Il termine « Spirito » traduce il termine ebraico ruah, che nel suo senso primario significa soffio, aria, vento. Dal profeta Isaia è chiamato “Spirito Santo” (63:11), in ebraico "ruach haQodesh".
Per la religione cristiana Lo Spirito Santo è lo spirito di Dio, che offre 7 doni e nove frutti.
I doni sono enumerati nell’undicesimo capitolo del “Libro del profeta Isaia”. Nel testo ebraico ne erano nominati solo sei, mancava la pietà,che fu aggiunta nella versione in lingua greca dell’Antico Testamento, detto “Bibbia dei Settanta”.
I sette doni sono: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timore di Dio.
Ai sette doni l’apostolo Paolo nella “Lettera ai Galati” aggiunse nove “frutti” dell’azione dello Spirito Santo: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo (5, 22).
Il misterioso Spirito Santo viene raffigurato tramite immagini e simboli desunti dalla Bibbia e dalla tradizione della Chiesa. I più usuali sono: l’acqua, il fuoco, il vento, l’unzione con l’olio, il sigillo, la nube e la luce, la mano, il dito, la colomba.
Acqua: simbolicamente indica l'azione dello Spirito Santo nel Battesimo, poiché dopo l'invocazione dello Spirito Santo essa diviene il segno sacramentale della nuova nascita in Cristo.
Fuoco: in alcune religioni il fuoco ha un posto fondamentale nel culto ed è spesso simbolo della divinità e come tale adorato. Il dio sumerico del fuoco, Gibil, era considerato portatore di luce e di purificazione; a Roma c’era una fiamma sempre accesa custodita dalle Vestali, simbolo di vita e di forza.
Nell’Antico Testamento, Dio si rivela a Mosè sotto forma di fuoco nel roveto ardente che non si consuma; nella colonna di fuoco Dio Illumina e guida il popolo ebraico nelle notti dell’esodo; durante la consegna delle Tavole della Legge a Mosè, per la presenza di Dio il Monte Sinai era tutto avvolto da fuoco; il fuoco è presente anche nelle visioni profetiche.
Nel Nuovo Testamento lo Spirito Santo è indicato sotto forma di lingue di fuoco nella Pentecoste. Inoltre, Giovanni Battista annuncia Gesù come colui che battezza in Spirito Santo e fuoco (Mt 3, 11; Lc 3, 16).
Vento: nel contesto biblico il vocabolo ebraico “ruah” è polisemico: può significare alito, respiro, soffio, vento. La terza persona della Trinità viene anche simboleggiata dal vento: durante la pentecoste ebraica sui discepoli “Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento…” (At, 2, 2).
“Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3, 8.
L'unzione con l’olio: tradizione descritta nell'Antico Testamento. Ricevevano l'unzione i re (es. re David), ma anche i sacerdoti e talvolta i profeti. Il simbolo dell'unzione con l'olio doveva esprimere la forza necessaria all'esercizio dell'autorità.
Nel suo intervento nella sinagoga di Nazaret, all'inizio della vita pubblica, Gesù cita un verso del profeta Isaia: “Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione” (Is 61, 1; Lc 4, 18). Il predetto verso di Isaia riguarda la forza di natura spirituale necessaria all'adempimento della missione datagli da Dio. Gesù dice che lui è l’eletto di Dio, il “Cristo” (= “messia” in ebraico”) che significa “unto”, l’unto del Signore.
Negli Atti degli apostoli l’apostolo Pietro accenna all'unzione ricevuta da Gesù: “Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui” (10, 38).
L’olio nella liturgia deriva principalmente dai testi del Nuovo Testamento: Gesù conferisce ai suoi discepoli il mandato di ungere con olio i malati ( Mc 6, 13).
Nell'iniziazione cristiana l’unzione è il segno sacramentale della “confermazione”, detta “crismazione”dalle Chiese ortodosse.
Sigillo: è collegato al simbolo dell'unzione, indica come l'alleanza tra Dio ed il popolo di Israele abbia carattere definitivo.
Su Gesù Cristo “Dio ha messo il suo sigillo” (Gv 6,27), e in lui il Padre segna anche noi con il suo sigillo:l'effetto indelebile dell'unzione dello Spirito Santo nei sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell'Ordine.
“In lui voi pure, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso” (Ef 1, 13).
La nube e la luce: questi due simboli sono inseparabili nelle manifestazioni dello Spirito Santo. Fin dalle teofanie dell'Antico Testamento, la nube, oscura o luminosa, rivela Dio. Nel “Libro dell’Esodo” indica la presenza di Dio nelle vicende del popolo ebraico in fuga dall’Egitto (19, 9; 24, 15 – 16; 33, 8 – 9).
Nel Nuovo testamento è scritto che lo Spirito Santo scese sulla Vergine Maria e su di lei stese la “sua ombra”, per farle concepire Gesù Cristo.
Sulla montagna della trasfigurazione lo Spirito Santo viene nella nube che avvolge Gesù, Mosè, Elia, Pietro, Giacomo e Giovanni, e « dalla nube » esce una voce che dice: “Questi è il mio Figlio, l'eletto; ascoltatelo” (Lc 9,35).
Una nube sottrae Gesù allo sguardo dei discepoli il giorno dell'ascensione.
Mano: imponendo le mani Gesù guarisce i malati e benedice i bambini. Nel suo nome, gli apostoli usarono le mani per compiere gli stessi gesti. Mediante l'imposizione delle mani gli apostoli invocavano la discesa dello Spirito Santo sui fedeli. La Chiesa ha conservato questo segno dell'effusione dello Spirito Santo nelle epiclesi sacramentali.
Dito: Dio incise con il dito le petrose Tavole della Legge (decalogo) sul Monte Sinai (Es 31, 18).
Con il dito Gesù cacciò i demoni che lo tentavano.
L'inno “Veni, Creator Spiritus” invoca lo Spirito Santo come “dexterae Dei tu digitus”: dito della mano di Dio.
Colomba: Nell'Antico Testamento la simbolica colomba è citata più volte.
“Lo Spirito di Dio come una colomba aleggiava sopra le acque”(Gn 1, 2).
Una colomba porta a Noè il rametto d'ulivo, mostrandogli così la fine del “diluvio universale” e l'inizio di una nuova era di pace tra Dio e l’umanità (Gn 8, 11)
Il profeta Osea paragona Israele ad una colomba (7, 11).
Nel Cantico dei Cantici (5,2 e 6,9) “mia colomba” è un appellativo affettuoso rivolto alla Sulamita dal pastore innamorato
Nell’iconografia cristiana è diffusa la simbolica colomba dello Spirito Santo.
Durante il battesimo di Gesù nel fiume Giordano comparve lo Spirito Santo sotto forma di colomba (Mt 3,13-17; Mc 1,9-11; Lc 3,21-22; Gv 1, 31-33).
In alcune chiese l’eucarestia viene conservata nella custodia metallica a forma di colomba appesa al di sopra dell'altare.