E mentre stavo lì a lavare i piatti pensavo a come la mia vita fosse vissuta a pezzi. Chissà poi perché questi pensieri mi vengono mentre sto a faticare, forse che per non sentire la stanchezza la mente avanza in modo che il corpo arretra. E comunque ritornando al mio pensiero, sì, sono proprio pezzi che camminano paralleli, i miei momenti, e poi si sdoppiano senza continuità in un senso o nell'altro. Oggi è così, domani poi chissà anche se qualche volta mi piacerebbe scostare quel sipario e curiosare dentro a quel palco assente. Ma poi mi dico a che mi servirebbe? Di certo se fosse brutto ciò che c'è là dentro non mi verrebbe proprio di continuare i passi con le scarpe a punta, lascerei tutto e chi s'è visto, s'è visto. Se invece fosse bello potrei volere di più di questo tempo che oggi scorre lento nel suo destino sotto ogni auspicio di qualunque tipo. E così meglio che io viva a pezzi, penso sia naturale piuttosto che no in una qualsiasi serata di novembre. La vita vuole così e non voglio affrettarla, l'ho fatto già abbastanza quel percorso e anche in tutta fretta, perciò meglio i miei pezzi piuttosto che tutto per intero, di certo non avrei certezza di ciò che sarà se meglio o peggio di qua o di là.
Oggi per esempio prima di riunire quella parte di me che vive qua ci sono volute almeno due ore, e poi con più lentezza è sopraggiunto il là e siamo stati tutti in armonia anche se con il qua e il là c'è sempre qualcosa da ridire. Però sono stata ferma ad aspettare, è questo il bello dell'intera vicenda, aspettare fino a che si può, tanto non cambia nulla se mi decidessi a non farlo più. Ed è da questo punto che inizia la mia storia ed è per questo che ho pensato tanto e riflettuto. I piatti li ho sciacquati tutti, e riposto ogni pentola una dentro l'altra, ho guardato il cielo ancora grigio e qualche raggio di sole troppo debole perfino all'orizzonte. Poi mi sono seduta sul mio sgabello verde e ho meditato. Il tempo, il progetto, i passi e il mio cammino, tutto sembra bello, eppure ci sarà un momento o forse non avverrà per niente che il sognato e il desiderato insieme all'immaginato possano non corrispondere a ciò che oggi è così certo?
Ci metto anche in mezzo il fatto che da alcuni giorni la montagna qui vicina al mio campo si fa sentire con il suo boato, così la paura parte prima dalla pancia e poi fino alla guancia con movimento sincrono. E lascia andare l'involontario per metterci dentro una ragione che non sta ancora ferma a contemplare. D'altronde sarebbe un controsenso il compito che dono al mio cervello come prezioso e raro, di certo lasciarsi andare non è proprio della ragione, ed io ne so qualcosa che ho sempre inseguito e perso tutto questo per andare poi da quale parte e dove veramente? Non c'è un posto sicuro, lontano dai pensieri, meglio sarebbe staccarsi il cervello piuttosto che sperare di rimanere senza, senza quei fili attorcigliati e sparsi chissà perché generati e mai allontanati sul nascere e sostare.
E ci sarebbe anche, e non certo ultimo da menzionare, il piacere di vivere ora un pezzo e poi l'altro anche se separatatmente, si fa più fatica certo, ma in fondo in fondo è tutto di guadagnato. Così è che stamattina mi sono svegliata nel tuo letto amore, e poi dopo una breve colazione sono ritornata alla mia casa senza sapere cosa cominciare a fare.