Nell'era della globalizzazione e della massificazione dei prodotti e dei gusti ci ritroviamo, chi più e chi meno, a frequentare i centri commerciali, oramai presenti praticamente in ogni città italiana.
Questo è la riflessione che mi girava nella testa ieri pomeriggio, mentre insieme alla mia compagna giravo per uno dei due centri commerciali di Palermo. Sarebbe superfluo qui ricordarne il nome: tanto sono tutti "disperatamente" uguali , al punto che entrando in uno qualsiasi di queste moderne piazze del commercio, sai già da subito cosa ti devi aspettare di vedere al suo interno e quale itinerario da seguire è già stato preparato per noi avventori, da cervelli sapienti che conoscono molto bene le regole del "marketing" e via elencando.
Insomma, entrandovi come sempre dopo qualche minuto con la mente vagavo, distratto dalle luci, i colori ed il vociare delle molte persone che lì si erano date appuntamento, per soddisfare quello che è diventato un rito per i più.
Avrei potuto essere a Torino come a Siracusa, a Roma come a Milano...neanche il dialetto ne avrebbe distinto il luogo...vista la promiscuità che giornalmente tutti viviamo nei grandi centri.
Neanche le commesse fanno la differenza: anche loro sono tutte uguali e stereotipate, quasi dei moderni robot, al servizio dell'azienda, che le vuole spersonalizzate e professionali.
Quanta nostalgia provo oggi per quei piccoli negozietti di provincia (quelli del nord come quelli del sud della nostra bella penisola) dove il proprietario ti conosceva molto bene e, prima ancora che io potessi proferir parola, sapeva già cosa avrei comprato, in quel giorno della settimana e a quella data ora!!
Ma la massificazione dei prodotti, la produzione in scala e, soprattutto, la globalizzazione del commercio, se da una parte ha reso più accessibili ai consumatori i prodotti, dall'altra ha totalmente spersonalizzato lo stesso compratore, facendogli dimenticare che lui (l'acquirente) possa avere delle necessità "ad hoc" e non di massa. Quando poi non è, addirittura, vittima dei "bisogni" creati ad arte dall'industria del commercio, grazie ad una campagna pubblicitaria martellante e nefasta per i nostri cervelli, sempre più abituati a "non ragionare".
Provate a chiedervi quante cose veramente utili avete acquistato nell'ultimo anno (ad esempio) e traetene poi la conclusione!
Grazie per la pazienza per aver letto questa mia riflessione in un diario di viaggio non propriamente fisico ma mentale.
Faber, il navigante