembo verginale di Maria.

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Re:"E il Verbo si fece carne"
« Risposta #6 il: Giugno 19, 2015, 10:29:06 »
Lo scrittore e teologo cristiano Paolo (o Saulo) di Tarso, noto come san Paolo riconobbe in Gesù l’incarnazione di Dio. Per avvalorare la sua certezza questo apostolo nelle sue lettere attribuì a Jesus il titolo di  Messia, Salvatore, Giudice, Redentore, Signore, Pastore, Sommo sacerdote che svolge le funzioni proprie del Dio biblico.
 
Eppure Gesù mai pensò di proclamarsi redentore, maestro, pastore, giudice, signore, messia.   
E a proposito del messia…. “Due giovani studenti della Torah corrono dal maestro: ‘Rabbì,dicono sia arrivato il Messia!’ Il vecchio apre la finestra e guarda. Poi la chiude:’Tutto come prima, nessun Messia’”.

Nei secoli c’è sempre qualcuno che ambisce al ruolo di messia, ma non  sempre queste persone dichiarano di essere il messia, spesso sono i loro seguaci che lo dicono in pubblico o in colloqui privati.

Potenziali messia e falsi messia fanno parte della storia ebraica, spiega lo storico israeliano Zwi Sadan. Evidenzia che anche nella nostra generazione niente è cambiato. Ci sono ancora oggi alcuni  israeliani e non solo che dicono di essere il messia, come il giovane Arkadi, che da vari anni al mercato ortofrutticolo Shuk HaKarmel di Tel Aviv  dichiara di essere il tanto atteso messia.
‘Voi peccate e vi allontanate da Dio !’ grida alle persone che passano.  Il giovane indossa una lunga veste come ai tempi biblici e grida: ‘Se non tornate a  Dio, l'Onnipotente e Padre mio vi punirà’. Poi impreca: ‘E voi idioti, statemi a sentire ! Invece di seguire Dio, voi servite il vitello d'oro’. Tutti i venerdì, fino all'inizio del sabato rivolge le sue prediche alle persone innervosite. Ogni tanto interviene la polizia, quando si arriva a qualche scontro tra Arkadi e gli infastiditi ascoltatori. Ma la maggior parte dei  passanti lascia stare il giovane con la lunga veste.  Arkadi non è l'unico “matto” che si crede messia. 

Nell'antichità il messia (la parola ebraica corrispondente è mashiah = unto) era un re o un leader capace di liberare gli ebrei da situazioni da persecuzioni o asservimenti. Successivamente si cominciò a pensare più che al messia ad un’epoca messianica, epoca di pace; dice il profeta Isaia:  “le genti spezzeranno le loro spade per farne vomeri, e le loro lance per farne falci; nessun popolo alzerà la spada contro l’altro, e non impareranno più l’arte della guerra”. (cap.2, 4)

Anche nel libro del profeta Michea c’è scritto:  ”…allora da Sion uscirà l’ammaestramento e da Gerusalemme la parola divina. Egli giudicherà tutti i numerosi popoli, ammaestrerà le più potenti e remote nazioni, tanto che spezzeranno le loro spade per farne delle vanghe e le loro lance per farne delle falci; nessuna nazione alzerà più la spada contro un’altra e non impareranno più l’arte della guerra. Ciascuno siederà sotto la propria vite e sotto il proprio fico, senza timore alcuno”. (cap. 4, 2-4)

Quanto sopra fa capire come i vangeli canonici dicano poco di originale perché echeggiano brani dell’Antico Testamento.
 
E Gesù, il messia, non ha portato la pace nel mondo, le guerre e le violenze sono continuate. I cristiani credono che ci dovrà essere una seconda venuta di Cristo.

La religione ebraica respinge sia la “teoria” del messia divinizzato  sia l’incarnazione del biblico Dio della Creazione.

Per l’ebraismo la frase “figlio di Dio” allude al popolo d’Israele. L’autore (o gli autori) del Libro dell’Esodo dice che Dio consigliò a Mose cosa dire al faraone: “dice il Signore: Israele è mio figlio primogenito…” (Gn 4, 22). Quindi " figlio di Dio " non è un attributo dato soltanto a Gesù, che mai disse di esserlo. Essendo ebreo sapeva il significato della frase.

L’artefice del "miracolo dell' Incarnazione divina fu l’evangelista Giovanni (o chi per esso) col noto prologo (In principio era il Verbo, / il Verbo era presso Dio /e il Verbo era Dio.) che imita il primo versetto della Genesi (“In principio Dio creò il cielo e la terra".); la Sapienza divina è presentata come artefice della Creazione  ma Giovanni implementa con un' ulteriore nuova funzione: la salvezza per l' eternità. 

Saulo di Tarso stupiva i convertiti al cristianesimo con la promessa della resurrezione, come  espressione della potenza del Dio di Israele. Però le asserzioni paoline sulla missione del Figlio di Dio non presuppongono la preesistenza di Cristo in quanto essere celeste in maniera mitologica, ma nel contesto della tradizione profetica ebraica.






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Re:"E il Verbo si fece carne"
« Risposta #7 il: Giugno 20, 2015, 14:54:17 »
La religione cristiana è la storia di un evento cominciato in Palestina con la nascita di Gesù. La sua vicenda personale termina con la sua morte. Narra l’evangelista Giovanni che Gesù morente sulla croce dopo aver ricevuto l'aceto disse: “…’Tutto è compiuto!’. E, chinato il capo, spirò”. (Gv 19, 30) “Ma fu come se dicesse: 'Tutto comincia' ” dice lo scrittore greco Nico Kazantzakis, autore del romanzo “L’ultima tentazione di Cristo”. Da allora effettivamente il cristianesimo iniziò la “marcia trionfale” che lo condusse, superando gli ostacoli delle persecuzioni e delle reazioni del paganesimo, a stabilirsi nella società e nella cultura. Questo avvenne proprio perché alla radice c'era quella figura che Nietzsche, nel suo Anticristo, considerava l'unico cristiano della storia, finito però in croce.
 
Nell’Antico Testamento ci sono testi considerati profetici che a volte alludono alla venuta del Messia. Secoli dopo la Chiesa cristiana li ha utilizzati e valorizzati presentandoli  come “preannuncio”  dell’incarnazione di Dio in Gesù. Per esempio, Cristo è erroneamente reputato il profeta annunciato nel Deuteronomio (18, 18). La gente considerava Gesù un profeta (cfr. Mt 16, 14; Mc 6, 14-16; Lc 24, 19).

Gesù Cristo, Verbo del Padre, Rivelazione di Dio agli uomini nella storia. (?)

La Chiesa afferma la regalità di Cristo e professa nel Credo che «il suo regno non avrà fine», ripetendo così ciò che l’Arcangelo Gabriele disse a Maria: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. (Lc 1, 30 -33).

Secondo la Chiesa cattolica La dignità regale di Cristo era già stata “annunciata” nell’Antico Testamento (cfr. Sal 2, 6; Is 7, 6; 11.1-9; Dn 7, 14). Cristo, però, non parlò della propria "regalità", perché fra gli israeliti del suo tempo era molto diffuso un concetto materiale e terreno del Regno messianico. Confermò la sua regalità quando a Ponzio Pilato, rispose: “Tu lo dici; io sono Re” (Gv 18, 37).

Il suo regno è spirituale, di giustizia, di amore, di verità e di pace. (?)