Se lo disse guardando la fiamma spegnersi da sola: io non piango più, non ne ho più voglia e chiudo gli occhi, e mi addormento soltanto.
E non c'è parola che non abbia detto questo quando una voce la pronuncia alta e il tono dell'umore cambia d'improvviso. No, non sono tutte uguali come soldatini schierati per una parata! E lei quella sera si pensò così, usata e poi buttata lì nel mucchio delle sue compagne senza bisogno di una qualunque risposta. Poca attenzione o troppa all'occorrenza, e lei non era quella dell'ultima sentenza. Aveva fatto fatica a farsi ascoltare si era perfino disegnata e scritta e raccontata per raccontare il quando, e poi un perché. E le fu dato solo il silenzio in mano, presago della fine ormai imminente. E tutto è così per carità, non c'è stagione che non sia trascorsa, lo sapeva lei, lo sanno tutti che ogni carta in strada viene pestata, e un soffio di vento solleva le foglie a gruppi come fossero leggere, e invece ritornano poi senza rumore. Non c'è bisogno di così gran tempo, basta un momento che se la porta appresso e come fosse neve intatta su di una pietra nera, al fondo resta senza una candela. Lei non lo sa perché si trova là, era qualcosa forse e poi di nuovo niente, sarà questione di priorità lasciarla andare o raccoglierla per sempre come se il sempre fosse un attimo spostato ad ogni attimo. Lei era di se stessa, questo era in quella sera di freddo vicino a quella fiamma, e rimanere ferma poteva e più niente altro. Niente, come ogni lettera senza il suo compagno, come lo spazio dopo una pausa di riflessione, come una virgola perché si è detto troppo, e come un punto per segnare una fine. Lei voleva e però bastava a poco, e quel silenzio attorno ne era la prova.
Si era spesa tutta fino all'ultima goccia, perciò disse a se stessa che non avrebbe pianto. Prese la sua coperta azzurra e se la mise addosso e il sonno poi piano piano la raggiunse.
