C'è sempre un quando dietro un paravento, nasconde sì la voglia di certezza. E' un tentantivo di fare la voce grossa, per finire poi dietro alle rovine.
Sprazzi di lui si accendono nella mia mente, quante le volte che l'ho attirato a me pensando di far luce. Il buio invece mi ha colto alla sprovvista. Il quando se ne è andato, e non ha più fatto ritorno. Qualcosa è poi cambiato, non è sempre lo stesso, non è sempre quel luogo, quel tempo oltre anche l'ora. Tutto è un movimento fatto di gente strana, di ore che s'incrociano di tempi mai sempre gli stessi. Chiamo la sfera magica, la immagino brillare, serve soltanto a illudermi che è nelle mie mani. Le parlo e a lei confido, vorrei sapere quando, vorrei sapere come, nel tempo oltre quel tempo, nel luogo immaginato e vero.
Lei mi risponde muta, s'illumina soltanto, rimanda a me l'immagine di un quando sconosciuto, vorrei acchiapparlo e prenderlo, mi sfugge come anguilla, e rimane tra le mani solo un odore strano.