Come d'inverno quando tutto è in ombra e il freddo afferra mentre il tempo chiama per non far sentire ai sordi ch'è l'ora di svegliare, così quei due vivevano lontani dal presente, chiusi soltanto dentro a quel monolocale fatto di soli gemiti e polvere da sparo, di quella che si fa con le parole, di quella che con i pensieri esplode nella mente e manda tutto all'aria compreso il pizzico di essenza rimasto ancora sui vestiti come una macchia difficile a lavarsi.
Quei due marito e moglie, giovani sì, ma tanto vecchi dentro, di quelli che invecchiano da soli, senza un affetto accanto perché da giovani sono stati schivi, brutali, e anche aggressivi come se il mondo intero dovesse avercela col loro personale.
Marito e moglie chissà se una speranza l'avevano, volevano, sentivano. Di certo non vivevano chiusi com'erano al loro tornaconto. Quanti di questi ci sono in giro per il mondo, e dispiaceva alla vicina vederli così abbrutiti, lei la signora così minuta e chiusa, lui il signore, così bianco e senza tono. Cosa facevano di giorno, senza mai volere il sole in quel loro cuore, eppure avevano da poco avuto due gemelli, e sempre a dire che non avevano abbastanza, sempre a lamentarsi di ciò che non avevano piuttosto che del contrario.
Un giorno la vicina seppe che traslocavano, e poi li vide fermi al pianerottolo a contare spiccioli e litigare tra loro. Tutti aspettavano e nessuno si decideva, poi lui bianco e pallido sempre senza forze raccolse ciò che gli rimaneva, tutto in un solo gesto, quello di spingere lei giù per la tromba delle scale.
Così finisce la storia di chi non vuol guardare. Nessun guadagno a stare fermi a covare quel dolore che si può anche risparmiare. L'unico a guadagnare fu tutto il vicinato che sollevò se stesso dall'ultimo grido di chi non ne voleva più sapere.