Sul tema dei tagli credo si sia tutti d'accordo: è necessario ridurre la spesa pubblica. Fin qui tutto bene, e ci mancherebbe altro! Dobbiamo pur mandare segnali rassicuranti ai commissari dell'UE, circa la nostra risolutezza a mantenere, per l'anno corrente e per il prossimo, il rapporto defecit/Pil stabile tra il 2,6 ed il 3%. Sin qui i bei discorsi o, meglio, i proclami dell'attuale presidente del consiglio, ma anche di quello precedente che, a dire il vero, aveva fatto della stabilità un valore assoluto nella sua azione di governo. Al punto sa essere quasi immobile, nel teatro della politica nazionale. Ma questa è, speriamo, oramai la storia più recente del Bel Paese. Quindi, ora i riflettori si accendono, si fa per dire, sul Commissario Cottarelli, fortemente voluto dal presidente Letta, al quale sono state scaricate le responsabilità circa i tagli ai bilanci dei vari ministeri. Una ricerca minuziosa, fatta con la lente d'ingraddimento, al fine di razionalizzare (quante volte abbiamo sentito pronunciare questo verbo) le risorse umane, materiali e finanziarie. Il duro lavoro di ricerca (come se fosse stato lui per primo a doverlo fare) è cominciato sul finire (mi si perdoni il gioco di parole) dello scorso anno, e così l'imperterrito commissario ha cominciato a spulciare i conti (ma quali?) e a rivedere i piani di investimento, ristrutturazione e di ammodernamento programmati per gli anni finanziari di là da venire (come ad esempio la questione,oramai annosa degli aerei da caccia F35), giungendo alla conclusione che sì è possibile, tagliando qua e là, ridurre la spesa pubblica. E occorreva una commissario straordinario per scoprire ciò che tutti sapevano già? Non era già noto ai revisori dei conti, la reale situazione in cui naviga il nostro Paese? E comunque, nulla è davvero certo, sino a quando l'attuale esecutivo non licenzierà il Def, entro il mese di maggio (cioè in coincidenza delle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo). Molto bene: se non fosse che dalle nostre parti, ogni questione (dalla gestione del'immondizia, allo stato della sanità pubblica, dalla scuola al lavoro) tutto viene gestito sempre e comunque in uno stato di "emergenza". Niente o quasi può entrare a far parte della normale gestione della "res pubblica", a cura dei nostri arcipagati (ma non altrettanto capaci) pubblici amministratori. L'attuale piano di revisione della spesa pubblica, presenta alcuni nodi ancora tutti da chiarire (ma l'immarcescibile commissario straordinario ha già rimandato tutto alla promulgazioe del DEF e cioè, dopo l'approvazione del Consiglio dei Ministri) come ad esempio l'annunciata riduzione del pubblico impiego e la riduzione degli operatori delle Forze di polizia e delle Forze Armate. Benissimo, tutto bene potranno essere risparmiati molti soldini, sempre che vengano mantenuti gli attuali parametri di sicurezza (già peraltro assai criticabili) e che si trovi una soluzione per gli impiegati che si vorrebbero "defenestrare" dagli attuali uffici e poi per farne cosa? Mandarli in pensione? Bene, così si aumenta il carico sul già disastrato bilancio dell'INPS! In ogni caso, e ben che vada (ma non lo dice nessuno), a rimetterci saranno sempre i cittadini che vedranno peggiorare la qualità dei servizi resi da parte della pubblica amministrazione (peraltro già nell'occhio del mirino per le sue performance) o, ancora, e qui il tasto è ancora più dolente, per il livello di sicurezza che necessariamente diminuirà, a causa della paventata riduzione degli organici degli operatori di polizia. Al riguardo, è bene ricordare che la riduzione in argomento è già in atto da alcuni anni e ciò ha comportato l'innalzamento dell'età media degli agenti, onde per cui si notano sulle strade agenti che hanno, quando va bene, oltre 45 anni d'età, con tutto quel che ne consegue. Il piano di riduzione prevede un'ulteriore diminuzione di almeno 45.000 unità, sotratte alle tre forze di polizia nazionali e, ovviamente, con procedura a parte anche per quelle locali. Certamente, siamo tutti coscienti del fatto che una revisione organica per quanto attiene il miglior impiego di risorse (umane e non) é diventata una questione non rinviabile, posto che il denaro a disposizione è davvero lesinato. Ma quello che, a parere di molti, francamente preoccupa è il metodo con cui si studieranno le soluzioni per garantire la sicurezza in un Paese, il nostro, che davvero può rinunciare a tutto ma che di sicuro non può permettersi di abbassare la guardia di fronte alla deliquenza, organizzata e non, e al malaffare. Il governo, per finire, fa bene nel ricercare il migliore dei modi per attuare la tanto spesso annunciata riduzione dei costi (anche attraverso i tagli presso la presidenza della repubblica o del consiglio:vds. la questione delle auto "blu") mettendo in conto un "tesoretto" di ben 5 mld. di Euro. Perfetto, purchè questo sacrificio consenta al govrno, in tempi ragionevolmente brevi, il rilancio di un organico piano economico - finanziario per ridare ossigeno alle imprese (soprattutto piccole e medie) che sono l'assatura portante della nostra economia. Tutto questo, dovrà comunque muoversi in un qadro politico che veda, finalmente, al centro l'Italia e la sua economia, non più succube delle politiche in favore dei sistemi bancari europei che hanno imposto negli ultimi anni (almeno dal 2008) le politiche governative in loro soccorso.