Ogni scrittore si ferma al suo momento, al secolo, alla storia, agli anni e a qualche evento. Così nel nostro tempo: linguaggio della strada, gergale e sbrigativo. Riflette senza dubbio il tempo che si sta vivendo, gli animi e le persone, espressioni e tanto dire, specchio di un comportamento che è privo anche di quello. Forse non conta adesso quanto è se è piacevole scorrere questo nostro tempo così descritto e povero, e tuttavia mi chiedo quanto e se è bello tutto ciò che è oggi di fronte a ciò che è stato. E' vero ciò che è vero, e paragoni mai, non siamo “in quel tempo”, ma solo e soltanto in questo. Eppure anche se in questo, perché leggere così il fondo, quando allo stesso fondo possiamo dare un'espressione e non soltanto quella?