Autore Topic: da Carnevale a Pasqua  (Letto 17082 volte)

Doxa

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Re:da Carnevale a Pasqua
« Risposta #60 il: Aprile 23, 2014, 00:09:02 »
Pentecoste cristiana/2

“Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversus eam. Et tibi dabo claves regni coelorum,  quodcumque ligaveris super terram erit ligatum et in coelis, et quodcumque solveris super terram erit solutum et in coelis”(Mt 16, 18 – 19). Queste parole furono dette da Gesù all’apostolo Pietro quando era ancora vivo e con i suoi discepoli frequentava Cesarea di Filippo, luogo che venne distinto da altri con lo stesso toponimo aggiungendo l’appellativo del sovrano locale, il tetrarca Erode Filippo II (20  a. C. - 34, figlio di Erode “il Grande” e della sua terza moglie, Cleopatra di Gerusalemme, fratellastro di Erode Antipa e di Erode Archelao. Questa località è nel territorio siriano , a 55 km da Damasco, ed è oggi nota col toponimo “Baniyas”,  sulle pendici del monte Hermon, sulle alture del Golan,  attualmente controllate dagli israeliani. Cesarea di Filippo non va confusa con Cesarea fondata da Erode il Grande, nota anche come Cesarea Marittima,  situata in Palestina sulla costa israeliana tra Tel Aviv ed Haifa.   
 
L’evangelista Matteo ci fa sapere che “Gesù nella regione di Cesarea di Filippo, chiese ai suoi discepoli: ’La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?’. Risposero: ‘Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti’. Disse loro: ‘Voi chi dite che io sia?’.
Rispose Simon Pietro: ‘Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente’. E Gesù: ‘Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli’.
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo” (16, 13 – 20).

segue
« Ultima modifica: Aprile 23, 2014, 19:00:52 da dottorstranamore »

Doxa

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Re:da Carnevale a Pasqua
« Risposta #61 il: Aprile 24, 2014, 00:10:40 »
Pentecoste cristiana/3

La Chiesa cattolica, la Chiesa ortodossa e gran parte delle Chiese riformate riconoscono che Pietro ebbe  un ruolo  preminente tra gli apostoli, ma l'entità del suo  primato è  ancora oggetto di dispute,  che  coinvolgono anche il primato papale, riconosciuto solo dai cattolici e in misura minore dagli ortodossi.

La Chiesa ortodossa  considera il pontefice un “primus inter pares” fra i cinque patriarchi storici,  invece le Chiese protestanti non riconoscono nessun primato, né al papa né ai patriarchi delle chiese orientali, in quanto reputano che l'istituto papale non sia in accordo con le Sacre Scritture.

La Chiesa cattolica fa derivare il primato papale dal primato di Pietro, considerato dalla tradizione il primo vescovo e primo papa della comunità cristiana di Roma, ma non ci sono prove storiche del pontificato petrino.

E’ scarsa la documentazione sui primi papi nel periodo paleocristiano: essi  avevano solo il titolo di vescovo di Roma. La più antica menzione del titolo di papa è incisa su un'epigrafe marmorea rinvenuta  nelle catacombe di San Callisto, a Roma: il diacono Severo  fece scavare dai fossori un doppio cubicolo  per sé e la sua famiglia in occasione della morte della figlia di circa dieci anni, dicendosi autorizzato dal "papae sui Marcellini” che pontificò dal 295 al 304.  Nell’epigrafe c’è scritto: “Cubiculum duplex cum arcosoliis et luminare Jussu papæ sui Marcellini diaconus iste Severus fecit mansionen in pace quietam . . .” ("Il Diacono Severo fece questo doppio cubiculum, con i suoi arcosolia e luminaria per ordine del suo Papa Marcellino come quieta residenza di pace per sé e per la sua famiglia").

Il vocabolo “papa” deriva dal greco “pàppas”, questa parola è attestata dal III secolo nell’uso familiare per  indicare il "padre".

Nel periodo tardo antico per l’incarico vescovile veniva scelto un laico o un diacono, in particolare l’arcidiacono (il capo dei diaconi  con mansioni amministrative in una comunità cristiana o Chiesa locale) che di solito era anche segretario del vescovo e spesso gli succedeva nella responsabilità della diocesi.  Un esempio è Germano, vescovo di Auxerre, prima della  sua consacrazione era un comandante militare e funzionario imperiale.

Chi veniva eletto, se laico, riceveva  l'Ordine sacro di diacono, presbitero o vescovo.

La parola vescovo deriva dal latino “episcopus” e questo dal greco “episkopos”, che significa ispettore, sorvegliante, perciò a tale carica veniva scelto l’individuo capace di governare la Chiesa locale, ma le mansioni furono definite nel tempo. 

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Re:da Carnevale a Pasqua
« Risposta #62 il: Aprile 29, 2014, 17:01:38 »
Pentecoste e lo Spirito Santo

Nel testo ebraico dell’Antico Testamento non è citato lo Spirito Santo come persona divina ma come Spirito di Dio,  capace di creare anche la vita naturale cosmica: “In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”. Questi primi due versetti del libro della Genesi sono l’incipit della Bibbia e della Torah.

Genesi (in ebraico “bereshìt”, = "in principio", dall'incipit), parola che deriva dal lemma greco  “ghènesis” (= "nascita", "creazione", "origine"); in latino “genesis”:  è il primo libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana.

Il testo della Genesi che noi leggiamo fu rielaborato più volte nei secoli da ignoti rabbini dell’epoca. La redazione definitiva del libro risale al VI – V secolo a. C., ed è basata su precedenti tradizioni orali e scritte.  E’ un libro di storia religiosa con contenuto mitico, allegorico e didascalico; pur non essendo veri i particolari, sono importanti le idee fondamentali di relazione con Dio.

Nell’edizione ebraica veterotestamentaria il nome di Dio è menzionato “Jhwh”  oppure “Elohim”, ed il riferimento allo Spirito è sempre accompagnato da un genitivo di appartenenza. Oltre a “Spirito di Dio” (= ruah Elohim) nel caso della creazione, è menzionato lo “Spirito del Signore” (= ruah Jhwh) nella relazione di Dio con le cose da Lui create; solo due volte c’è “Spirito di Santità” (= ruah qodesh), e la parola “santità” è usata come sinonimo di “Dio” (Is 63, 10 – 11; Sal 51, 13).

Il termine “Spirito” deriva dal latino “spiritus”, che nell’antichità indicava il leggero "soffio" di vita, perciò  i termini espirare, spirare. Nella lingua ebraica  per il vocabolo Spirito viene usato il lemma  “ruah” (= soffio, e può indicare il respiro,  l’ aria,  il vento); nella lingua greca “pneumatos”, da cui  “pneumatologia”, la scienza dello Spirito, branca della filosofia e della teologia cattolica che studia la dottrina dello Spirito Santo.  La teologia pneumatologica cristiana ha radici in quella ebraica.

Nell’antica filosofia greca il concetto di “pneuma”  (= soffio, respiro, alito) venne scisso dal concetto di “anima – psiche”, anche se pure questo è collegato al significato di vento, soffio, respiro dell’individuo.
La separazione dei due concetti fu elaborata da Socrate e poi da Platone. Il soffio, il respiro divino e divinizzante  fu indicato col nome di  pneumatos, per designare  un "essere", una "entità",  un "soffio" separato dalla nostra dimensione e vita umana, e poi concepita, nella sua accezione dualistica, in "spirito benigno" e "spirito maligno", ad esempio come entità angeliche nel Bene, e demoniache nel Male.

L’apostolo Paolo ed i primi testi neo-testamentari distinsero le "cose del soma" (carne/corpo/uomo) dalle "cose del pneuma" (lo "Spirito"), dando quindi ulteriore sostegno a quello che diventerà il concetto filosofico occidentale dei "tre corpi": soma (corpo), psyché (mente, anima umana) e pneuma (il puro spirito). Nel periodo paleocristiano lo “Spirito di Dio”, lo “Spirito Santo”, veniva anche indicato come “Spirito di verità”, “Spirito consolatore” oppure “Paraclito” (dal greco “para-kaleo” = “invoco presso”).

Il carattere divino del pneuma  è anche nel Libro della Genesi. Jahvé (Dio) "soffiò" l'alito della vita (il "soffio sacro", in ebraico  "ruah hakodesh") nelle narici di Adamo: “Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente” (Genesi 2,7).


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Re:da Carnevale a Pasqua
« Risposta #63 il: Maggio 03, 2014, 00:16:21 »
Pentecoste e lo Spirito Santo/2

Dio è uno e “trino”,  indivisibile ed incomprensibile nella sua essenza strutturale.

Come è possibile affermare che Dio è "uno e trino"? Secondo la fede cristiana la natura divina è al di là della conoscenza scientifica, ed è incomprensibile e non conoscibile. La paradossale identità unica e trina di Dio, è un mistero della fede, un dogma che ogni  cristiano-cattolico  deve credere come vero, ma chi non crede lo considera una sciocca assurdità. 

Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo formano la cosiddetta “Trinità” ( dalla radice greca “trias”, in latino “trinitas”),  sconosciuta nell’Antico Testamento, che cita Yhwh (Dio) come Padre perché considerato creatore dell’universo.

Nel Nuovo Testamento la Trinità non è esplicità ma appare concettualmente nel vangelo di Matteo, quando Gesù dice ai discepoli: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (28, 19). 

La prima elaborazione del concetto trinitario fu di Teofilo, vescovo di Antiochia, nel 181.  In seguito Tertulliano, nel 220,  usò il termine “trinitas” per definire le tre persone.  Nel  “De pudicitia”( XXI)  espose il concetto che il Figlio è della stessa sostanza del Padre e che vi è una sola sostanza nei tre, uniti tra loro.

Dio Padre generò il  Figlio, Gesù Cristo, il quale chiama il suo Dio-Padre con la parola aramaica “Abbà” ( = "papà"; Mc 14,36; cfr. Gal 4,6; Rm 8,15). Per gli apostoli Gesù  era l’incarnazione del Dio invisibile (Col 1, 15), che “in principio [...] era presso Dio e il Verbo (logos) era Dio” (Gv 1,1).
Dal Padre e dal Figlio procede lo  Spirito Santo, considerato “increato”, perché di natura divina e non creato.

In Gesù la presenza dello Spirito Santo risale alle origini stesse del suo essere come uomo. Infatti nei racconti dell'annunciazione dell'angelo a Maria riportati nei vangeli, il concepimento di Gesù è descritto come opera dello Spirito Santo (Matteo 1,18 e Luca 1,34-35).

Negli Atti degli apostoli (2, 1 – 11) c’è la narrazione della manifestazione dello Spirito Santo. Gli apostoli insieme a Maria, la madre di Gesù, erano riuniti a Gerusalemme per festeggiare la Pentecoste ebraica, e  “Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’ improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi. (At 2,1-4)

Durante il discorso di addio Gesù promette ai suoi seguaci di non lasciarli soli  e che invierà loro lo Spirito Santo,  il paraclito  (= consolatore).  Il lemma “paraclito” deriva dal greco paracletos, un termine del linguaggio giuridico;  l'equivalente latino è l'ad-vocatus, cioè "avvocato", inteso come "difensore" o "soccorritore".

Nel Nuovo Testamento è frequente  la locuzione "Spirito Santo"  (in greco “pneuma hàghion”) oppure “Spirito di Dio, “Spirito del Padre” (Mt 10, 20), “Spirito del Signore” (con riferimento a Dio e non a Gesù Cristo, vedi  Lc 4,18; At 5,9; 8,38; 2Cor 3,17-18),  "Spirito del Figlio"  (Gal 4,6),  "Spirito di Cristo" (1Pt 1,11) "Spirito di Gesù"  (At 16,7)  "Spirito di Gesù Cristo” (Fil 1,19).
 
Contro le eresie, che rifiutavano l'uguaglianza delle tre persone in Dio e la divinità di  Gesù Cristo,  in particolare il monarchianismo e l'arianesimo, furono convocati due concili: quello di Nicea nel 325 e  quello di Costantinopoli  nel 381.
Il concilio di Nicea dichiarò Cristo “homooúsios” (in greco, 'della stessa sostanza' del Padre) per correggere l'errore della fazione omoiusiana ('di sostanza simile').

Il concilio di Costantinopoli confermò il credo niceno ed introdusse la consustanzialità dello Spirito Santo con il Padre e il Figlio mediante l’espressione: ”Credo in Spiritum Sanctum qui ex Patre per Filium procedit “(Credo nello Spirito Santo, che procede dal Padre attraverso il Figlio).

La Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse differiscono nell'interpretare il dinamismo trinitario: per gli ortodossi lo Spirito Santo procede solamente dal Padre, mentre per la Chiesa cattolica procede dal Padre e dal Figlio.
Al III concilio di Toledo, nel 589, la Chiesa occidentale aggiunse al  cosiddetto simbolo niceno l'espressione Filioque: parola in lingua latina che significa “e dal Figlio”: “Credo in Spiritum Sanctum qui ex Patre Filioque procedit” (“Credo nello Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio”).

La fede in un Dio uno e trino è fondamentale nella fede cristiana, ed il  il battesimo in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo sancisce l'ingresso nella comunità dei credenti.

Per la formulazione del dogma della Trinità la Chiesa dovette sviluppare una terminologia propria ricorrendo a nozioni di origine filosofica: "sostanza", "persona" , "ipostasi", "relazione", ecc.. La Chiesa adopera il termine "sostanza" (reso talvolta anche con "essenza" o "natura" ) per designare l'Essere divino nella sua unità; i vocaboli "persona" o "ipostasi"   per designare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo nella loro reale distinzione reciproca;  la parola "relazione" per  indicare la distinzione tra le  tre Persone divine.

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Re:da Carnevale a Pasqua
« Risposta #64 il: Maggio 05, 2014, 11:49:38 »
Il termine « Spirito » traduce il termine ebraico ruah, che nel suo senso primario significa soffio, aria, vento. Dal profeta Isaia è chiamato “Spirito Santo” (63:11), in ebraico "ruach haQodesh".

Per la religione cristiana Lo Spirito Santo è lo spirito di Dio, che offre 7 doni e nove frutti.

I doni sono enumerati nell’undicesimo capitolo del “Libro del profeta Isaia”. Nel testo ebraico ne erano nominati solo sei, mancava la pietà,che fu aggiunta nella versione in lingua greca dell’Antico Testamento, detto “Bibbia dei Settanta”.

I sette doni sono: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timore di Dio.

 Ai sette doni l’apostolo Paolo nella “Lettera ai Galati”  aggiunse nove “frutti” dell’azione dello Spirito Santo: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo (5, 22). 
 
Il misterioso Spirito Santo viene raffigurato tramite immagini e simboli desunti dalla Bibbia e dalla tradizione della Chiesa. I più usuali sono: l’acqua, il fuoco,  il vento, l’unzione con l’olio, il sigillo,  la nube e la luce, la mano, il dito, la colomba.
 
Acqua: simbolicamente indica l'azione dello Spirito Santo nel Battesimo, poiché dopo l'invocazione dello Spirito Santo essa diviene il segno sacramentale  della nuova nascita in Cristo.

Fuoco:  in alcune religioni il fuoco ha un posto fondamentale nel culto ed è spesso simbolo della divinità e come tale adorato. Il dio sumerico del fuoco, Gibil, era considerato portatore di luce e di purificazione; a Roma c’era una fiamma sempre accesa custodita dalle Vestali, simbolo di vita e di forza.

Nell’Antico Testamento, Dio si rivela a Mosè sotto forma di fuoco nel roveto ardente che non si consuma; nella colonna di fuoco Dio Illumina e guida il popolo ebraico nelle notti dell’esodo; durante la consegna delle Tavole della Legge a Mosè, per la presenza di Dio il Monte Sinai era tutto avvolto da fuoco;  il fuoco è presente anche nelle visioni profetiche.

Nel Nuovo Testamento lo Spirito Santo è indicato sotto forma di lingue di fuoco nella Pentecoste. Inoltre, Giovanni Battista annuncia Gesù come colui che battezza in Spirito Santo e fuoco (Mt 3, 11; Lc 3, 16).

Vento: nel contesto biblico  il vocabolo ebraico “ruah” è polisemico: può significare alito, respiro, soffio, vento.  La terza persona della Trinità viene anche simboleggiata dal vento: durante la pentecoste ebraica sui discepoli “Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento…” (At, 2, 2). 

“Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3, 8.

L'unzione con l’olio:  tradizione  descritta nell'Antico Testamento. Ricevevano l'unzione  i re (es. re David),  ma anche i sacerdoti e talvolta i profeti. Il simbolo dell'unzione con l'olio doveva esprimere la forza necessaria all'esercizio dell'autorità.

Nel suo intervento nella sinagoga di Nazaret, all'inizio della vita pubblica, Gesù cita un verso del profeta Isaia: “Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione” (Is 61, 1; Lc 4, 18). Il predetto verso  di Isaia riguarda la forza di natura spirituale necessaria all'adempimento della missione datagli da Dio. Gesù dice che  lui è l’eletto di Dio,  il “Cristo”   (= “messia” in ebraico”)  che significa “unto”, l’unto del Signore.

Negli Atti degli apostoli l’apostolo Pietro accenna  all'unzione ricevuta da Gesù: “Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui” (10, 38).

L’olio nella liturgia deriva principalmente dai testi del Nuovo Testamento: Gesù conferisce ai suoi discepoli il mandato di ungere con olio i malati ( Mc 6, 13).

Nell'iniziazione cristiana l’unzione  è il segno sacramentale della “confermazione”,  detta “crismazione”dalle Chiese ortodosse.

Sigillo: è collegato al simbolo dell'unzione, indica come l'alleanza tra Dio ed il popolo di Israele abbia carattere definitivo.

Su Gesù Cristo “Dio ha messo il suo sigillo” (Gv 6,27), e in lui il Padre segna anche noi con il suo sigillo:l'effetto indelebile dell'unzione dello Spirito Santo nei sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell'Ordine.

“In lui voi pure, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso” (Ef 1, 13).

La nube e la luce:  questi due simboli sono inseparabili nelle manifestazioni dello Spirito Santo. Fin dalle teofanie dell'Antico Testamento, la nube, oscura o luminosa, rivela Dio.  Nel “Libro dell’Esodo” indica la presenza di Dio nelle vicende del popolo ebraico in fuga dall’Egitto (19, 9; 24, 15 – 16; 33, 8 – 9).

Nel Nuovo testamento è scritto che lo Spirito Santo scese sulla Vergine Maria e su di lei stese la  “sua ombra”, per farle concepire Gesù Cristo.
Sulla montagna della trasfigurazione lo Spirito Santo  viene nella nube che avvolge Gesù, Mosè, Elia, Pietro, Giacomo e Giovanni, e « dalla nube » esce una voce che dice: “Questi è il mio Figlio, l'eletto; ascoltatelo” (Lc 9,35).
Una nube sottrae Gesù allo sguardo dei discepoli il giorno dell'ascensione.

Mano: imponendo le mani Gesù guarisce i malati e benedice i bambini. Nel suo nome, gli apostoli usarono le mani per compiere gli stessi gesti. Mediante l'imposizione delle mani gli apostoli invocavano la discesa dello Spirito Santo sui fedeli.  La Chiesa ha conservato questo segno dell'effusione  dello Spirito Santo nelle epiclesi sacramentali.

Dito: Dio incise con il dito le  petrose Tavole della Legge (decalogo) sul Monte Sinai (Es 31, 18).
Con il dito  Gesù cacciò i demoni che lo tentavano.
L'inno “Veni, Creator Spiritus” invoca lo Spirito Santo come “dexterae Dei tu digitus”: dito della mano di Dio.

Colomba: Nell'Antico Testamento la simbolica colomba è citata più volte.

“Lo Spirito di Dio come una colomba aleggiava sopra le acque”(Gn 1, 2).
Una colomba porta a Noè il rametto d'ulivo, mostrandogli così la fine del “diluvio universale” e l'inizio di una nuova era di pace tra Dio e l’umanità (Gn 8, 11)
Il profeta Osea paragona Israele ad una colomba (7, 11).
Nel Cantico dei Cantici (5,2 e 6,9) “mia colomba” è un appellativo affettuoso rivolto alla Sulamita dal pastore innamorato
Nell’iconografia cristiana è diffusa la simbolica colomba dello Spirito Santo.
Durante il battesimo di Gesù nel fiume Giordano comparve lo Spirito Santo sotto forma di colomba (Mt 3,13-17; Mc 1,9-11; Lc 3,21-22; Gv 1, 31-33).

In alcune chiese l’eucarestia  viene conservata nella custodia metallica a forma di colomba appesa al di sopra dell'altare.
« Ultima modifica: Maggio 05, 2014, 13:27:19 da dottorstranamore »

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Re:da Carnevale a Pasqua
« Risposta #65 il: Maggio 06, 2014, 11:11:13 »
Nel periodo paleocristiano l’annuncio della fede veniva proposto con diverse modalità. Un ruolo fondamentale  ebbero  gli artisti, in particolare pittori e scultori, per la rappresentazione simbolica dei cosiddetti misteri della fede, uno dei quali è il “Dio-Trinità”, che si rivela unico in tre persone. Le immagini evidenziano le molteplici elaborazioni.

Nell’alto medioevo le tre persone della Trinità venivano spesso simboleggiate in forme astratte o figure geometriche: triangolo equilatero, tre cerchi intrecciati, tre cerchi concentrici crocisegnati; lo Spirito Santo che discende sulla Vergine e sugli apostoli veniva  raffigurato come fiammelle, successivamente venne simboleggiato dalla colomba.

Nel V secolo il francese Meropius Pontius Paulinus (355 – 431), detto Paolino di Nola perché fu vescovo di questa città, scrisse in una delle sue epistole che nella basilica di san Felice, a Nola, tre figure simboliche rappresentano la Trinità:
Dio Padre è raffigurato con una mano che esce dal cielo;
il Figlio (Gesù Cristo) con un agnello,  in aderenza a quanto detto dal Battista: “Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!. Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli  e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: Ecco l’agnello di Dio! (Gv 1, 29.35-36);
lo Spirito Santo è rappresentato come una colomba, per coerenza col testo evangelico di Matteo: “Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui” (3, 16).

In Occidente,  il pontefice Gregorio I (detto papa Gregorio Magno, chiamato al soglio pontificio nel 590 e vi rimase fino alla sua morte nel 604) giudicò l’arte figurativa efficace strumento per la diffusione della fede, perché tenta di mostrare visivamente ciò che si professa con le parole, concorre all’istruzione ed alla formazione cristiana anche delle persone che non sanno leggere e scrivere e non hanno altri strumenti di conoscenza e formazione.

Nel 787 il II Concilio di Nicea ribadì che l’arte cristiana esprime con le forme ed i colori ciò che la Sacra Scrittura afferma con le parole;  illustra i misteri divini traducendo visivamente non il “mysterium fidei” in quanto tale, ma i testi che la Tradizione cristiana ha formulato per esprimerli e renderli comunicabili.

Nel XII secolo si affermò anche un'immagine della Trinità ispirata da una risposta che Gesù diede al Sommo Sacerdote durante il processo di fronte al Sinedrio: “gli rispose Gesù: ‘D'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio’” (Mt 26, 64). Il Padre viene rappresentato con alla sua destra il Figlio, seduti su uno stesso trono. Tra di essi è posta la colomba rappresentante lo Spirito Santo. Dio Padre è raffigurato come un anziano, frequentemente con un globo e/o lo scettro, e talvolta con aureola triangolare, mentre il Figlio è accompagnato dai simboli della Passione.

Dal XII al XV secolo aumentarono le tipologie di immagini trinitarie, una delle quali fu denominata “trinità eucaristica”, ne è un esempio in Piemonte  l’iconografia della ss. Trinità nel Sacro Monte di Ghiffa, su una collina boscosa con vista sul Lago Maggiore. C’è il santuario, tre cappelle dedicate a differenti soggetti biblici ed il porticato con la “Via Crucis”.   Nel suo contesto accoglie le rappresentazioni del mistero dell’unita e trinità divina. Fra le più significative ce ne sono tre: la Trinità rappresentata da tre persone uguali e distinte; la Trinità rappresentata da tre figure distinte e differenti; la raffigurazione del Padre che tiene tra le braccia la croce su cui si trova il Figlio, sovrastato dallo Spirito Santo in forma di colomba. Quest’ultima rappresentazione è in bassorilievo su una delle tre campane del santuario.

Dal periodo rinascimentale ad oggi sono tanti gli artisti famosi che hanno realizzato note opere riguardanti le persone trinitarie ma esulano dal mio tema riguardante il tempo pasquale che viene concluso dalla pentecoste e questa conclude il topic. Ringrazio Nihil e gli eventuali lettori per la pazienza avuta nel leggere quanto ho scritto sull’argomento.