In questo adesso
Non voglio nessuno al mio letto di morte, non visi piangenti, né angosce del fare. Sono stati abbastanza gli anni vissuti, e tutti alternati dal bello e dal brutto, in equilibrio tra quel dire e quel fare che nulla scompone finché il giorno risorge. Ma no nella morte, io sola voglio restare, nessuno al mio fianco a soffrire il tramonto. Il silenzio regni sovrano, inondi di pace un percorso ormai stanco. Non sono più io, lì sul letto di morte, ormai solo corpo, alterato dal morbo senza un colore. Voglio lasciare le membra mondane come l'indiano, quando solo raggiunge, il giaciglio finale. Nessuna straziante visione a chi resta, solo consapevolezza della mia partenza, felice d'avere vissuto i miei giorni, e poi finalmente di vederli finire.
Lascio tutto il niente raccolto durante la vita, fatto di poche e impalpabili cose, un nome, una casa, un essere che non mi appartiene, per questo è di tutti come io di me stessa.
Lascio le lettere a comporre parole, infinite combinazioni di ciò che non siamo.
Lascio il mondo che mi ha ospitato e le persone che ho conosciuto in un'ora, in un giorno e nel tempo.
Lascio i figli ai quali ho donato la vita, grata alla vita per averli donati a me.
E poi chiudo le porte, per dare tempo al mio tempo di vedere ancora e per l'ultima volta il mio senso.
A chi resta