Autore Topic: L'assoluto e l'infinito  (Letto 2814 volte)

Doxa

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L'assoluto e l'infinito
« il: Dicembre 25, 2014, 06:25:57 »
Nell’ultimo post  del topic titolato “Amare/amore” ho scritto che per amore platonico s’intende un moto dell'animo e non di relazione, capace di muovere la conoscenza verso l'assoluto.

Ma cos’è l’assoluto ?  Etimologicamente il termine “assoluto” deriva dalla lingua latina  (ab + solutus) e significa “sciolto da”... ogni cosa, quindi incondizionato, perfetto.

In filosofia l'assoluto è  considerato una realtà,  la cui esistenza non dipende da nessun'altra realtà, ma sussiste in sé e per sé.

Il ramo della filosofia che si occupa anche dell’assoluto è la metafisica, che studia ciò che considera eterno, la questione dell’esistenza di dio, dell’immortalità dell’anima, l’origine del cosmo, ecc.. 

L'antico filosofo Aristotele immaginava l’assoluto come "atto puro", cioè Dio. Per il neoplatonico Plotino l’assoluto è l’Uno, una realtà suprema, tutto è in Lui, il creatore. 

Sulla scia della filosofia greca la teologia cristiana identificò l’assoluto con il dio della rivelazione biblica.

Per la filosofia Scolastica fu evidente  che la conoscenza filosofica dell’assoluto doveva considerarsi un atto di fede dell’esistenza di Dio, senza la pretesa di dimostrarlo.

Nel 1790 il filosofo Immanuel Kant pubblicò la “Critica del giudizio", nella quale considera l’assoluto come limite invalicabile della conoscenza. Infatti, anche se esistesse realmente l’assoluto, questo non potrebbe essere conosciuto. Però “reale” significa che è conoscibile ed ha una spiegazione razionale. Se non esistesse l’assoluto il relativo non avrebbe senso, non avrebbe alcun punto di appoggio per relativizzarsi senza contraddirsi.

Un aspetto dell’assoluto è considerato l’infinito, considerato illimitato perché contrapposto al finito, al definito.

Se l’infinito non ha limiti, allora può anche esistere uno spazio infinito, un tempo infinito/eterno. Se si osserva il cielo di giorno o in una notte stellata è difficile immaginarlo limitato. Varie teorie ipotizzano l’universo finito ma in espansione, con confini spazio/temporali che lo delimitano.
Se l’universo è in espansione significa che ebbe un inizio, perciò finirà. Secondo la teoria del "Big Bang" l'universo avrebbe avuto origine da una mega-esplosione cominciata da un punto adimensionale.

L’ipotetico universo “temporalmente finito” alla fine del suo ciclo potrebbe usare la notevole energia che ha in esso per far esplodere un nuovo big bang e ricominciare il ciclo.

L'universo potrebbe  essere  sia senza fine e senza inizio, sia inizio senza fine, sia fine senza inizio.
Comunque non si deve confondere l’universo con l’infinito.
« Ultima modifica: Dicembre 25, 2014, 06:31:36 da dottorstranamore »

Doxa

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Re:L'assoluto e l'infinito
« Risposta #1 il: Dicembre 25, 2014, 06:52:09 »
L'INFINITO    

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.

Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.

(Giacomo Leopardi)

Doxa

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Re:L'assoluto e l'infinito
« Risposta #2 il: Dicembre 26, 2014, 07:44:15 »
Infinito: dal latino Infinitus. Questa parola è composta dal prefisso negativo “in” + “finitus”; (finitus = "limitato").
 
Nelle antiche religioni pagane l’infinito veniva simboleggiato con il numero otto, che denota anche l’infinito matematico: un 8 ruotato di 90°, cioè in orizzontale, . Questo simbolo venne utilizzato per la prima volta dal matematico inglese John Wallis nel 1655 nel suo “De sectionibus conicis”: modificò il simbolo CIƆ usato a volte dagli antichi romani per indicare M ( = mille).

Nella geometria algebrica il simbolo dell’infinito  è denominato lemniscata, lemma che deriva dal vocabolo latino lemniscus, il quale nell'antica Roma indicava un nastro ornamentale per le corone.

Nella Bibbia non c’è la parola “infinito” ma si comprende  lo sforzo degli autori sacri di pensarlo come negazione di un limite, in ebraico 'en-sof senza confine”. Per esempio, nel salmo 119 il versetto 96 afferma: “Di ogni cosa perfetta ho visto il limite: il tuo decreto è esteso, senza limiti”. Per analogia: l'universo  è “grande e senza fine, eccelso e senza misura” (Bar 3,25).

Per evocare il tema dell’infinito nella Bibbia si fa ricorso ai simboli, congeniali alle culture antiche, perché alludono. La numerologia cristiana considera l'ottavo giorno il simbolo della trasfigurazione di Gesù, il Nuovo Testamento, l'eternità, la resurrezione di Cristo e quella dell'uomo.

Il filosofo Plotino nelle “Enneadi” (253 d.C.) include il  concetto di infinito negli schemi della metafisica di carattere religioso, caricandolo di connotazioni filosofico-trascendenti che ampliarono il dibattito successivo verso esiti divergenti dalla sua forma iniziale.

Nel “De docta ignorantia” il cardinale teologo e filosofo Nicola Cusano (1401 – 1464) tentò di conciliare finito e infinito, affermando che  l’individuo non può comprendere cosa sia l’assoluto.

Nel 1215 il Concilio Lateranense IV definì Dio “immensus”.  Nel 1870  il Concilio Vaticano I  collegò l’aggettivo “infinito” a Dio. La sua infinità si esplica tramite l’onnipresenza, l'onnipotenza e l'onniscienza. Egli  non ha limiti spaziali o temporali, e “riempie il cielo e la terra” (Ger 23,24). Nella professione di fede voluta dal Concilio Vaticano I si afferma che Dio è:  “Creatore e Signore del cielo e della terra, onnipotente, eterno, immenso, incomprensibile, infinito nel suo intelletto, nella sua volontà, e in ogni perfezione” .

E’ evidente il tentativo della teologia cristiana di  collegare il concetto di infinito con il concetto di “tutto”, che può essere a sua volta identificato con ciò che esiste, che è percepibile, verificabile, mentre al concetto di zero si tende ad attribuire ciò che non è, ossia il Nulla. Ma cosa permette la concettualizzazione di questi due "estremi"  ?  Infinito e nulla non hanno senso, ma la nostra esistenza è caratterizzata da un inizio e da una fine ed è proprio  la nostra finitudine che ci permette la concettualizzazione dell'infinito e del nulla. Se fossimo esseri immortali avrebbe significato il concetto di infinito o di finito ? 
« Ultima modifica: Dicembre 26, 2014, 15:35:12 da dottorstranamore »

Doxa

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Re:L'assoluto e l'infinito
« Risposta #3 il: Dicembre 30, 2014, 06:38:11 »
Il simbolo dell’infinito è  anche inciso nella pietra di alcune chiese medievali, per esempio in quella di San Vittore delle Chiuse,  nel Comune di Genga, in provincia di Ancona, e nella pieve di Corsignano, nel Comune di Pienza, in provincia di Siena. 
 
La chiesa abbaziale di San Vittore delle Chiuse è in posizione isolata nella gola dove ci sono le famose grotte di Frasassi. Il termine “delle chiuse” deriva da “de clausa” perché il sacro edificio è ubicato in un valico di passaggio nella  valle incassata tra i monti in cui scorre il fiume Sentino che confluisce nell’Esino.

Un ponte di epoca romana permette di oltrepassare il corso d’acqua e conduce verso una torretta medievale  che attraverso il fornice consente l’accesso nell’antico monastero benedettino.



La chiesa, costruita in pietra calcarea, ha la planimetria a croce greca e cinque absidi semicircolari nel perimetro.



L’interno è sobrio, non ci sono decorazioni. L’unico segno metaforico evidente  è un otto, simbolo dell’infinito vicino la porta a sinistra dell’altare.




Invece a Pienza c'è la pieve di Corsignano.



Corsignano è l’antica denominazione del paese di Pienza, dove nacque papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) che tra il 1459 ed il 1462 fece progettare la ricostruzione dell’abitato degradato dal noto architetto Bernardo Rossellino, che cercò di farne una “città ideale” del Rinascimento. Intorno alla piazza dedicata al pontefice Pio II  c’è il duomo o cattedrale dedicata all’Assunta, sulla destra l’imponente palazzo Piccolomini (residenza estiva di Pio II), il palazzo comunale, il Palazzo Borgia.

La pieve di Corsignano, dedicata ai santi Vito e Modesto, è una costruzione romanica a tre navate. In questa chiesa, con la torre campanaria di forma cilindrica, nel 1405 ricevette il battesimo il neonato che poi divenne papa Pio II. Vi fu battezzato anche il nipote, che a sua volta divenne papa nel 1503 col nome Pio III. Una lapide sopra il fonte battesimale, all'interno della chiesa, ricorda questi eventi.

Nella strombatura del portale d’ingresso ci sono due colonnette e un arco decorato, con simboli in bassorilievo.

 



Tra i nodi e gli intrecci che avvolgono gli stipiti,  c’è il simbolo dell’infinito, il numero 8, ruotato di 90 gradi, come nel simbolo dell’infinito matematico (parte alta a sinistra della foto), ma come già detto, in tale posizione fu ideato nel 1655 dal matematico inglese John Wallis, perciò è probabile che nella pieve di Corsignano tale disegno abbia solo un significato ornamentale, però il disegno è uguale a quello nella chiesa di San Vittore delle Chiuse.
« Ultima modifica: Dicembre 30, 2014, 14:24:30 da dottorstranamore »

Annabel

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Re:L'assoluto e l'infinito
« Risposta #4 il: Gennaio 17, 2015, 22:32:46 »
"È evidente il tentativo della teologia cristiana di collegare il concetto di infinito al concetto di "tutto..."
Dove l'hai letto questo... Dottò?  Prego citare autori (autorevoli) e opere. Perché mi pare una vera struzzata...

Doxa

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Re:L'assoluto e l'infinito
« Risposta #5 il: Gennaio 20, 2015, 14:59:51 »
Citazione
E’ evidente il tentativo della teologia cristiana di  collegare il concetto di infinito con il concetto di “tutto”,  che può essere a sua volta identificato con ciò che esiste, che è percepibile, verificabile, mentre al concetto di zero si tende ad attribuire ciò che non è, ossia il Nulla. Ma cosa permette la concettualizzazione di questi due "estremi"  ?  Infinito e nulla non hanno senso, ma la nostra esistenza è caratterizzata da un inizio e da una fine ed è proprio  la nostra finitudine che ci permette la concettualizzazione dell'infinito e del nulla. Se fossimo esseri immortali avrebbe significato il concetto di infinito o di finito ?

Mi spiego meglio. Il “tutto” è Dio, il principio e la fine: “Io sono l'Alfa e l'Omega” (Ap 1,8; 21,6; 22,13).La prima e l'ultima lettera dell'alfabeto greco usate nell’Apocalisse dell’apostolo Giovanni  esprimono, attraverso i due estremi, tutto ciò che in essi è contenuto.

L'onnipresenza, l'onnipotenza e l'onniscienza di Dio esaltano l’infinità di Dio, che è senza limiti spaziali o temporali.

Nella Bibbia non c’è la parola “infinito” ma in essa si coglie lo sforzo degli autori sacri di immaginare l’idea di infinito in modo simbolico.

L'infinito è la negazione di un limite, di una frontiera, in ebraico 'en-sof (=“senza confine”), oppure en-qeqez (=senza bordo, fine).