La pendola al centro della stanza, sopra al camino, segnava il lento ma inesorabile trascorrere del tempo. Il ticchettio che accompagnava l'oscillazione del grosso e piatto medaglione dorato fissato all'estremità d'un asta e racchiuso nella scatola dell'orologio appeso sembrava svanire o amplificarsi a seconda che gli si prestasse o meno attenzione. La signora Emma era seduta su una poltrona davanti ad un basso tavolo in stile sul quale un vassoio in peltro faceva bella mostra di se. Sul pianale c'erano una teiera ed un paio di tazzine di ceramica francese, una zuccheriera in acciaio con cubetti di zucchero, un piccolo bricco col latte ed alcune fette di limone su un piattino. Di lato al vassoio c'era un barattolo coi biscotti. Emma aspettava. Anche se le cinque del pomeriggio non erano ancora passate ed anzi mancava ancora una manciata di minuti ai rintocchi che il pendolo avrebbe di lì a poco fatto echeggiare nella stanza, le sembrava una forma di scortesia che l'ospite non si fosse presentato con un lieve anticipo e temeva che il te avrebbe finito col freddarsi. Quando l'orologio infine cominciò a segnare l'ora diffondendo il suo cupo suono metallico nell'aria, ruppe ogni indugio e si versò sospirando il liquido caldo ed ambrato. Non sarebbe venuto. Erano trascorsi tre anni da quando Alberto, suo marito, era uscito di casa per fare delle compere. " Prepara il te - le aveva detto- sarò di ritorno per le cinque precise." Era stato investito ed era morto appena uscito. Dopo i funerali la mente di Emma aveva rimosso quel ricordo e la donna aveva continuato a ripetere i medesimi gesti che aveva compiuto quel tragico giorno. Alberto , che lei attendeva con immutata ansia, non sarebbe però mai più tornato per partecipare a quel rito quotidiano che assieme avevano inserito nella loro vita dopo una lunga permanenza nel Regno Unito.
( credo ora vada meglio ma sono stanco e non riesco a concentrarmi molto... se posso do un altro sguardo domani in giornata. Grazie per il suggerimento.)