Autore Topic: Un dialogo  (Letto 396 volte)

presenza

  • Visitatore
Un dialogo
« il: Ottobre 27, 2013, 18:08:32 »
Ogni giorno per tanti anni ho fatto sempre le stesse cose, la mattina mi svegliavo, preparavo per me  la colazione e poi andavo a lavorare, mangiavo e alla sera mi mettevo davanti alla televisione per poi addormentarmi e risvegliarmi l'indomani con davanti a me le stesse cose. Quando non è andata più così? Quand'è che mi sono reso conto di non essere mai andato oltre? Quand'è che ho capito che tutto mi mettevo addosso come i vestiti per poi toglierli la sera e ripiegarli sulla stessa sedia per indossarli di nuovo l'indomani?
L'ho capito solo quando non li ho trovati più e la terra sotto i piedi ha franato. Quelle mi sembravano certezze, quelle erano le mie certezze, le poche inutili cose che facevo mi davano certezza, dell'esistenza, la mia, senza troppo affannarmi, senza dover pensare ogni volta come e cosa fare. Sto seduto adesso in questa stanza che nemmeno conosco, su una sedia anonima a parlare con te che sei qui per ascoltarmi. E lo fai senza chiedermi nulla in cambio. Perché lo fai allora? Me lo dicevano che c'è un momento nella vita di un uomo in cui nulla è più come prima, qualcosa succede sempre, e infatti è successo. E non è una tragedia, sarebbe stato facile pensarlo un cambiamento dopo un fatto estremo, no, non è per questo, è solo che sono diventato consapevole. No, sapevo che stavi per dirmelo ed io ti rispondo in tempo, prima che tu mi faccia la domanda. No ti dico, prima non lo ero, consapevole intendo. Prima ero semplicemente io un po' così, con la vita tra le mani e sapere di fare ciò che mi veniva meglio in quel momento, senza mai osare, senza mai qualcosa oltre ciò che seminavo. Non dico che bisogna essere grandiosi per accorgersi della mediocrità, ma essere consapevoli è questa la grandiosità. E non dirmi che lo siamo tutti un po' qualche volta, non lo siamo perché semplicemente ci fa comodo stare dentro al nostro tutto fatto di piccole certezze e solo per bisogno, quando invece sarebbe molto meglio essere consapevoli di tutto il nostro niente.
Ed ecco che mi ritrovo qui insieme a te oggi come fosse la prima volta, come se non ti conoscessi affatto, come se tutto il tempo trascorso insieme fino ad ora non ci fosse stato e ho solo le tue cose che mi parlano di te perché di te non è rimasto altro.
Mi hanno detto di riconoscerle soltanto, e così faccio, e mi sembra così strano che per parlare di te e con te lo faccia attraverso un orologio, un anello e quella borsa senza più il suo fondo. Non siamo niente e di questo solo adesso me ne rendo conto, perciò dico che sono consapevole adesso, adesso che non ho più niente, perché vedi, io prima ci credevo veramente, sì, credevo di avere ed essere solo perché alla mattina mi svegliavo, e poi mi lavavo e andavo a lavorare e poi l'indomani tutto daccapo, adesso no, adesso so che nemmeno allora quello che avevo era niente, è niente quello che abbiamo, è solo un involucro dentro al quale non guardiamo. Ora non ho più quel contenitore tra le mani, nemmeno quello al quale aggrapparmi, ho solo me e questo momento ed è da qui che adesso io riparto. Un'opportunità per andare oltre quel seminato e senza di te che mi tenevi per mano. Non ho rabbia perché non ci sei più, nemmeno rimpianto perché non me ne sono accorto prima, solo una grande gioia con molto dolore a fianco, perché nella mia vita sei comparsa solo per arrivare a darmi tanto, e poi lasciarmi andare con le mie sole gambe.
Non porterò di te gli oggetti che ho davanti, ho tutta te spalmata addosso a me e questo basta, adesso uscirò sicuro da quella porta e da questa stanza senza voltarmi affatto e con la vita davanti, certo solo dei passi che farò per andare oltre ciò che non ho fatto mai prima.