Lui immaginava che ci sarebbero stati gnomi, folletti, o magari qualche mago alla maniera di Merlino che sarebbe riuscito a trasformarsi diventando piccolo o grande, una mosca o una farfalla, un pesce o qualcos'altro. Invece gli dissero di sedersi insieme ai suoi compagni lì su quella coperta fatta di colori, in mezzo ai cuscini e ai pupazzi fatti di peluche e tutt'insieme formarono un bel cerchio. E cominciò il racconto.
C'era una volta un bimbo e sua sorella, un papà e una mamma tanto bella. Vivevano insieme come tanti, come tutti allegri di qualcosa, o tristi per qualcuno. Scorrevano le ore, i giorni e anche gli anni, e ad un certo punto non come i primi giorni. “Perché tu papà non dormi più con mamma? Perché tu mamma non dormi più con papà?” Queste erano le domande che quel bimbo si poneva, guardava i visi amati eppure non vedeva liti, grida o sofferenza. Solo una grande freddezza, forse che lui per prima aveva insieme alla sorella esasperato gli animi fino a quella resa?
Passarono dei giorni, e niente uguale al niente, e poi una certa sera, di quella con le stelle papà e mamma a lume di candela, cominciarono a raccontare la storia della sfera. Quella che aiuta tutti a rimanere insieme anche se spezzata in tante piccole parti.
Finito quel racconto, tutti i compagni muti, solo lui, Giorgio comprese che una grande e luminosa l'avevano anche loro prima, ma poi spolverando la mamma aveva rotto. Cadendo si era fatta in piccoli pezzetti, e nel ricomporla papà e mamma ne avevano cambiato la forma.
Così disse ad alta voce: “questo è successo anche nella mia famiglia, pensavo d'esser solo e invece son contento di non essere diverso. Ora anche la nostra sfera, quella di me e mia sorella ha una nuova forma, più grande e un po' diversa. La luce è sempre una, quella di tanto amore e spazio più di prima perché ci contiene in tanti.
