Provo...
C'era una volta un giovane di nome Totò, viveva in un paesino ai piedi di una montagna dal nome un po' strano Comigna, per l'esattezza. Totò amava la sua “Comigna”, spesso l'andava a trovare, infilava i suoi vecchi scarponi, caricava sulle spalle il suo vecchio zaino e via.
La madre si lamentava, “non riesci a far niente di diverso?” diceva, e Totò non la stava ad ascoltare, si rimetteva gli scarponi e “andava ad “ispirarsi”, come era solito dire a se stesso.
Un giorno mentre era in cima alla sua Comigna, gli venne un gran desiderio di pastasciutta, guardò il sole e capì ch'era l'ora, e per quanto si desse delle arie tutto il giorno di fronte a chiunque con quel suo fare da poeta, sapeva che “alla pancia non si resiste” infatti Totò era di quelli che non saltavano mai un pasto e difficilmente riusciva a resistere a “poetare” se nella pancia non aveva messo niente di solido.
Poiché era già tardi, cominciò a scendere dal versante più ripido di Comigna, ma anche il più breve e in men che non si dica, sognando la sua succulenta pastasciutta, assaporandola prima ancora di mangiarla, lei così invitante, volendo anche tentatrice con quel sugo al pomodoro che profumava d'aglio, olio buono e di cui solo e soltanto lo spaghetto sapeva ricoprirsi, insomma, per farla breve Totò sognando il piatto fumante che l'aspettava corse talmente che i piedi si incrociarono malamente e cadde rovinosamente a terra. Lazzaro, dolente e in preda al nervoso si rialzò e aiutandosi con un legno che gentilmente “Comigna” gli fece trovare sotto un albero al suo passaggio, proseguì il resto del cammino con lo stomaco che brontolava e le ginocchia che sanguinavano. Finalmente vide casa sua e l'acquolina in bocca gli fece dimenticare il suo dolore, i suoi occhi vedevano solo “lei” la pastasciutta, già pregustava il sapore, avrebbe affondato la sua forchetta sapendo che avrebbe arrotolato attorno ad essa un bel boccone e il pensarlo gli fece chiudere gli occhi sospirando, e così aprì la porta di casa, gettò via zaino e legnetto e si diresse a tavola. E... “ceci? Che ci fanno i ceci nel mio piatto, non sapevo che avresti cucinato ceci, oggi è giorno di pastasciutta”, disse alla madre quasi urlando. La madre lo guardò con noncuranza e continuò a inzuppare il suo pane nella minestra mentre Totò in quel preciso istante sentì tutta la sua delusione e mogio mogio, per la prima volta saltò il suo pasto.