Autore Topic: angeli e diavoli  (Letto 578 volte)

Doxa

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angeli e diavoli
« il: Giugno 10, 2014, 17:34:51 »
Lui. Il 90 per cento della popolazione è formato dai ligi al dovere: segue le regole, rispetta i semafori, non cerca di corrompere l'arbitro. Un altro 5 per cento sono i Diavoli, che non si curano del limite di velocità, buttano cartacce per strada, passano davanti alle file, piazzano amici e parenti e non pagano le tasse. Infine l'ultimo 5 per cento è quello dei supererogatori, o angeli, coloro che non solo si comportano come il 90 per cento dei ligi al dovere, ma cercano di riequilibrare la bilancia dopo i colpi assestati dai diavoli. Si autoriducono lo stipendio, fanno volontariato sociale, pagano i propri dipendenti più del minimo sindacale, raccolgono le cartacce buttate per terra.

Lei. I diavoli non hanno la mia simpatia. Ma sono razionali. Massimizzano i propri guadagni. Non capisco invece la razionalità degli angeli, che non ricavano nulla e anzi ci perdono.

Lui. Ti dirò di più. Se fossi un diavolo, mi fregherei le mani pensando questo: «Dato che esistono gli angeli, il mio contributo negativo alla società in fin dei conti verrà pareggiato. Posso continuare imperterrito a sporcare, tanto un angelo pulirà dopo il mio passaggio, e i costi della pulizia non saranno a carico dello Stato. Se agli angeli fa piacere così, chi sono io per impedirlo?». In effetti un diavolo intervistato dall'autore dell'articolo dice proprio questo!

Lei. Spregevole, ma razionale.

Lui. Razionale, ma spregevole. Comunque senti che cosa dichiara un angelo risentito (non tutti sono come lui). «È vero, penso che la situazione sia completamente ingiusta. E provo non poco risentimento nei confronti dei diavoli. Ma penso che sia mio dovere intervenire per riequilibrare la bilancia. Per cui intervengo comunque, anche se il mio risentimento mi motiverebbe a non farlo».

Lei. E difatti leggi la risposta del diavolo Impenitente. «Meglio ancora! Da quanto ho appena udito, l'angelo risentito interverrà comunque, anche se si considera vittima di un'ingiustizia. Ciò mi incoraggia ulteriormente a buttare un'altra cartaccia per terra! Angelo risentito, guarda un po' qui...».

Lui. Vuoi forse suggerire che dovremmo chiedere agli angeli di smetterla di intervenire perché non fanno altro che portare acqua al mulino dei diavoli?

Lei. Se dicessi così, sarei altrettanto spregevole del diavolo impenitente. No, voglio suggerire che la razionalità che vediamo nel comportamento dei diavoli non è l'unica motivazione all'azione. Non lo è perché è una forma molto limitata di razionalità, quella della massimizzazione dei propri guadagni. La razionalità è anche misura, considerazione dei rapporti tra le cose.

Lui. Forse gli Angeli ci stanno suggerendo di cercare di essere individui completi e misurati?


(di Roberto Casati e Achille Varzi, Il Sole 24 Ore, 8 – 6 – 2014)

presenza

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Re:angeli e diavoli
« Risposta #1 il: Giugno 15, 2014, 14:48:15 »
Mi era sfuggito questo dialogo interessante, caratterizzazione dei tipi umani.

nihil

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Re:angeli e diavoli
« Risposta #2 il: Giugno 15, 2014, 21:09:04 »
sarcasticamente riflettendo: gli angeli ci sono perchè ci sono i diavoli, o viceversa? gli uni non ci sarebbero se non ci fossero gli altri. In somma, è nato prima l'uovo o la gallina? :happy: :prtr:

Doxa

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Re:angeli e diavoli
« Risposta #3 il: Giugno 19, 2014, 10:04:48 »
Angeli e diavoli

A creare gli angeli fu Dio, instancabile lavoratore stacanovista.

La parola angelo deriva dal greco “angelos” e significa "messaggero".

Gli angeli sono esseri spirituali, perciò incorporei ed immortali. La Chiesa cattolica li impone come “verità di fede”, da credere per vero.

Gli angeli li puoi considerare "operai specializzati", con mansioni specifiche. Quando si ribellano al volere divino vengono trasformati in “angeli caduti”,  come accadde a Lucifero (il nome significa “portatore di luce”). Era un cherubino protettore che si era messo in testa di diventare simile a Dio e questo lo punì. Lucifero divenne “Satana” (termine ebraico che significa “l’avversario”), “principe”  dell’Inferno.   

I diavoli sono ignorati nell’Antico Testamento, invece sono menzionati nel Nuovo Testamento,   (per es. Mt. 13, 19 e 39; Gv. 8, 44; 1 Pt. 5, 8; Ap. 12, 9-10), e nei vangeli apocrifi con diverse denominazioni: maligno, diavolo, Abadon (distruttore), Beelzebub (signore delle mosche), Beliar (senza valore), Baal,  il tentatore, ecc..

Nel medioevo il diavolo divenne un personaggio essenziale ed onnipresente, personificazione del male. La sua presenza nell’iconografia cristiana trovò accoglienza dal IX secolo.
 
La Chiesa,  consapevole dell’analfabetismo della popolazione usò le immagini per fini didattici ed ideologici, per informare i credenti ma anche per educarli secondo gli intenti della religione cristiana.

L’idea della diversità è alla base della rappresentazione iconografica del “maligno”. Sia che esso venga rappresentato in forma umana che ferina, la sua corporeità presenta sempre elementi esagerati e mostruosi. Lo scopo era quello di impressionare e spaventare i peccatori con la minaccia dei tormenti infernali e le fattezze bestiali dei diavoli, contrapposte ovviamente a quelle angeliche.

Fino al IX secolo, le rappresentazioni del demonio avevano fattezze umanoidi: era un essere piccolo e deforme, un vecchio, o un essere grande e grosso con gli artigli. A volte era persino un finto angelo vestito di bianco. Tra gli attributi più frequenti c’era una capigliatura liscia e scura che, successivamente, divenne serpentina; inoltre gli occhi erano di fuoco, il naso lungo e ricurvo (quest’ultimo particolare era connesso allo stereotipo degli ebrei per demonizzarli volutamente).

Dall’ XI secolo nell'arte romanica e poi gotica il diavolo venne raffigurato come animale o mostro, con corpo di serpe o di capra oppure  di pipistrello o gatto; con la coda, le orecchie appuntite, le corna,   la barba caprina, gli artigli e le zampe posteriori da capro. Spesso il diavolo era alato, le sue ali  venivano immaginate piumate, simili a quelle dei pipistrelli.