27 gennaio 2019: 27 gennaio 1945 l'esercito russo, nella sua avanzata inarrestabile in terra polacca, vittoriosa sull'esercito del Terzo Reich, si trova davanti a sè il Campo di Concentramento di Auschwitz Birkenau. Al suo interno ancora sopravvivevano circa 7.000 ebrei, abbandonati lì dai nazisti in fuga, perchè considerati malati o troppo deboli per affrontare "La lunga marcia" verso i campi di sterminio situati più a ovest della Polonia. L'apertura di quei cancelli e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono per la prima volta al mondo l'orrore del genocidio nazista. Milioni di uomini, donne e bambini perseguitati dalle" Leggi razziali" e poi strappati alla loro vita e portati nei lager, da dove in pochi sono tornati. Il 27 gennaio è stato scelto dall'Onu come "Il giorno della memoria" per commemorare le vittime del nazismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati. E’ un pezzo agghiacciante della nostra storia che non può essere dimenticata. Davanti al fuoco, ora acceso e scoppiettante, stavo riflettendo su questo passo tragico e vergognoso della nostra storia più recente. Riflettendo, mi sono reso conto che, nonostante le numerose testimonianze dei sopravvissuti ai lager o campi di concentramento, la tendenza oggi è quella di dimenticare l'orrore ed il concetto stesso di genocidio, che furono l'idea e l'obiettivo principale dell'ideologia e della politica nazista, prima, e fascista a cominciare dal 1938, con le vergognose "Leggi sulla razza", che macchiarono indelebilmente la storia del nostro Paese. Dobbiamo, pertanto, continuare a rammentare alle giovani generazioni cosa furono gli stermini di massa, in nome di una ideologia. Cosa sono stati (perchè sono realmente esistiti) i Campi di sterminio, dove vi trovarono la morte decine di milioni di essere umani, e non solo gli ebrei! Da alcuni anni a questa parte, si sta facendo strada la "Teoria del negazionismo" il cui assunto è la negazione della veridicità dell'Olocausto, ossia del genocidio degli ebrei da parte della Germania nazista. Questa teorizzazione, attraverso l'uso spregiudicato e ideologizzato di uno scetticismo storiografico portato all'estremo, nega una serie di eventi connessi al fascismo e al nazismo; secondo questa teoria, l'Olocausto stesso sarebbe un'enorme finzione, funzionale alla demonizzazione della Germania, alle politiche sotterraneamente perseguite dai circoli ebraici mondiali e alla creazione e difesa dello Stato d'Israele. Il 27 gennaio è stato scelto dall'Onu come "il giorno della memoria" per commemorare le vittime del nazismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati. E’ un pezzo agghiacciante della nostra storia che non può essere dimenticata. Mentre il fuoco nel caminetto continua a scoppiettare, riscaldandomi le gambe ed il viso, in questi giorni di freddo invernale, ripenso aiutato dalla memoria delle testimonianze, dei racconti o dei numerosi film realizzati dagli anni del dopoguerra ad oggi, o dal Libro di Primo Levi, "Se questo è un Uomo", o ancora dal "Diario di Anna Frank", tutte testimonianze di atroci sofferenze perpetrate unicamente in ragione di un credo ideologico, la cui realizzazione, a cominciare dagli anni 20 della storia europea, non fu osteggiata dalle masse o dalle classi abbienti. Anzi, la stessa Chiesa romana, per puro calcolo politico, girò il proprio sguardo altrove, anche dopo le deportazioni di massa del ghetto di Varsavia o di Roma, tanto per citare quelle più ricordate (ma certamente non furono le uniche). Dallo storico "Processo di Norimberga" , che riconobbe, condannandole, le molte colpe e le atrocità sanzionate e realizzate dalla gerarchia nazista, ad oggi il processo alla storia d'Europa e dei suoi popoli non si è ancora del tutto concluso, tenuto conto di un certo ritorno culturale e politico verso una politica ideologicamente spostata a destra, che non vede di buon occhio le attuali politiche economiche e sociali della moderna Europa dei 27 Paesi (Il Regno Unito, com'è noto ha scelto di separarsi) e, soprattutto, rifiutando l'ulteriore apertura delle frontiere ai disperati, provenienti da quei Paesi flagellati da guerre o dalla miseria. La Storia, maestra di vita, foriera di esperienza, ci ricorda, semmai ve ne fosse ancora bisogno, che le guerre sono sempre state scatenate per obbedienza ad una religione, ad una ideologia ma solo come pretesto per "allargare il sacro suolo della patria" o "lo spazio vitale necessario alla crescita della nazione", tanto per citare alcuni tra i più noti discorsi fatti in epoca nazifascista, ma le cui radici affondano alle origini dell'Impero Romano e oltre. L'umanità tenga ben conto, oggi più di ieri, quanto sia facile aderire alle soluzioni più semplicistiche per superare i problemi di un Paese, in nome della difesa dello stile di vita al quale siamo abituati, non importa se a spese di altri; ma tenendo però ben presente il pericolo che si corre, quando si chiudono occhi e orecchie verso le richieste di aiuto da parte di quei popoli ridotti allo sfinimento, per una vita che non ha più sbocchi nè speranze. L'egoismo di ieri, come quello di oggi, potrebbe condurci, più o meno consapevolmente, ad una nuova guerra tra i popoli. Ad un nuovo Olocausto dell'Umanità, se si considera la potenza distruttiva degli armamenti moderni. Nel 1945, del 27 mese di gennaio, le porte del Campo di Concentramento di Auschwitz, si aprirono definitivamente per i 7.000 prigionieri, quasi tutti ebrei, che ritrovarono la libertà; tra questi anche un italiano che, dopo un lungo e rocambolesco viaggio fatto a piedi e in treno attraverso mezza europa, alcuni anni dopo, descrisse i fatti, la storia e l'inferno che furono quei campi di concentramento. Quell'uomo era Primo Levi: "Per non dimenticare".