Autore Topic: Caro amore che non ho...  (Letto 1431 volte)

John_John

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Caro amore che non ho...
« il: Aprile 28, 2014, 17:12:45 »
Caro amore che non ho,
Ti scrivo senza troppi rimpianti, chè se qualcosa del passato avesse meritato il rimpianto avrei lottato per mantenerla e non l'ho fatto.
Ti scrivo senza troppe speranze, che il futuro di quelli della mia età è troppo breve rispetto al vissuto, per poter programmare qualcosa che non sia l'adesso.
Ti scrivo come ti vorrei o ti avrei voluta, conscio di cadere nella banalità che il desiderio di un uomo comporta:
Al mattino ti avrei voluta leggera come una brezza di primavera, appena profumata di lavanda, tiepida ed accogliente come il seno materno.
Il mezzodì fragrante degli odori del forno, delle spezie, frizzante come un vino bianco che placa la sete senza lasciarti ebbro.
Nel pomeriggio discreta come il the delle cinque.
La notte torrida come un vento d'Africa, piccante di peperoncino e salata da suscitare sete da placare alla tua fonte.
Forse avrei fatto lo stesso io per te, caro amore, ma non potremo mai saperlo.
Nel frattempo, in tua assenza,continuerò a vivere facendo il meglio che posso, come sempre.

Tuo John_John

nihil

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Re:Caro amore che non ho...
« Risposta #1 il: Aprile 29, 2014, 07:20:08 »
tenerissima lettera, ma in fondo il rimpianto c'è eccome, un rimpianto per un futuro alle spalle che non si è compiuto nella sua interezza.

Birik

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Re:Caro amore che non ho...
« Risposta #2 il: Maggio 01, 2014, 16:00:19 »
Forse il rimpianto negato nelle prime righe, che si avverte in sottofondo, di non aver lottato abbastanza

John_John

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Re:Caro amore che non ho...
« Risposta #3 il: Maggio 02, 2014, 11:40:27 »
Sono sostanzialmente sincero in quanto incapace di dire bugie ( quando proprio non posso dire la verità taccio). Il rimpianto, che è uno stato d'animo che nasce a posteriori per qualcosa che abbiamo lasciato, al quale abbiamo a malincuore rinunciato, di qualcosa che volevamo e che invece ci è sfuggito tra le dita NON c'è. Non c'è nulla di quello che è andato via , nel mio passato, che avrei oggi voluto. Questo non significa che  avere al fianco una compagna di vita non mi sarebbe piaciuto: se fosse accaduto sarebbe stato bello ma non ci può essere rimpianto per quello che non è stato. Tornando indietro nel tempo, come molti, eviterei tante sciocchezze e perdite inutili di tempo oppure, perché per evitarle avrei dovuto riconoscere la loro natura prima di viverle e non credo sia possibile, avrei ripetuto esattamente le stesse esperienze...Ma giustamente voi signore pensate all'incapacità dell'uomo, per sua natura imperfetto ed esecrabile, di essere sincero e di conoscere se stesso... ;D :rose: Di fronte alla saggezza femminile chino il capo umilmente ed ammetto che non ho saputo lottare abbastanza per mantenere relazioni che non mi soddisfacevano e non soddisfacevano l'altra parte in causa. :kiss:

Birik

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Re:Caro amore che non ho...
« Risposta #4 il: Maggio 02, 2014, 12:11:24 »
Meglio rimpianti che rimorsi.

Doxa

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Re:Caro amore che non ho...
« Risposta #5 il: Maggio 11, 2014, 08:34:24 »
Albert Einstein: "Diventiamo vecchi solo quando i nostri rimpianti superano i nostri sogni".

La capacità di sognare è genetica, e  si rinnova anche quando gli eventi avversi indurrebbero a  più tristi considerazioni.

All’inizio del soliloquio che apre la prima scena del terzo atto il drammaturgo Shakespeare fa dire al principe Amleto:

“Essere, o non essere, questo è il dilemma:
se sia più nobile nella mente soffrire
i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna
o prendere le armi contro un mare di affanni
e, contrastandoli, porre loro fine? Morire, dormire…
nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine
al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali
di cui è erede la carne: è una conclusione
da desiderarsi devotamente. Morire, dormire.
Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo,
perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire
dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale
deve farci esitare. È questo lo scrupolo
che dà alla sventura una vita così lunga.
Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo,
il torto dell’oppressore, la contumelia dell’uomo superbo,
gli spasimi dell’amore disprezzato, il ritardo della legge,
l’insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo
che il merito paziente riceve dagli indegni,
quando egli stesso potrebbe darsi quietanza
con un semplice stiletto? Chi porterebbe fardelli,
grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa,
se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte,
il paese inesplorato dalla cui frontiera
nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà
e ci fa sopportare i mali che abbiamo
piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?
Così la coscienza ci rende tutti codardi,
e così il colore naturale della risolutezza
è reso malsano dalla pallida cera del pensiero,
e imprese di grande altezza e momento
per questa ragione deviano dal loro corso
e perdono il nome di azione”.
« Ultima modifica: Maggio 11, 2014, 21:01:23 da dottorstranamore »