E corri forte senza voler guardare in faccia la paura, quella che vuoi fuggire, quella che non ha nome. Il viso è fermo, le labbra sono serrate, nemmeno una parola, nemmeno un cenno lontano da quel senso che copre tutti, quando qualcosa non funziona.
Non guardi in giro, nemmeno ruoti gli occhi, sembra non importare la sorte del compagno. E quella mano, distante e senza affetto, porge senza guardare ciò che non le appartiene. La voglia è proprio tanta, quella di liberarti. Non è sempre gradita la sorte che ci portiamo appresso. Così sopraggiunge il saluto, senza poi troppa convinzione, e lascia l'amaro in bocca a chi si è limitato.
Strana reazione e ardita, quando per sopravvivere un altro lo si affoga con le proprie mani.