Autore Topic: Intimità  (Letto 1682 volte)

Doxa

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Intimità
« il: Gennaio 07, 2015, 06:33:24 »
La recente edizione italiana del libro “Sull’intimità. Lontano dal frastuono dell’amore”, scritto dal filosofo francese François Jullien mi motiva a scrivere dei post su tale volume e sui più datati libri di Willy Pasini: “Intimità. Al di là dell’amore e del sesso”, pubblicato nel 1990, e  “La riscoperta dell’intimità. Tra sesso e computer la rivincita dei sentimenti”, pubblicato nel 2009.

Prima di argomentare sui tre citati testi voglio dire alcune cose sull’intimità, che deriva da “intimo”  e questo dal latino intimus, che è il superlativo di “intra” (= dentro).

La definizione di intimo (o di intimità) è complessa, perché la parola è polisemica. Può indicare sia  la condivisione con il/la partner di “segreti” personali, pensieri, sentimenti, sia  il rapporto sessuale (= rapporto intimo), sia le parti intime del corpo.

Essere in intimità con una persona significa capacità di aprirsi all’altro/a,  svelamento del proprio mondo interiore, significa empatia, condivisione di sentimenti, emozioni, pensieri, valori.

Secondo lo psicanalista inglese Donald Winnicott le persone con difficoltà nei rapporti interpersonali sono avvolte da una “corazza” psicologica che protegge il nucleo più intimo, sede del pudore e della vergogna. Chi pensa di dover nascondere alcune parti di sé, considera rischiosa l’intimità.

Nella coppia l’intimità comprende l’affettività e la sessualità  che vengono gradualmente  conquistate nel tempo con la coinvolgente relazione, con la reciproca stima e fiducia. L'intimità condivisa permette il reciproco attaccamento e favorisce l’attività sessuale: i due corpi si denudano, si cercano,  si toccano, si abbracciano, si baciano, si uniscono. Sapere che non esiste alcuna barriera tra il proprio corpo e quello del/la partner amplifica la vicinanza emotiva, aumenta la probabilità di eccitarsi e di copulare.

Spesso presunti problemi d’incompatibilità sessuale nascondono incompatibilità emotiva, scarso dialogo nei rapporti interpersonali. E la carenza d’intimità affettiva può causare disturbi psicologici.

La comunicazione corporea contribuisce a rafforzare il vincolo affettivo, ma l’intimità di coppia trascende la sessualità, continua ad esistere anche se l’attività sessuale diventa rara o assente. Lo sanno bene le coppie longeve, unite da un rapporto di reciproca complicità.

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Re:Intimità
« Risposta #1 il: Gennaio 09, 2015, 09:07:48 »
L’essere umano, animale sociale, è  predisposto alle relazioni intime, che cominciano col rapporto madre-figlio.

Per entrare in relazioni intime è determinante avere l’identità personale solida e ben definita, sia per mantenere la propria individualità sia la propria autonomia. Ciò è importante nella relazione di coppia.

Per raggiungere l’intimità è necessaria la reciproca empatia, la comunicazione del proprio mondo interiore, ma esige la riservatezza, il rispetto, il sostegno.

A volte c’è il timore o il rifiuto della relazione intima perché c’è sfiducia negli altri, si temono ritorsioni o l’abbandono dopo aver confidato, c’è la paura di perdere la propria individualità.

Comunque nelle relazioni interpersonali ci sono vari livelli di intimità. Per esempio la sessualità è solo una delle manifestazioni dell’intimità tra i partner,  ma spesso viene confusa con essa.

Ci sono dei criteri di valutazione che consentono alle persone di sperimentare legami intimi  duraturi, e sono compresi in alcuni modelli teorici, uno di questi è il pattern “a spirale” con 6 parametri tra loro interdipendenti: formano una spirale ricorsiva, ciascuno di essi alimenta il successivo ed è dagli altri alimentato:

1. Capacità dei partner di comunicarsi reciprocamente i propri valori personali.  La comunicazione è essenziale, la confidenza e l’ascolto diventano condivisione ed esplicita disponibilità.

2. Rispettare negli altri i loro sentimenti, le preferenze, le aspettative, la loro unicità.   

3. Accettazione reciproca dei limiti personali.
 
4. Valorizzazione delle rispettive potenzialità: il/la partner favorisce la crescita personale dell'altro/a, apprezzandone i comportamenti e gli atteggiamenti positivi, aiutando per la realizzazione.

5. Fiducia nel raccontare a lui/lei la propria fragilità psicologica e forza di carattere per tollerare di essere eventualmente  feriti psicologicamente da una ritorsione del/la partner che colpisce il punto vulnerabile.   

6. Capacità di perdonare e tollerare gli sbagli dell'altro, cercando di capire le motivazioni.

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Re:Intimità
« Risposta #2 il: Gennaio 10, 2015, 11:58:38 »
La vergogna è un’emozione assimilabile al sentimento del pudore, mantiene e protegge lo spazio privato del Sé. 

La vergogna deriva da inibizioni, timidezza,  crea disagio, vulnerabilità, dipendenza. 

Il modo di dire “dove non c'è vergogna non c’è pudore”,  significa che se non esiste l'una, non può  esistere l'altro.
 
Il vocabolo “pudore” deriva dal latino “pudòrem” (verbo “pudor – oris”) che significa vergogna. Ma non si vergognano del loro corpo i piccoli bambini.  Il senso del pudore emerge in loro verso i tre anni di età,  guardando il comportamento dei genitori e di altri familiari o ascoltando i  loro consigli.

Il pudore, elemento fondamentale della personalità,  è un sentimento relazionale che induce a non manifestare agli altri ciò che riguarda la propria intimità, difendendola dalla possibile intrusione altrui. Si può considerare la coscienza vigilante a difesa della dignità dell’individuo.
 
Il pudore ha  anche un profondo valore antropologico: difende l’intimità dell’uomo o della donna per poterla rivelare nella misura adeguata, nel momento più conveniente, in modo corretto, nel contesto propizio.

Nelle relazioni interpersonali il  sentimento del pudore “esige” il rispetto dell’alterità, tutela la soggettività, la privacy, l’intimità, pone tra noi e gli altri la barriera che non deve essere superata. Il confine viene violato in modo aggressivo quando si subiscono insinuazioni o  comportamenti indiscreti, insulti a sfondo sessuale, invettive. 

Il limite del pudore varia col passare del tempo e cambia da società a società. Per conseguenza ciò che prima era considerato impudico, immorale, diventa tollerato. Infatti nella società contemporanea i mass media tendono a pubblicizzare il corpo, le emozioni ed i sentimenti, la parte “privata” di molte persone, in particolare di quelle che lavorano nello spettacolo, nel cinema, lo sport, la moda, ecc.. Tali persone non tengono conto delle “pareti” che consentono di distinguere l’interiorità dall’esteriorità, si espongono come merce in esposizione perché temono di “non esistere” se non si mettono in mostra, anche senza pudore, cioè in modo “spudorato” o impudico.
La mancanza di pudore dimostra che la propria intimità è considerata poco originale o poco rilevante, sicché niente del suo contenuto merita di essere riservato ad alcune persone ed escluso per le altre.

Nel rapporto d’amore il pudore si pone come segno di contraddizione, perché tra gli amanti c’è il desiderio di annullare le distanze, di condividere la propria intimità. Lo svelarsi all'altro significa concedersi senza "barriere", si sperimenta quell'amore che va "oltre" l'Io.

Lo psicologo statunitense di origine canadese Eric Berne (1910 – 1970) considerava  l’intimità difficile da raggiungere, perchè necessita della caduta delle barriere psicologiche ed una deliberata rinuncia alla propria difesa (essere) per cominciare ad entrare in empatia (amare).

Nei rapporti interpersonali l’intimità relazionale soddisfa il bisogno di condividere con un’altra persona i propri pensieri. Invece nella coppia l’intimità permette la coesione.

Di solito le relazioni di coppia evolvono per stadi successivi di maggiore intimità, di autorivelazione sempre più intensa, fino alla completa interdipendenza. La relazione più profonda si raggiunge quando due persone si svelano interamente.

 

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Re:Intimità
« Risposta #3 il: Gennaio 12, 2015, 08:05:41 »
Il pudore e l’intimità sono come due “ difensori” che proteggono l’individualità, instaurano una frontiera nelle relazioni interpersonali, che può essere aperta volontariamente. Infatti per esternare ad una persona i nostri intimi pensieri e sentimenti sono necessari fiducia e coraggio. Nel rapporto di coppia la progressiva fiducia nel/la partner fa cadere le proprie difese psicologiche e permette lo svelamento, senza il timore di apparire fragile, vulnerabile o di essere giudicato in modo negativo.

A volte, però, la fiducia viene delusa e rimane la frustrazione.
 
Gli psicologi Philip Shaver ed Harry Reis nel loro saggio titolato  “Intimacy as an interpersonal process” affermano che l’apertura di sé ha un ruolo molto importante nel processo di intimità ed è funzionale allo sviluppo del legame e del senso di vicinanza emotiva tra i partners di una relazione.

L’intimità, si comunica anche con il corpo: la nudità, le carezze, l’amplesso diventano coesione, piacere, tenerezza, offrono sensazioni  tattili che aumentano il desiderio sessuale e motivano al coito. Ma la “condivisione” dei corpi nel rapporto sessuale non implica necessariamente l’intimità psicologica. Molte persone accoppiate o sposate non riescono ad entrare in intimità. 

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Re:Intimità
« Risposta #4 il: Gennaio 13, 2015, 08:09:15 »
Nel primo post di questo topic ho scritto che il filosofo francese François Jullien ha pubblicato il libro “Sull’intimità. Lontano dal frastuono dell’amore”, ed ho detto che avrei elaborato dei post su questo volume, ma dopo averlo letto ho poco da dire sul suo contenuto ed è sufficiente questo messaggio.

Questo autore, come molti altri filosofi, è noiosamente prolisso, eccede inutilmente in particolari, fa digressioni in alcuni testi letterari e ciò che dice sull’intimità può essere contenuto  in una pagina e non in un libro, che ho abbandonato sul treno a beneficio di chi possa gradirlo. 
 
Jullien evidenzia che l’uso della parola intimità ci mette di fronte a due opposti significati: ciò che sta celato in un individuo ma anche un dentro che diventa fuori (extimità) tramite l’esternazione di ciò che è privato e nascosto agli altri: esempi “unione intima”, avere relazioni intime, essere in intimità con….

Extimità” come categoria fu proposta dal filosofo e psicoanalista francese Jacques Lacan (1901 – 1981), poi elaborata concettualmente dal psicoanalista Jacques-Alain Miller, allievo di Lacan. 

La condivisione fa cadere la frontiera entro cui l’intimità è racchiusa. Jullien fa l’esempio delle  nostre cosiddette  “parti intime”:  le teniamo nascoste con gli indumenti ma, volendo,  possiamo offrirle allo sguardo dell’altro/a. In tal caso si scopre che non si può essere intimi per se stessi ma soltanto attraverso un “tu”, nel dischiudersi in rapporto al/la partner o in una relazione. Attraverso l’apertura all’altro/a si constata il proprio “sacrarium intimum” mentre si spossessa.

“Sono intimo con te” significa che ti ho aperto  la mia interiorità,  che non mantengo nei tuoi confronti il mio sistema di difesa e protezione. Nell’intima relazione non mi premunisco, non sono sospettoso.

L’intimità è un livello che si raggiunge non è uno stato,  non una condizione stabile, ma si può dispiegarla, esternarla, non è bloccata nel suo solipsismo.

Il filosofo e scrittore francese Michel Eyquem de Montaigne (1533 – 1592) nei “Saggi”  si descrive con sincerità per conoscersi meglio, per valutare la propria capacità di giudizio, per svelare le sue abitudini, le sue manie. Ma Jullien afferma che non basta che un io parli di sé, si descriva, per accedere alla propria intimità. Sincerità non è intimità. Ci si può prescrivere come vuole Montaigne di dire “tutto” ciò che si considera importante ma non significa penetrare nella propria intimità. Inoltre aggiunge che ci sono persone accoppiate o sposate le quali vivono per anni l’uno accanto all’altra senza varcare la frontiera dell’intimità del/la partner come modalità di condivisione e coesione. E l’altro/a diventa familiare ma non intimo. C’è intesa, complicità, soddisfazione nell’essere insieme, ma non c’è l’apertura della propria intimità che permette di essere vicini, dalla stessa parte, e non fianco a fianco. Affiancamento/isolamento che diventa solitudini in parallelo:   “Si è responsabili della propria solitudine per il fatto di non aver saputo spingere (forzare) la porta dell’Altro, rivolgersi e aderire a lui, parlargli come a un ‘Tu’ –si è rimasti al di qua, si è rispettata la frontiera, si è temuto di esporsi o, anche, di aggredire. D’altra parte, se l’altro ci ha lasciato, se è morto, si può comunque rimanere intimi con o piuttosto verso di lui, perché tale risorsa capitalizzata non è andata perduta. Di qualunque natura sia, una separazione non distrugge l’intimità. Perché l’intimità non è di contatto (di vicinanza), ma d’interiorità, o meglio di un ‘più interno dell’interno’. Per questo non esige la presenza, può svilupparsi nell’assenza. Nell’assenza, si può restare ‘vicino’”. 
   


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Re:Intimità
« Risposta #5 il: Gennaio 14, 2015, 10:14:06 »
Le parole possono avere il potere di condurre all’idealizzazione, alla seduzione, all’intimità, anche tramite  web.   
Quando si comunica attraverso Internet e si condividono idee ed emozioni, l'ambiente virtuale può diventare  spazio d’analisi psicologica, pseudo terapia con il dialogo, può dare la possibilità di esprimere il sé, di far accedere l’altro/a nella propria intimità. Ad un amante infelice  può capitare d’”incontrare”  in un social network, in chat o forum un’altra persona con la quale “aprirsi”, condividere pensieri, confidenze. Il feeling può indurre ad instaurare un legame profondo, anche di tipo amoroso, ed invogliare  alla conoscenza reale.
 
Alcune ricerche psicosociali hanno evidenziato che le relazioni affettuose a distanza possono essere altrettanto soddisfacenti delle relazioni intrattenute da persone che si frequentano tutti i giorni.

Gli psicologi Crystal Jiang e Jeffrey T. Hancock  hanno studiato la percezione del livello di rivelazione di sé nella comunicazione virtuale. La loro ricerca ha avuto lo scopo di verificare  se l’intimità viene incrementata da una maggiore rivelazione di sé  tra le coppie che vivono un rapporto a distanza. Lo studio ha confermato l’ipotesi: la rivelazione di sé aumenta con i mezzi di comunicazione che prevedono testi scritti, non in tempo reale. Queste stesse caratteristiche riguardano, in misura minore, l’idealizzazione della rivelazione di sé del/della partner.

Le affinità, le consonanze, o comunque un coinvolgente clima amichevole di simpatia e calore, inducono nel virtuale all’apertura all’altro/a. In tal caso la partecipazione diventa dialogica e confidenziale, ma possono esserci uno o più partecipanti nella stessa comunità virtuale che commentano od entrano nello scambio con intrusioni malevole ed invidiose: fanno da sfondo e cornice “necessaria” all'avventura virtual-relazionale. Tutto è previsto e certe situazioni si ripetono. Ma se le “comparse” e i comprimari diventano  ripetitivi, allora ci si rifugia nello scambio di e-mail con la persona affine, oppure si cambia “scenografia” entrando in un'altra “piazza”. Chi fa parte per se stesso è autosufficiente ed è restio ad ogni omologazione.

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Re:Intimità
« Risposta #6 il: Gennaio 19, 2015, 07:22:21 »
Ho riletto i due libri di Willy Pasini dedicati all’intimità ed anche questi due volumi, come il testo  che ho descritto in un precedente post del filosofo Jullien, si dilungano, fanno digressioni, riportano numerose storie vissute da suoi pazienti, come in uso nella letteratura specialista americana. E’ un modo per costruire un volume  quando si ha poco da dire su un argomento che può essere spiegato in poche pagine.

Nel suo libro titolato: “Intimità”, lo psicoterapeuta  Pasini non ne descrive il concetto ma alcuni aspetti che ne sono connessi.

Considera polisemico il termine “intimità”, che per le coppie è lo “strumento” di valutazione della loro relazione. Si possono condividere i sentimenti, la corporeità, la sessualità, ma il diverso valore che gli uomini e le donne attribuiscono alla sessualità e all’intimità può condurre ad incomprensioni, fraintendimenti. Infatti rapporto intimo fra due persone non significa anche intimità sessuale.

Nel rapporto di coppia la relazione intima necessita di due processi psicologici: l’identificazione proiettiva e l’identificazione introiettiva. Nel primo caso è necessaria l’empatia, nel secondo caso è indispensabile la capacità di ascolto di ciò che dice il/la partner.
 
L’intimità impone l’abbandono della corazza, del nucleo che protegge il pudore e la vergogna. Quanto più l’intimità è condivisa, tanto più l’altro/a ha libero accesso alle nostre cose segrete. Ma la tolleranza e la solida autostima fanno considerare questo “spogliarsi” come un’opportunità e non come una minaccia. “Chi pensa di dover nascondere le parti di sé che ritiene inconfessabili, inevitabilmente vive l’intimità come un rischio personale”, dice il sessuologo Pasini, il quale aggiunge: “La sessuologia fornisce numerosi esempi delle difficoltà a raggiungere un’intimità affettiva che si incontrano quando l’intimità sessuale è ostacolata da fantasie e tendenze sessuali rimosse o male integrate”.   

Molti pensano che l’intimità equivalga alla comunione totale di due persone, ma la relazione intima non è invasiva. Intimità relazionale significa capacità di condividere con un’altra persona pensieri e fantasie, implica la conoscenza delle proprie caratteristiche e dei propri punti vulnerabili.

L’intimità in un rapporto di coppia si acquisisce quando si possono reciprocamente esprimere i propri sentimenti in maniera libera e spontanea, senza la paura di essere giudicati e censurati.

In ogni coppia esiste un coefficiente di intimità, con zone di autonomia e di compenetrazione. Le coppie che hanno poco o nulla da dirsi non sopportano l’intimità perché le obbliga a constatare l’inesistenza del loro rapporto.

Per le coppie in crisi il vero test di intimità è il bacio non il coito, dice Pasini: “Nel bacio le coppie sono obbligate a guardarsi in faccia (in senso reale e metaforico) mentre i rapporti che si intrattengono al di sotto della cintura possono rispondere a bisogni pulsionali del tutto contingenti e permanere anche quando la coppia è sciolta dal punto di vista affettivo”.

La sessualità è complessa ed è connessa con le funzioni psicologiche, biologiche e culturali. Ma è anche gioco,  tenerezza, comunicazione, scambio di piacere.

Per molte persone  la tenerezza è il motore dell’erotismo, un gesto affettuoso può indurre  alle fantasie sessuali ed al coito. 

L’immaginario erotico ha tre funzioni psicologiche, una di tipo edonistico, una compensativa ed un’altra adattativa.
Nella funzione edonistica la fantasia può contribuire a risvegliare, conservare o attivare l’eccitazione erotica; la funzione compensativa è spesso presente nella vita di coppia quando la fantasia erotica deve compensare la realtà poco eccitante; nella funzione adattativa la fantasia erotica supplisce alle carenze della realtà, permette di soddisfare in modo illusorio desideri erotici irrealizzabili.

Comunque l’intimità di coppia trascende la sessualità, può continuare ad esistere anche in sua assenza. Lo sanno bene le coppie longeve, unite da complicità.

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Re:Intimità
« Risposta #7 il: Gennaio 20, 2015, 11:47:41 »
Questa mia recensione del libro “La riscoperta dell’intimità”, scritto dal sessuologo e psicoterapeuta Willy Pasini, conclude il topic.
 
In questo volume, pubblicato nel 2009, vent’anni dopo il suo best seller “Intimità”, il noto psichiatra esamina i cambiamenti  sociali avvenuti verso l’intimità in alcuni ambiti, in particolare nei mass media, che spettacolarizzano ogni aspetto, dall’erotismo al dolore, ed il pudore sembra non avere importanza. Quel che conta è la visibilità sociale sui giornali, in tv, su Internet. La televisione dà l’illusione che l’apparire possa sostituire l’essere, che l’immagine in sé sia l’espressione dell’individuo.

Pasini fa notare che ormai a prevalere è l’extimità (che è il contrario dell’intimità), l’esibizione della propria vita privata, dei sentimenti, del corpo, che viene mostrato, scoperto, denudato da chi vuole apparire in televisione. “Non si salvano più né il pudore né l’intimità. Ora va di moda raccontare anche i particolari più segreti di sé, che riguardino  l’orientamento sessuale, una malattia, un lutto o la dipendenza da una droga. I sentimenti diventano pubblici”.

E la “La pubblicità ormai da decenni si è impadronita del corpo e delle sue nudità, e li usa per reclamizzare prodotti che apparentemente non hanno alcun collegamento con essi […]. Tutto questo non è soltanto uno spostamento dei limiti del pudore, ma è un abbandono di tali limiti.”

C’è un altro elemento rilevante, aggiunge Pasini: “Oggi è sempre più importante la bellezza esteriore, il look giusto. Tutto deve essere messo in mostra per avere valore agli occhi degli altri”, non solo il corpo ma anche i sentimenti, il coming out, amplificato dalla televisione e dai giornali di gossip, dove star e personaggi famosi vanno a raccontare i loro intimi segreti, i loro drammi privati. Altra gente diventa famosa per il solo fatto di essersi resa visibile.

“I giovani, dunque, imparano che per diventare qualcuno devono avere visibilità e, quindi, mostrarsi. Non a caso i diari oggi non vengono più chiusi con il lucchetto, o nascosti in fondo a un cassetto, ma sono resi pubblici: penso soprattutto ai blog […], ai milioni di ragazzi e ragazze che aprono la loro pagina personale su Facebook mettendo in mostra foto, video, emozioni. In tal modo i giovani negano il nucleo forte dell’intimità, che è un sentimento che possiamo definire elitario: l’intimità vera può essere condivisa solo con poche, pochissime persone, alle quali affidiamo la nostra parte più segreta”.

Anche nel web ci sono persone che si mascherano col nickname e raccontano a sconosciuti i loro problemi psicosociali o le fantasie più segrete, perché la loro identità è protetta dall’anonimato.
Scambi di confidenze ed interessi comuni possono creare coinvolgimenti emozionali e sentimentali. Le frasi, le proposizioni possono animare la fantasia, suggestionare ed arrivare all’intimità, anzi alla “cyber intimità”.

Nei rapporti interpersonali l’intimità relazionale soddisfa il bisogno di condividere con un’altra persona i propri pensieri. Invece nella coppia l’intimità permette la coesione, la capacità di aprirsi all’altro/a senza timore. Ma il disvelamento ha bisogno di tempo, fiducia, confidenza. 

Di solito le relazioni di coppia evolvono per stadi successivi di maggiore intimità, di autorivelazione sempre più intensa, fino alla completa interdipendenza. La relazione più profonda si raggiunge quando due persone si svelano interamente con intensità emotiva.
Ancòra Pasini afferma: “Nella coppia, l’intimità gioca un ruolo di primaria importanza ed è percepita come una cartina di tornasole, una specie di test-verità che permette di apprezzare il valore affettivo del legame. Perciò la ricerca dell’intimità a due costituisce un vero progetto, al di là della funzione procreativa. Possiamo dire che la coppia moderna è in linea di massima più intima, ma anche più fragile. E io vedo spesso partner che incontrano ostacoli o rimangono impigliati in un’intimità sbagliata”.   

La quotidianità con le numerose incombenze può indurre  i partner a trascurare l’intimità corporea e in modo sbrigativo preferire l’intimità sessuale, ma poi molte donne lamentano la mancanza di preliminari. Il desiderio sessuale dipende dall’erotismo, dal coniugare la tattilità corporea con l’immaginario.

L’intimità corporea (fare la doccia insieme, abbracciarsi, massaggiarsi, che tra l’altro sono degli ottimi preliminari per la conseguente attività sessuale) non è quella psicologica, che Pasini spiega con una metafora: “Proviamo a pensare  lui e lei come due noci: il guscio duro impedisce l’intimità condivisa. All’opposto, due frutti molli (per esempio due fragole) sono a rischio fusione. La buona intimità sarà invece l’incontro di due albicocche in cui il nucleo duro (il nocciolo) rimane autonomo, ma la polpa si mescola”.